(Dopo la pacata considerazione di don Gianni Croci è arrivata la risposta altrettanta tranquilla del Gruppo Sicurezza e Decoro del Quartiere Ponterotto che chiede di poter incontrare il parroco per capire se c’è spazio per risolvere il problema. Sicuramente però Guido Speca, il firmatario della lettera, sbaglia quando dice che gli abitanti del quartiere “vogliono colpevolizzare i più fragili o fare distinzioni etniche o sociali”. Nessuno lo pensa, tantomeno don Gianni, per cui serve un… trattato di pace, mettendosi intorno ad un tavolo, come Speca e gli altri chiedono. Il direttore).

Di seguito la comunicazione da parte dei residenti:

Buonasera,

sono Guido Speca, portavoce del Gruppo Sicurezza e Decoro del quartiere Ponterotto, composto da residenti della zona di Ponte Rotto. In seguito alla pubblicazione dell’articolo a firma di don Gianni Croci, desideriamo esprimere alcune considerazioni in merito.

Abbiamo letto con attenzione la toccante storia legata alla persona fotografata su una panchina della nostra piazza. È doveroso chiarire che tutte le informazioni relative a quella persona ci sono giunte esclusivamente tramite il suo articolo. Nella foto in questione, come è evidente, non sono visibili volti né identità riconoscibili, e non vi è alcuna intenzione di giudicare o stigmatizzare persone in difficoltà. Le immagini vengono scattate dai residenti per documentare una situazione di degrado e incuria che da anni interessa Piazza della Libertà.

Come gruppo, ci sentiamo coinvolti direttamente perché viviamo ogni giorno questa realtà. Negli ultimi mesi, e in realtà da molto più tempo, collaboriamo con la Caritas, con l’amministrazione comunale e con altri residenti per trovare soluzioni concrete. La situazione è purtroppo peggiorata nel tempo, e proprio per questo ci siamo attivati con spirito costruttivo.

Con rammarico, notiamo che, nonostante i ripetuti inviti, lei, don Gianni, non ha mai partecipato ai tavoli di confronto organizzati nel quartiere, mentre le sue dichiarazioni sui giornali finiscono per generalizzare e mettere sotto accusa chi, come noi, cerca soltanto di migliorare le condizioni di vita nel quartiere.

Il nostro intento non è mai stato quello di colpevolizzare i più fragili, né di fare distinzioni etniche o sociali. Chiediamo solo che venga riconosciuto il nostro impegno, spesso silenzioso, ma continuo e concreto. L’articolo in questione rischia di alimentare un clima di contrapposizione e incomprensione che non giova a nessuno.

Vorremmo invece aprire un canale di dialogo diretto, franco e rispettoso. Non chiediamo sconti, ma nemmeno di essere ogni volta messi all’indice come insensibili o pregiudizievoli. Sarebbe auspicabile che, in futuro, se vorrà rivolgersi alla comunità del quartiere Ponterotto, lo faccia guardandoci negli occhi e confrontandosi con chi vive ogni giorno questa complessa realtà.

Ribadiamo con fermezza la nostra distanza da qualsiasi forma di giudizio nei confronti delle persone bisognose e respingiamo con decisione ogni interpretazione che possa associare il nostro impegno alla discriminazione. Il nostro dialogo con l’assessore Sanguigni e con altri rappresentanti istituzionali ne è la dimostrazione concreta.

Con rispetto,

Gruppo Sicurezza e Decoro – Quartiere Ponterotto