
CIVITANOVA MARCHE – Si chiama “Con le ali che ci hai donato ti portiamo al Ghisallo” l’ambizioso ed encomiabile progetto di Laura Carota, ciclista per passione, passione che condivideva con il suo compagno, Andrea Micucci, scomparso prematuramente per un incidente sul lavoro e i cui organi sono stati donati, e consigliera del gruppo AIDO Civitanova-Montecosaro. Un’impresa impegnativa e faticosa, ma che ha il nobile scopo di sensibilizzare alla cultura della donazione degli organi: Laura Carota percorrerà, infatti, oltre 560 chilometri in bicicletta in quattro tappe, partendo da Civitanova Marche il 16 giugno e raggiungendo il 19 giugno il Santuario del Ghisallo, in Lombardia, luogo sacro ai ciclisti, dove consegnerà la maglietta dell’AIDO, simbolo della sua opera di sensibilizzazione e del valore del dono che essa rappresenta.
“Come e quando è nato questo importante progetto?”
L.C. “L’idea di questo viaggio da Civitanova al Ghisallo parte da lontano, da quando il mio compagno Andrea era ancora con me. Noi eravamo una coppia di ciclisti e, soprattutto negli ultimi tempi, privilegiavamo il ciclo turismo: ci dava grandi soddisfazioni perché visitare i luoghi in bicicletta ti fa stare a contatto con il territorio e ti permette di ammirare le sue bellezze; ci piaceva fare lunghi viaggi in bicicletta alla scoperta di nuovi luoghi e panorami e uno dei nostri sogni era proprio quello di fare il percorso da Civitanova al Ghisallo. Quando lui se ne è andato, questo desiderio mi è rimasto in testa, anche se avevo delle difficoltà logistiche e le idee un po’ confuse. Poi, però, mi sono convinta a intraprenderlo e ne ho parlato con gli altri membri del gruppo AIDO di Civitanova, di cui faccio parte come consigliera, e l’idea ha preso la forma di un progetto, perché ha trovato subito entusiasmo all’interno del gruppo, così ci siamo messi immediatamente al lavoro, trasformando questo mio desiderio in un vero progetto, che si sta finalmente per realizzare”.
“Puoi spiegarci esattamente come si svolgerà e articolerà questo percorso di quasi 600 km?”
L.C. “Il percorso è stato studiato e rivisto più volte da mio figlio, che è un ciclista professionista. Abbiamo programmato un percorso in quattro tappe, che prevede il passaggio in mezzo a delle città, in cui ci sono anche sedi di associazioni i cui rappresentanti magari potrebbero avere il piacere di incontrarci e scattare delle foto, mostrarci la loro solidarietà. Tutte e quattro le tappe sono abbastanza lunghe dal punto di vista del numero dei chilometri perché ritengo che il messaggio che voglio lanciare possa avere un’impronta più forte se dietro c’è anche un sacrificio, una certa preparazione e un certo impegno”.
“Chi ti accompagnerà e sosterrà?”
L.C. “Ho trovato subito il sostegno degli altri componenti del gruppo AIDO, in particolare della segretaria del gruppo e del marito, che hanno deciso di scortarmi con un’auto, dopo di che abbiamo iniziato a preparare dei gadgets da lasciare alle persone lungo il percorso, da qui la necessità di un’auto per portare tutte queste cose: maglie ciclistiche, t-shirts, gagliardetti per poter lasciare segni concreti del nostro passaggio a tutti coloro che hanno scelto di accoglierci e sostenerci”
“Quando sei diventata consigliera dell’AIDO e perché, secondo te, è importante sensibilizzare la gente alla cultura della donazione degli organi?”
L.C. “Ho cominciato a collaborare con l’AIDO subito dopo che il mio compagno Andrea ha perso la vita, nel giugno 2023, che era anche il 50^ anniversario della fondazione dell’AIDO. Facendo parte di alcuni gruppi di ciclisti on line, sono venuta a sapere che un ragazzo siciliano, Michail Speciale, avrebbe viaggiato in bicicletta, per promuovere la cultura del dono, da Bergamo a Partinico, la sua città di residenza, e in una delle sue tappe si sarebbe fermato a Civitanova. Insieme ad alcuni amici ciclisti, quindi, gli abbiamo preparato una splendida accoglienza: abbiamo organizzato un corteo, abbiamo fatto dei filmati, abbiamo intitolato una panchina al donatore e da questo incontro è nata anche una grande amicizia, oltre al fatto che tutto questo mi ha aiutata ad affrontare il dolore da cui ero devastata, tenendomi impegnata e dandomi un po’ di sollievo. Non so nemmeno io come ho trovato la forza di organizzare tutto questo e di parlare anche davanti a tanta gente, nonostante la mia sofferenza. Da qui, per caso, per prepotenza, sfondando una porta, ho incominciato a collaborare con l’AIDO e poco tempo dopo i membri dell’associazione mi hanno chiamata a farne parte, visto che ci sarebbe stato il rinnovo del direttivo e anche perché Andrea aveva donato gli organi. Ritengo che la cultura della donazione degli organi debba essere diffusa e fatta conoscere e che la gente debba essere informata a riguardo. Porto questo messaggio perché personalmente mi ha aiutata. Quando ti lascia una persona cara così all’improvviso, e senza un perché, l’unico modo per non farla andare via è donare i suoi organi, con la consapevolezza che lei sarà ancora qui con noi. Vorrei far capire, quindi, che il dono fa bene non solo a chi lo riceve, ma anche a chi lo fa. Questa per me è stata una grande consolazione”.
Quali altre associazioni e figure sono più o meno direttamente coinvolte in questo tuo progetto?”
L.C. “Questo evento è curato principalmente dall’AIDO. Poi è nata anche l’idea del gemellaggio tra il santuario di Santa Maria Apparente di Civitanova Marche con quello del Ghisallo, in particolare Angelo Broccolo e Siria Carella hanno avuto questa idea, così che il progetto si è allargato fuori da Civitanova, coinvolgendo il direttivo del museo del Ghisallo, i vertici del comune di Como, altre associazioni come l’Avis, l’Admo, che mi stanno curando l’accoglienza nelle città, e questo mi rende molto contenta. In particolare, depositerò la nostra maglia AIDO nel santuario di Santa Maria Apparente il 9 giugno e poi la stessa maglia il 19 giugno in quello del Ghisallo per dare maggiore concretezza a questo gemellaggio. Di tutta la parte organizzativa, quindi, se ne sono occupati i responsabili del museo del Ghisallo e del santuario e, grazie a questo, siamo riusciti a coordinare e a far collaborare a questo unico progetto tre regioni e molte città, cosa che prima d’ora non era mai accaduta.
“Come ti stai preparando ad affrontare questo lungo e impegnativo viaggio in bicicletta?”
L.C. “Mi sto preparando da molti mesi, sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista atletico. Pedalare per tanti chilometri per quattro giorni di seguito richiede grande allenamento e preparazione. Ultimamente ho intensificato i miei allenamenti allungando le distanze e affrontando delle salite più o meno simili a quella che dovrò affrontare per arrivare al santuario del Ghisallo, una salita iconica per quanto riguardo il ciclismo, spesso teatro di alcune tappe del giro d’Italia. Nel frattempo curo l’alimentazione, prendo integratori, nutro i muscoli e mi sto facendo dare consigli da mio figlio che è molto più esperto di me”.
“Che cosa ti aspetti da questa impresa sia sul piano personale che come consigliera dell’Aido?”
L.C. “Faccio questo prima di tutto per cercare di lenire il dolore per la perdita del mio compagno. Quando lui se ne è andato, l’unica cosa che mi è venuta in mente è stata di salire in bicicletta e trasferire questo dolore intollerabile sui pedali. Il dolore non è passato, ma ho imparato a conviverci e nella mia mente c’è sempre la volontà e il desiderio di fare qualcosa per lui, qualcosa che a lui sarebbe piaciuta. Dal punto di vista personale, quindi, voglio portarlo tra i ciclisti, perché questo lui avrebbe desiderato, e soprattutto voglio raccontare la sua storia, la storia di un uomo generoso che con il suo grande sacrificio ha ridato la vita a tante persone. Vorrei metterla al servizio della comunità per dire a tutti che il dono è una grande consolazione, soprattutto per chi resta. Da una tragedia può nascere una vita nuova e questo è importantissimo, perché dobbiamo pensarci non come esseri singoli, ma come parte di una comunità. Noi spesso cerchiamo i miracoli là dove magari non possono verificarsi, ma, in realtà, i miracoli siamo noi che possiamo realizzarli. Il vero miracolo è che Andrea è ancora qui tra noi: vorrei portare questo messaggio, vorrei informare che esiste un’associazione attraverso la quale si può diventare donatori, che c’è la possibilità di dire sì quando rinnoviamo la carta d’identità. Voglio annientare la paura e la disinformazione perché questo forse è uno dei modi che abbiamo per affrontare la morte e sconfiggerla”.
Seguiremo questa straordinaria impresa tappa per tappa e vi terremo aggiornati.

Laura Carota al santuario di Santa Maria Apparente

Laura Carota in bicicletta

Laura Carota in una pausa
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