
SAN BENEDETTO – Ieri si è svolto un incontro tra alcuni rappresentanti istituzionali e i residenti del quartiere Ponterotto, incentrato sulla presenza della sede Caritas e su episodi di disagio denunciati dalla cittadinanza.
Colpisce l’intenzione di portare la questione in consiglio comunale con un’interrogazione legata a una sola parte politica, quando invece la qualità della vita nei quartieri è un tema che riguarda l’intera città, senza distinzioni tra maggioranza e opposizione.
L’idea di un consiglio comunale aperto per ascoltare i cittadini viene accolta favorevolmente, ma occorre sottolineare che interventi efficaci su temi tanto delicati non possono prescindere dal coinvolgimento di tutti i soggetti interessati: amministrazione comunale, servizi sociali, associazioni di volontariato e, naturalmente, i cittadini.
Preoccupa, invece, l’ipotesi – emersa in alcune dichiarazioni – di una possibile chiusura della Caritas come risposta alla situazione. Una soluzione del genere rischia di colpire chi si trova già in condizioni di estrema fragilità.
Il disagio del quartiere è comprensibile, ma va affrontato tenendo conto del ruolo storico e sociale della Caritas, che opera come primo presidio di accoglienza per persone in difficoltà. La questione centrale è piuttosto la carenza di politiche sociali strutturate, che permettano la creazione di spazi alternativi di ricovero e percorsi di reinserimento, attraverso un lavoro coordinato tra istituzioni e soggetti competenti.
La richiesta di intervento rivolta alle autorità preposte non dovrebbe essere appannaggio di una singola parte politica, ma il frutto di una strategia condivisa da tutta l’amministrazione. La sicurezza e la dignità dei quartieri – a partire da Ponterotto – vanno garantite con azioni concrete e risorse adeguate, senza ridurre il dibattito a una questione di parte.
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