
ANCONA – ARPA Marche ha diffuso i dati relativi al monitoraggio della qualità dei fiumi e dei laghi regionali nel triennio 2021-2023, in attuazione della Direttiva Quadro 2000/60/CE e secondo quanto previsto dal D.Lgs. 152/2006 e dal DM 260/2010. Questi dati, insieme a quelli che verranno raccolti nel periodo 2024-2026, serviranno per valutare lo stato complessivo delle acque nel sessennio 2021-2026, base per aggiornare i Piani di Gestione Distrettuali.
Il monitoraggio ha analizzato i parametri utili a determinare lo stato ecologico e lo stato chimico dei corpi idrici. Il primo misura la qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi fluviali, con cinque livelli: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo. Lo stato chimico, invece, valuta la presenza di sostanze inquinanti prioritarie (come metalli pesanti, pesticidi, PFAS) rispetto agli standard ambientali, con una classificazione binaria: buono o non buono.
Un quadro in chiaroscuro per i fiumi marchigiani
Rispetto al triennio 2018-2020, i risultati mostrano un peggioramento delle condizioni ambientali man mano che si passa dalle zone montane verso la costa, dove l’impatto delle attività antropiche è maggiore. Anche in alcune aree collinari si registrano stati ecologici solo sufficienti o addirittura scarsi. Al contrario, i corsi d’acqua delle zone montane e pedecollinari, meno urbanizzate, mantengono spesso una qualità buona.
Nel dettaglio, il 30% dei corpi idrici risulta in stato ecologico buono (in calo del 9% rispetto al triennio precedente), il 44% in stato sufficiente (+8%), il 24% in stato scarso (+1%) e il 2% in stato cattivo (dato stabile).
Per quanto riguarda lo stato chimico, il 62% dei fiumi analizzati rientra nella classe buono, mentre il restante 38% presenta superamenti degli standard ambientali previsti per le sostanze inquinanti.
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