CALCIO, CHAMPIONS – Avevo fatto una “profezia” prima di Inter-Barcellona, basandomi sull’andamento dell’Inter fino a quel momento. Come prova, l’ho inviata a due grandi interisti. Scrivevo:

“Purtroppo stasera finirà male, perché finora l’Inter ha sempre sprecato… l’ultimo passaggio, dopo avvii convincenti.”

Una previsione fondata su fatti concreti, cioè su un percorso che non lasciava dubbi. Ecco i segnali:

  1. Supercoppa Italiana: avanti 2-0 dopo 50 minuti, poi sconfitta per 2-3.

  2. Coppa Italia: andata 1-1 fuori casa, ritorno 0-3.

  3. Campionato: +3 fino alla 32ª, poi -3 alla 35ª. E con molta probabilità, scudetto al Napoli.

  4. Champions: 3-3 all’andata fuori casa. Ritorno… fai tu! (Non ho fatto nemmeno le corna, tanto ero convinto del peggio.)

Una convinzione che mi ha permesso di assistere alla gara senza il solito affanno. Sono da sempre un amante delle statistiche e dei “corsi e ricorsi”. Senza la magia di Acerbi, a un minuto dalla fine, si sarebbe purtroppo avverata al 100%: da 2-0 a 2-3. E l’eliminazione.

La mia esplosione di gioia è stata quindi grandissima, perché ormai mi ero rassegnato. Una gioia mista a meraviglia: non nutrivo più speranze, tanto meno di un miracolo… sul filo di lana. Un miracolo che ha tenuto svegli migliaia di interisti per la gioia, e altrettanti che, sotto sotto, speravano in un epilogo diverso.

Profezia a parte, la mia riflessione attuale è che molti tifosi interisti ieri sera si siano “vergognati” di quanto detto su mister Inzaghi e su certi giocatori. Mi auguro che la bellissima partita di ieri abbia convinto tutti delle capacità dell’allenatore – che pure sbaglia, ma meno di molti altri – di creare un gruppo unito e di evitare mosse avventate che potrebbero rompere il giocattolo.

Come ripeto spesso, è mia convinzione che, soprattutto ad alti livelli, la testa conti più delle gambe. Il compito di un tecnico è quello di far esprimere i giocatori al massimo del loro potenziale, lavorando sull’autostima, che è alla base delle loro prestazioni. Il primo a capirlo fu Helenio Herrera, come dimostrano i suoi tanti successi.

Guai però a eccedere. Per questo, mi sento di fare un piccolo rimprovero a Barella che, ultimamente, superando il proprio limite di autostima, rischia di cadere nella presunzione e commette errori non da lui.

In conclusione, dopo la qualificazione alla finale di Monaco di Baviera, i tifosi dell’Inter possono essere soddisfatti: hanno visto (e vedranno) tutte le partite programmate della stagione. Tutte, tranne una: la finale di Coppa Italia. A conferma della regola… che ogni tanto ha la sua eccezione.