SAN BENEDETTO – Nei giorni scorsi è venuto a mancare Massimo Caporaso, da tutti conosciuto come l’uomo atermico. Noi di Riviera Oggi abbiamo avuto modo di conoscere l’uomo e la persona, oltre lo spettacolare personaggio, intervistandolo più volte e parlando con lui.

Abbiamo, così, il desiderio di rivolgergli un ultimo affettuoso pensiero, con un piccolo speciale. Di seguito sono raccolti gli aneddoti di chi lo ha conosciuto, passeggiando fra la neve o al bar, i ricordi di chi ama la nostra Riviera e uomini come Massimo che le hanno dato un bagliore in più.

 

L’attore Piergiorgio Cinì. “Faceva parte del nostro mondo, era una presenza che in principio disorientava, ma in fondo era una figura confortante con la sua gentilezza e la sua delicatezza. Io mi ricordo una volta che a San Benedetto nevicò e lui andava nudo in mezzo alla neve e a fare il bagno al mare con quella temperatura. Io mi sentii in dovere di fermarlo in viale De Gasperi per complimentarmi con lui per questa cosa che a me sembrava una cosa straordinaria, e lui era tutto soddisfatto, ma cordialmente mi raccontava anche di altre imprese, come ad esempio una volta dopo un pasto pantagruelico si era gettato in mare. Io lo ricordo bene, perché in fondo era uno della comunità anche se era fuori dagli schemi. Chissà se oggi con i social, qualcuno per ergersi a protagonista, non l’avrebbe messo alla berlina, me lo chiedevo proprio oggi. Addirittura una volta posò come modello per un negozio di vestiti, e faceva effetto vederlo vestito di tutto punto per noi che eravamo abituati a vederlo sempre in giro a petto nudo e piedi scalzi, con quella sua barba folta e il suo cane inseparabile”.

 

Il sindaco di San Benedetto Antonio Spazzafumo. “Massimo era una persona mite, sempre disponibile. Era un personaggio che incuriosiva tutti, ma al tempo le persone si fermavano per strada a parlare. A lui ci si avvicinava un po’ intimoriti all’inizio data la stranezza, ma poi conoscendolo ci si accorgeva che era una persona estremamente garbata istruita e a modo. Era veramente un piacere fermarsi a conversare con lui, era una persona che amava stare in compagnia. Una persona a modo come se ne trovano poche, voglio sottolinearlo. Una vota un noto negozio di abbigliamento ebbe una trovata di marketing geniale, facendo rivestire Massimo, e faceva un certo effetto perché tutti erano abituati a vederlo in giro completamente svestito, secondo me una trovata pubblicitaria veramente centrata”.

 

Professoressa Benedetta Trevisani, Circolo dei Sambenedettesi. “Era un personaggio particolare, una persona estremamente gentile. Io mi ricordo che abitava poco distate dal Liceo scientifico, dove io insegnavo. All’epoca questa sua figura colpiva molto la curiosità dei ragazzi. Allora si organizzarono per intervistarlo per il giornalino della scuola, e con grande sorpresa di tutti, lui si presentò con un vestito elegantissimo, una sorta di smoking ed indossava anche un cappello a cilindro. Aveva un aspetto signorile veramente diverso da quello che tutti eravamo abituati a vedere. È stato molto disponibile a rispondere ai ragazzi, e questo è un ricordo che sicuramente portano con loro, adesso che sono tutti cresciuti”.

 

Il caro Massimo che amava dire “Mi hanno imitato, ma non mi hanno mai eguagliato”, ha meravigliato il mondo con la sua capacità di sopportare il freddo e stupito ancora di più per la sua umiltà d’animo genuino. La Comunità Parrocchiale della Madonna di Fatima Valtesino Ripatransone insieme alle testimonianze collettive dei concittadini di San Benedetto e Grottammare, lo ricordano con affetto sincero. “Uomo stravagante e unico – dice Bruno – da ragazzini si andava a vedere Massimo che faceva il bagno davanti allo chalet La Tellina e con la neve sulla spiaggia. Ma non si riusciva a resistere più di 5 minuti per l’aria gelida”. Tutto sembra aver avuto inizio quando da bambino gli apparve la Madonna con tre stelle luminose, da quel giorno non sentì più il freddo. “Si, faceva sempre il salto in lungo vicino la Tellina! – ricorda Valeria e prosegue Nicola – ricorderò sempre la ‘faccia’ che fece una signora che improvvisamente lo incrociò, un freddo pomeriggio invernale, lei bardata di una pesante pelliccia e lui in calzoncini estivi!”. “Ricordo benissimo Massimo – dice Matilde – abitavamo nello stesso palazzo, e il cane suo inseparabile amico. Persona tanto straordinaria quanto buona!”. “ Riservato – ricorda Teodorico – e sempre educato, oltre il tempo dei comuni mortali!”.

 

La signora Ascenza di Monteprandone. “Avevo 13 anni e frequentavo il primo anno di liceo classico. Ricordo che quando noi studenti uscivamo dal nostro istituto, lungo Viale De Gasperi, alcuni giorni, in pieno inverno, incontravamo Massimo. Rimanevamo sempre colpiti dal fatto che era quasi del tutto svestito. Le prime volte che lo vedevamo eravamo molto meravigliati, ma con il passare del tempo ci abituammo a quel suo stile anche se alcuni avevano timore per il suo essere diverso dagli altri. Personalmente non ho mai avuto paura di lui e mi ha sempre suscitato sentimenti positivi perché il suo volto era affabile e il suo sguardo gentile. L’ho sempre considerato una persona mite e ritenevo la sua diversità una ricchezza perché ero convinta, come adesso, che ognuno di noi è unico e originale. Certo anch’io mi domandavo, soprattutto nei giorni in cui il clima era più pungente, come faceva a non sentire freddo vestito così, ma lo giustificavo pensando che il suo fisico avesse particolari caratteristiche che gli permettevano di sopportare quelle temperature così basse. Oggi si parla tanto di inclusione e credo che la città di San Benedetto, e non solo, abbia vissuto, in tempi in cui certi termini erano, oserei dire, “sconosciuti”, nei suoi confronti, un’accoglienza grande e esemplare perché la sua particolarità non è stata mai motivo di emarginazione e marginalizzazione”.

 

Il signor Giovanni di Grottammare. “Quando ero piccolo mi ricordo Massimo nella neve con il suo cane e le persone non riuscivano a toglierli gli occhi di dosso. Ciò che mi è sempre rimasto era il rapporto che Massimo aveva con la gente, disteso e sereno, di rispetto perché nessuno restava ‘traumatizzato’  dall’altro. Mio padre era un suo amico e allora anche io ho avuto modo di conoscerlo meglio. Era un uomo tranquillo, a tratti solitario nelle sue interminabili passeggiate. Senza dubbio un visionario dall’animo buono”.

 

Un cittadino di San Benedetto. “Io ho avuto modo di vederlo negli anni ’70 a passeggio in costume in pieno inverno. Poi poco prima del Covid l’ho incontrato per caso in una sala da ballo di Grottammare, così mi sono presentato dicendogli che lo ricordavo con tanto affetto da quando ero un ragazzo e lui già un idolo della Riviera. Abbiamo fatto una conversazione molto piacevole. Ho visto davanti a me un anziano signore vestito molto bene, praticamente tutto il contrario dei miei ricordi. Era molto sereno e con una buona memoria. Conservo con premura quel nostro scambio”.