SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ospite della settima trasmissione web “Arti & Scienza” è lo scultore sambenedettese Paolo Annibali. L’ospitalità è stata reciproca perché Paolo, ci ha invitati nel suo regno artistico, ovvero nel suo studio.
Di primo acchito, mi ha colpito la bellezza delle sue opere. In un secondo momento, ascoltandolo, mentre ha narrato la sua storia di artista e soprattutto quando ha rivelato il profondo significato di alcune sue opere, sono stata inondata da gioia mista a commozione. Ho ringraziato Dio per il grande dono che ha fatto alla nostra città di San Benedetto con la presenza di Paolo Annibali e delle sue opere d’arte, in particolare quelle che possiamo ammirare nelle nostre strade come: il gruppo scultoreo che ha dedicato ai caduti del mare, in cui diverse stazioni scandiscono la tragedia di vite sacrificate al lavoro, col volto atteggiato alla serenità del dovere assolto.
È d’obbligo citare la prima porta intitolata alla Misericordia, della chiesa di S. Filippo Neri; la Porta dello Spirito Santo, della chiesa di S. Pio X e il monumento I sognatori installato a piazza Matteotti di cui l’artista ci ha spiegato il suo significato: “I sognatori, un’opera di carattere laico la cui descrizione sarebbe molto lunga” racconta Annibali, “rappresenta un mondo decadente, un mondo in gravi difficoltà in generale, come quello che stiamo vivendo: il mondo economico, morale ecc., quindi l’ho voluto rappresentare come un albero morente, le cui radici sono tutte fuori dalla terra, i suoi rami sono stati tagliati però all’interno dei suoi anfratti si crea una serenità dove si rifugiano tantissimi esseri: uomini, animali, insetti che dormono tutti, e se dormono tutti, tutti sognano, come tutti noi sogniamo la rinascita di questo mondo. Infatti tra questi rami tagliati c’è la nuova vita, come se la vita fosse composta da un eterno ritorno della morte e risurrezione che è poi un tema del sacro e della nostra cristianità”.
Annibali ha allestito più di cento mostre, ha realizzato 13 porte in diverse città italiane e ha realizzato opere d’arte sacra e a destinazione pubblica in contesti architettonici e urbani. Realizza kouroi in bronzo, che portano pantaloni e giacche, si affacciano da finestre o siedono su sedie impagliate. L’artista ha proiettato questa popolazione di eroi, realizzati in bronzo, come in un empireo laico che è la nostra vita di tutti i giorni dove si può intravvedere la responsabilità di ognuno di noi nel fronteggiare le prove dell’esistenza.
Molte sono le città che posseggono opere del nostro artista sambenedettese: a Fiesole ha realizzato una porta per la chiesa di S. Giovanni Decollato e l’ambone della cattedrale; a Jesi ha realizzato la Porta del Giubileo della Cattedrale; il monumento a Giuseppe Ungaretti, Parco letterario Il Porto Sepolto è presente a Sagrado d’Isonzo; la Porta della Grazia al Santuario di Santa Maria delle Grazie a Stia in provincia di Arezzo; la Porta degli Emigrati al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, Isola del Gran Sasso; Porta Santa e Porta Ianua Virginis alla cattedrale San Benedetto del Tronto; La stupenda opera monumentale dei dodici Apostoli nella Chiesa San Pio X, San Benedetto del Tronto. Annibali ha anche realizzato tre disegni per il Nuovo Lezionario Romano.
Così descrive la sua opera artistica Paolo Annibali: “Il mio lavoro è per me come un legno in cui un naufrago riesce ad aggrapparsi. L’arte è la mia preghiera quotidiana, un affannoso dialogo con me stesso, una continua ricerca nelle piaghe della mia esistenza. L’arte ha una grande capacità taumatugica fa mettere da parte tutti i problemi di salute, i pensieri e riesce a sublimare tutto questo lavorare in solitudine in assenza di tempo di spazio”. Annibali ci ha parlato della sua malattia che sin da giovanissimo lo ha accompagnato fino ad oggi, una forma di artrite psoriasica. Paolo ha parlato della sua malattia con una serenità e lucidità unica, una testimonianza da non dimenticare. Le sue affermazioni sono state espressione di un artista e direi anche di un buon filosofo soddisfatto della sua vita e oggi, che si sente nella pienezza della maturità, spera che la sua salute lo assista un po’ di più, superando la sofferenza del periodo attuale per ritrovare: “la vena fisica non psichica” in quanto quest’ultima non gli è mai mancata e per questo ringrazia il Signore e sua moglie, la professoressa Anna Nardecchia, donna straordinaria con la quale ha condiviso oltre alla vita di comunione anche la passione per l’arte.
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