WEB TV – Giovanna Cipollari ospite alla trasmissione web Arti & Scienza. Ma chi è Giovanna Cipollari? È una donna che ha lavorato e tutt’ora lavora nel campo della formazione riguardo l’educazione interculturale e la cittadinanza globale/planetaria nella scuola. Docente alla scuola superiore di secondo grado e all’università, è stata socio fondatore della Comunità Volontari per il Mondo (CVM) con il fratello, l’instancabile e profetica figura di don Pino Cipollari, che, spronava l’associazione a porsi sempre in dialogo con nuove culture, popoli e religioni. Il suo sogno Salam Bet “Casa della Pace” era preludio di un nuovo mondo pacificato e comunicante.

La Cipollari quindi, esperta di educazione interculturale, opera dagli anni Ottanta in qualità di formatrice in attività di aggiornamento per i docenti, attualmente è responsabile della formazione di formatori sempre all’interno del CVM ed è stata spesso negli istituti scolastici di San Benedetto, di Ascoli, insomma a girato l’Italia in largo e lungo per questa sua attività. Ha coordinato il Progetto CVM-IRRE Marche “Oltre l’etnocentrismo”, ha curato una Ricerca-Azione su “La revisione dei curricoli scolastici in chiave interculturale a sostegno dell’autonomia scolastica”. Tutt’ora organizza seminari nazionali di educazione alla cittadinanza globale/planetaria, nei quali è anche relatrice e ha pubblicato diversi testi e approfondimenti sempre su questo tema. La professoressa ha spiegato il significato di cittadinanza globale: “Nel 2015 l’UNESCO ha proposto una definizione largamente condivisa: “La cittadinanza globale si riferisce al senso di appartenenza a una comunità più ampia e a una comune umanità. Essa sottolinea l’interdipendenza politica, economica, sociale e culturale e l’interconnessione tra il livello locale, nazionale e globale”, “Con tale definizione” ha continuato la Cipollari “l’UNESCO ha sintetizzato una nuova concezione di cittadinanza. Infatti, nel cambiamento epocale che caratterizza il passaggio dal secondo al terzo millennio, la categoria della cittadinanza ha attraversato una profonda trasformazione”. La Cipollari ha affermato che in passato il significato di cittadinanza tendeva ad escludere perché l’appartenenza ad un territorio, ad una nazione, era considerato un tratto distintivo di un cittadino o di uno stato.  Mentre oggi, ha assunto un’accezione inclusiva. Continua la nostra ospite “In un contesto globalizzato, caratterizzato da una sempre maggiore interdipendenza ed interconnessione, le varie forme di cittadinanza locale, regionale, nazionale, continentale, mondiale, si intrecciano e costituiscono un unicum identitario per identificare il cittadino terrestre dei nostri giorni”.  La professoressa, ha spiegato che oggi si nasce in un luogo, ma si abita e si i vive anche in altri spazi sia realmente, attraverso i potenti mezzi di comunicazione come automobili e aerei, sia virtualmente con la connessione continua offerta dalla rete internet e dai social media. Lo spazio si è dilatato, è diventato fluido e il cittadino del mondo è soggetto responsabile di una più vasta comunità, in cui diventa attore di una prospettiva etica e politica centrata sulla giustizia sociale e sul rispetto dei Diritti Umani da garantire ad ogni essere vivente. Ed è questa la ragione per cui bisogna educare ed educarsi alla cittadinanza globale. Un’altra ragione per cui dobbiamo educare alla cittadinanza globale, ha spiegato Giovanna, è rappresentata dalle sfide globali come la persistenza della povertà estrema e della fame, la perdita della biodiversità, il cambiamento climatico, l’esclusione di gruppi di popolazione ivi compresi i migranti, le disuguaglianze di genere, il riemergere di conflitti sempre più numerosi e devastanti richiedono risposte adeguate che necessitano di una Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG).

La Cipollari ha fatto delle considerazioni riguardo la scuola: “Oggi, purtroppo, la scuola è ancorata ad un Curricolo Scolastico anacronistico in quanto fino alla metà del secolo scorso, il canone delineava le conoscenze che permettevano di formare un cittadino di uno stato nazionale in armonia con la finalità educativa sorta all’indomani del processo di Unità Nazional, per cui “fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani”. Nella seconda parte del Novecento numerose rivoluzioni, da quella digitale, a quella della fisica quantistica, dall’innovazione tecnologica dei mezzi di trasporto, all’allargamento degli spazi fino all’arrivo sulla Luna, hanno generato una svolta epocale. Oggi siamo nell’età post-moderna di Jean – Francois Lyotard, nella modernità liquida di Zygmunt Bauman, nell’epoca della globalizzazione. In questa cornice di riferimento l’orizzonte spaziale della scuola si allarga e la stessa aula scolastica, multietnica e multiculturale, richiede la trasformazione del canone, per cui è compito precipuo della scuola educare alla nuova cittadinanza terreste”.

La professoressa ha anche spiegato i termini di interconnessione e interdipendenza che spesso sentiamo in Tv o leggiamo nelle riviste, ma sui quali non ci soffermiamo molto riguardo il loro significato: “Con il termine interdipendenza si intende un rapporto di intima connessione e di reciproca relazione e dipendenza tra più cose, fatti, fenomeni, processi implicanti l’esistenza di un sistema di legami di vario tipo, con effetti più o meno inaspettati” Ha chiarito  l’esperta di cittadinanza globale, “La visione oggi deve essere imprescindibilmente olistica perché olistico è l’ambiente naturale, come lo sono il territorio e il paesaggio, come è olistica l’umanità”. La docente ha fatto l’esempio della costruzione di un ponte affermando che non occorre avere solo la conoscenza tecnico-ingegneristica, ma bisogna conoscere il territorio per evitare che ponti tecnicamente perfetti crollino per un mancata conoscenza dell’habitat. Per questo bisogna lavorare ad un progetto sempre in modo interdisciplinare e superare le frammentazioni per poter comprendere i legami e le relazioni più profonde, di cui si intesse l’ecosistema. Occorre educare alla congiunzione e indagare le connessioni tra sistemi naturali ed umani. Nelle decisioni progettuali bisogna comprendere le conseguenze sociali, ambientali, culturali, politiche, per rispondere alla complessità dei nostri giorni.

A scuola non si addestra, ma si mira alla formazione e alla mens critica, per questo metodo e contenuto sono inscindibilmente legati. Nell’attuale società, umanizzare vuol dire educare alla Cittadinanza Mondiale per questo la costruzione della nuova  forma mentis deve far riferimento a nuovi paradigmi: ieri per formare la cittadinanza nazionale si sono attivati quelli dell’etnocentrismo (cittadino/straniero) della separazione (noi/gli altri), delle conflittualità (amico/nemico) della frammentarietà (stato nazionale/mondo) del materialismo (logica del proprio utile a danno degli altri) dell’individualismo (gli uni contro gli altri); oggi per formare il cittadino del mondo si devono attivare i paradigmi dell’interdipendenza, dell’interconnessione, del decentramento, dell’empatia, della transcalarità, dell’immaginazione per costruire un Mundus Novus in cui prevalga il Bene Comune. Per chiarire la nuova impostazione si può portare un esempio. Non si tratta di cancellare tutti i saperi della nostra cultura ma di presentarli con l’ottica dei nuovi paradigmi di Cittadinanza Mondiale. È indubbio che gli allievi debbano conoscere l’Impero romano, ma non in maniera etnocentrica e frammentaria. I giovani devono studiare quella importante pagina storica attivando i paradigmi dell’interdipendenza, della transcalarità, del decentramento che accendono la mens critica. Quindi gli allievi non devono più pensare che l’Impero romano era il grande ed unico impero del mondo antico, ma devono sapere che esso era in relazione ad altri imperi come quello cinese e indiano. Dal Catai venivano le sete delle tuniche dei senatori romani e dall’impero Gupta la sapienza che ha alimentato la nostra cultura latina. Definito il metodo, i saperi essenziali della nostra cultura vanno certamente salvaguardati attraverso questa nuova lente culturale, ma al tempo stesso devono essere anche arricchiti per affrontare le sfide globali del nostro tempo.

La Cipollari ha citato Edgar Morin il quale afferma che: “Il pensiero complesso aspira alla conoscenza multidimensionale, occorre però la consapevolezza che un sapere non parcellizzato, non settoriale, comporta il riconoscimento di ogni conoscenza come incompiuta e incompleta. Essere consapevoli dell’incompiutezza della conoscenza come sapere mai acquisito e determinato una volta per tutte, sempre in continuo movimento: è questa la prima grande sfida, il cammino che l’Educazione alla Cittadinanza Globale ci inducono a percorrere. L’abbandono delle certezze, la messa in discussione dei saperi etnocentrici e androcentrici che ci hanno formato, insieme alle continue e velocissime innovazioni tecnologiche da seguire e inseguire, contribuiscono ad alimentare un nuovo modo di pensare e di essere. Sul piano della Didattica si consiglia di attivare un metodo costruttivista che parta dal blocco di senso comune a quello di senso critico per arrivare a quello sistematico secondo le linee della Didattica per Concetti”.

La docente ha concluso con qualche pensiero sull’educazione digitale che è indispensabile perché permette a chiunque di connettersi a qualsiasi ora e di viaggiare in ogni spazio desiderato. Tutto questo provoca un cambiamento epocale che viene ad alterare i rapporti di autorità tradizionali ed apre nuove questioni. I cambiamenti ci sono sempre stati nella storia dell’uomo, ma fino a quando non erano troppo veloci, potevano essere assimilati nell’arco di una generazione. I cambiamenti apportati dal mondo digitale e virtuale sono stati moltissimi e talmente repentini da generare una vera e propria rivoluzione soprattutto nel mondo della scuola e nella modalità di apprendimento. “Le nuove TEC servono per lavorare, fare ricerche, per raccogliere informazioni in modo veloce, per organizzare viaggi, divertirsi ed anche per socializzare, sia pure in modo diverso dalla comunicazione “faccia-faccia”, che resta pur sempre un’altra cosa. Internet è una immensa biblioteca, tuttavia non sempre le informazioni in rete sono corrette o esaustive. Non disponendo ancora di una preparazione sufficiente, i ragazzi possono fare confusione tra ciò che è importante e ciò che è accessorio, tra essenziale e superfluo o irrilevante, tra i contenuti e gli abbellimenti, i fronzoli che portano fuori strada e i bambini in particolare possono perdersi nelle mille possibilità che offre la rete. Il cumulo e l’eccesso di informazione e l’impossibilità di selezionarle ha creato un caos cognitivo enorme”. Questo attesta un limite della tecnologia, che offre delle opportunità innegabili, ma al tempo stesso presenta dei rischi, di cui occorre prendere coscienza smascherando degli atteggiamenti ormai diffusi, ma estremamente significativi sul fronte delle criticità in rapporto all’uso della rete. Il filosofo tedesco di origini sudcoreane Byung-chul Han torna a diradare le nebbie dello stordimento contemporaneo con “Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale”. Ha smonta pezzo per pezzo l’illusione del presente, “la liquefazione del mondo tangibile nelle non cose del digitale provoca il cambiamento del nostro rapporto con il possesso. Tra smartphone e selfie, ci abbandoniamo a un’intelligenza artificiale che può far ben poco per noi. L’unica salvezza è ritrovare l’Altro e la strada della contemplazione, nel silenzio della beatitudine”. Per questo l’Educazione non è né istruzione né tantomeno addestramento, ma umanizzazione dei soggetti che sono affidati alla scuola per diventare cittadini terrestri.