SAN BENEDETTO – Il primario del Policlinico A. Gemelli di Roma, professor Francesco Franceschi, è nato a San Benedetto e anche se risiede nella capitale per motivo di lavoro è molto presente anche nel piceno, terra da lui non dimenticata perché è qui a San Benedetto che risiede la sua famiglia, quindi un “sambenedettese doc”. Franceschi a San benedetto è molto conosciuto e gode dell’ammirazione dei sambenedettesi oltre che per i suoi tanti titoli e meriti, soprattutto per la sua grande umanità che lo distingue, dote questa indispensabile per un medico, per un primario, per un docente, ma aggiungerei per ogni Uomo.

Oggi la virtù dell’umanità, tanto proclamata, propagandata da convegni anche ecclesiali, purtroppo non è più visibile in nessun ambiente. Da quando negli anni ’80 si è manifestato il transumanesimo si è generata una metamorfosi antropologica nella quale l’umano diventa metaumano, sovraumano, e postumano. L’obiettivo fondamentale e globale che ognuno di noi dovrebbe avere è “trasformare la specie umana in umanità” perché il progresso tecnico-economico ha portato al miglioramento del livello di vita, ma anche ad un abbassamento della qualità di vita in modo particolare nelle relazioni.

Il professor Franceschi ci ha spiegato che il policlinico Gemelli è gestito dall’Università Cattolica del Sacro cuore, ma è anche un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico con finalità di ricerca, di cui I.R.C.C.S. è l’acronimo. Quindi è un ente ospedaliero che accede a dei fondi del Ministero della Salute per effettuare attività di ricerca. Quindi l’attività scientifica è in parte Università Cattolica e in parte Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.

Il direttore del reparto ha chiarito in che cosa consiste la specializzazione della medicina d’urgenza: “questa disciplina è una specializzazione che è nata nel 2009, praticamente l’ho vista nascere e sono stato il segretario della nostra scuola da quando è nata”. Continua Francesco Franceschi: “Oggi dirigo questa scuola che serve per formare i professionisti dell’emergenza, cioè dei medici che partono dalla cultura internistica e diventano degli intensivisti, cioè sono dei medici in grado di fare diagnosi sui pazienti che accedono al pronto soccorso e anche di stabilizzare e, saper attuare le manovre rianimatorie che servono ovviamente per salvare la vita ai nostri pazienti, in più c’è tutta la parte diagnostica terapeutica meno invasiva che però è molto importante. È una scuola fondamentale per il funzionamento del nostro sistema sanitario nazionale”.

Nel 2009 è stato pubblicato il documento il curriculum europeo, prodotto dall’EuSEM, che definisce con precisione le competenze e le abilità del medico d’Emergenza Europeo il quale “deve avere delle capacità ovviamente cliniche olistiche, quindi deve saper gestire tutte le malattie, tutti i pazienti che giungono in pronto soccorso con qualsiasi malattia” e aggiunge il primario: “parliamo anche di emergenza territoriale perché poi il medico di medicina emergenza/urgenza estende la propria attività anche sul territorio, pensiamo per esempio in Italia al 118, all’ambulanza, quindi deve essere in grado non solo di formulare delle diagnosi accurate, ma anche la stabilizzazione del paziente. Il medico di medicina d’urgenza deve avere delle competenze anche tecnicistiche, deve saper rianimare un paziente, saperlo anche intubare, saperlo ventilare, sia in maniera invasiva che in maniera non invasiva, deve saper gestire le vie aeree e tutta la gestione del circolo”.

Il medico urgentista deve saper gestire un paziente che potrebbe essere un codice rosso oppure un paziente che potrebbe essere un codice bianco con delle patologie assolutamente differibili. Esso deve gestire qualsiasi tipo di paziente che arriva in pronto soccorso con un’emergenza differibile o non differibile.

Il pronto soccorso è anche il primo riferimento per le vittime della violenza e al policlinico Gemelli la formazione riguardo questo fenomeno è costante ed è stato aperto uno sportello “Violenza donna” che si interessa di questo tema a 360° perché purtroppo ci sono molte persone, soprattutto donne, che sono vittime di violenza e che per vari motivi non denunciano.

A volte siamo noi che captiamo la richiesta di aiuto soprattutto da persone che vengono spesso in pronto soccorso, con vari traumi, e ogni volta riferiscono che sono cadute inciampate e battuto la testa sul mobile. In realtà queste possono essere delle forme di violenza “nascosta”. Lo sportello “Violenza donna” mette le persone in una condizione particolarmente facilitativa per potersi aprire e per poter raccontare le proprie esperienze. Il personale è sempre molto attento nel recepire i segnali di allarme che le nostre pazienti possono dare.

In un pronto soccorso i pazienti sono diversificati, dai bambini agli anziani, dalle persone con disturbi alle persone in difficili condizioni esistenziali, dai giovani che hanno abusato di alcol oppure hanno assunto sostanze stupefacenti ai senzatetto. Il numero dei pazienti che accedono per sostanze di abuso piuttosto che per disturbi psico-psichiatrici negli ultimi anni è in aumento, questo viene confermato da tutte le statistiche.

Al di là dell’alcol che è un problema che ci è sempre stato ora esistono molte più varietà di sostanze di stupefacenti che purtroppo possono portare gli utilizzatori, che spesso sono dei giovani, in pronto soccorso. “Oggi, per esempio, c’è un allarme per le cosiddette sostanze che di fatto sono inibitori della volontà, le cosiddette droghe dello strupo che possono essere utilizzate anche all’insaputa delle persone e tra l’altro sono difficili da identificare” espone il dottor Franceschi “noi abbiamo un centro che si occupa di dipendenze ed è un centro condiviso tra internisti e psichiatri. Nel nostro pronto soccorso abbiamo uno psichiatra h 24 che possiamo attivare per cercare di curare non soltanto in acuto, ma dare loro anche delle visite follow-up per cercare di aiutarle”.

Il professor Francesco Franceschi ha tenuto precisare che spesso erroneamente si parla di droghe leggere e droghe pesanti, purtroppo queste definizioni sono anacronistiche, anche un po’ fuori luogo perché ci sono delle persone giovani che al primo utilizzo di una sostanza stupefacente, anche detta leggera, hanno sviluppato delle sindromi psicotiche che poi si porteranno dietro per tutta la vita perché non siamo tutti uguali, ma ognuno di noi ha dei recettori cerebrali, e non solo per le cosiddette sostanze stupefacenti, molto diversi dagli altri e quindi a volte in alcuni soggetti l’utilizzo può portare appunto all’inizio di una patologia psichiatrica che poi invaliderà per tutta la vita colui che l’ha assunta. Bisogna fare moltissima attenzione.