ANCONA – Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Ancona hanno di recente concluso un’importante operazione investigativa.
Questa è stata coordinata dalla Procura presso il Tribunale di Ancona, in continuità con un’analoga operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Senigallia.
Partendo da laboratori di confezione gestiti da cinesi, le Fiamme Gialle hanno scoperto una rete di società emittenti fatture false per 150 milioni di euro.
Il tutto con un’evasione di circa 33 milioni di euro di Iva e di altrettanta consistenza il risparmio delle imposte dirette sottratte al Fisco.
L’attività investigativa era stata denominata “Fast & Clean”, tant’era la velocità con cui le operazioni illecite venivano portate a termine.
Il tutto – si legge dall’inchiesta – garantendo la ripulitura del denaro mediante la simulazione di operazioni commerciali mai avvenute.
Le modalità adottate assicuravano agli imprenditori coinvolti, italiani e cinesi, l’immediata disponibilità del profitto della frode fiscale.
Le attività degli inquirenti sono proseguite nel solco tracciato dalle prime indagini.
Le Fiamme Gialle di Senigallia, con l’intervento delle unità specialistiche del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ancona, portavano così alla luce una rete di ulteriori 140 imprese – per la maggior parte localizzate nella Regione Lombardia – tutte esistenti solo sulla carta, totalmente destrutturate per risorse umane e materiali, addirittura domiciliate in luoghi improbabili se non ad indirizzi inesistenti.
Ebbene dette aziende nel giro di soli due anni (annualità 2022 – 2023) hanno emesso fatture false per un miliardo e 700 milioni di euro.
In attuazione dei provvedimenti cautelari emessi dal G.I.P. di Ancona la Guardia di Finanza di Ancona ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente dell’importo di 350 milioni di euro, che ha riguardato conti correnti bancari, autovetture di pregio, denaro contante, beni di pregio ed unità immobiliari.
Hanno, inoltre, avuto esecuzione n. 34 decreti di sequestro preventivo d’urgenza emessi dalla Procura della Repubblica di Ancona nei confronti di altrettante imprese responsabili dell’evasione per l’importo almeno 22 milioni di euro di IVA. Eseguiti inoltre più di 30 provvedimenti di perquisizione, analizzati sequestrati e bloccata l’operatività di n. 1569 conti bancari, con l’impiego di 100 uomini nelle attività di perquisizione che hanno interessato le località Milano e Provincia, Roncello (MB), Gallarate (VA), Montirone (BS), Firenze e Provincia, Padova, Vittoria (RG). Sottoposte pertanto a sequestro preventivo n. 140 imprese, cancellate per scongiurare la prosecuzione della loro attività, ed interdetta ogni attività presso il sistema bancario italiano.
Gli approfondimenti eseguiti sul conto delle imprese emittenti le fatture hanno rivelato la presenza di centri di elaborazione dati al servizio delle suddette imprese.
Questi garantivano agli imprenditori beneficiari di evadere le imposte, riciclare il denaro mediante trasferimento all’estero e ottenere immediatamente la retrocessione del profitto dell’attività illecita realizzata.
Le indagini della Procura di Ancona hanno, inoltre, disvelato le modalità di retrocessione del denaro utilizzato per il pagamento delle fatture false: la società cartiera emetteva la fattura falsa e indicava al destinatario gli estremi del conto corrente italiano su cui eseguire il bonifico per il pagamento.
Giunto l’accredito, il gestore della cartiera disponeva un bonifico estero di pari importo su di un conto corrente di una banca cinese – direttamente ovvero tramite triangolazione su conti correnti ubicati in altri paesi dell’U.E. – giustificando l’operazione a titolo di pagamento di corrispettivo per operazioni di importazione di prodotti in realtà mai avvenute.
Gran parte dell’importo bonificato dall’utilizzatore della fattura falsa, nel frattempo trasferito in Cina, rientrava allo stesso in denaro contante consegnatogli da “corrieri”.
La fenomenologia illecita accertata rientrerebbe nella fattispecie della c.d. “underground bank”.
Trattasi di un sistema attraverso cui una banca occulta, al servizio dell’economia illegale, è in grado di trasferire e riciclare somme miliardarie.
Utilizzando così provviste di denaro contante, non tracciato, per la restituzione, all’impresa destinataria delle fatture false, di parte degli importi dalla stessa bonificati.
Lascia un commento