Favorita Barra è nata a San Benedetto del Tronto: docente universitaria, già esperta presso il Formez PA (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica) nell’analisi dei procedimenti decisionali e organizzativi della pubblica amministrazione; precedentemente ha lavorato per il Ministero della Giustizia nell’ambito della digitalizzazione del processo.
La professoressa Barra è anche autrice di numerosi saggi in tema di decisione giudiziaria e nuove tecnologie; teoria dell’argomentazione e discorso giuridico.
Centro del dialogo è stato il progetto Liberi di scegliere che: “è un progetto volto ad assicurare una concreta alternativa di vita ai minori provenienti da contesti di criminalità organizzata e ai familiari che intendano dissociarsi dalle logiche criminali” spiega la professoressa Favorita Barra. Tale idea nasce nel 2012, anno in cui il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha inaugurato un nuovo orientamento giurisprudenziale. I magistrati hanno disposto la decadenza o la limitazione della responsabilità genitoriale di coloro che appartenevano ad organizzazioni malavitose di stampo ‘ndranghetistico. Nei casi più gravi sono stati emanati provvedimenti che dispongono l’allontanamento del minore dal nucleo familiare con l’inserimento dello stesso in un differente contesto educante (una comunità o una famiglia affidataria).
Per la prima volta i provvedimenti di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale venivano adottati nei casi in cui il metodo mafioso avesse arrecato un concreto pregiudizio all’integrità psicofisica del minore. Infatti la docente sottolinea che “i decreti del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria non venivano emessi per la sola circostanza dell’appartenenza dei componenti della famiglia alla criminalità organizzata”.
Come è noto nella cultura mafiosa il controllo del territorio è assicurato attraverso l’indottrinamento dei figli che stringono un rapporto simbiotico con la famiglia, sacrificando la propria individualità e autodeterminazione.
I provvedimenti di decadenza o limitazione della potestà genitoriale venivano adottati in riferimento ad alcune specifiche situazioni:
- nei casi di assuefazione del minore ai modelli comportamentali posti in essere dal genitore (coinvolgimento del giovane negli affari illeciti di famiglia o condotte illecite del ragazzo approvate dal genitore);
- nei casi in cui il comportamento del genitore, seppur non integrando un concreto pregiudizio nei confronti del minore, si traducesse in un danno al sereno sviluppo dello stesso, come nei casi di prolungata latitanza di un genitore;
- Nell’ambito dell’adozione di misure speciali di protezione per i collaboratori di giustizia e i testimoni quando il minore, conteso da un genitore appartenente ad un’organizzazione di stampo mafioso, fosse strumentalizzato per indurre il collaboratore di giustizia a ritrattare.
L’esperienza maturata nel Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha reso evidente la necessità di costruire reti di supporto che garantissero l’efficacia degli interventi a tutela dei minori. Da questa evidenza il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha elaborato il progetto Liberi di Scegliere che nel 2017 ha ricevuto copertura governativa.
“Il padre ispiratore di questo progetto è il dottor Roberto Di Bella, già presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria e attualmente presidente del Tribunale per i Minorenni di Catania. L’accordo quadro “Liberi di scegliere” fu firmato da varie istituzioni tra cui il Ministero della Giustizia, dal Ministero dell’Interno, successivamente fu integrato da un protocollo attuativo sottoscritto anche dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, nonché dall’associazione Libera” riferisce la professoressa Favorita Barra.
Il progetto prevede l’istituzione di veri e propri pool educativi: equipe educative specializzate, formate da psicologi, tutor e educatori che hanno il compito di supportare i giovani nella fase iniziale dell’allontanamento, nonché di indirizzarli verso una autonomia esistenziale e lavorativa.
“Ritengo che il progetto «Liberi di scegliere» sia decisivo. Utilizzo questo termine non a caso” ribadisce la docente Barra. La parola decidere rimanda all’attività poietica della separazione, ad una frattura che intercetta e scinde una maniera d’essere da un’altra, in termini temporali: un prima da un dopo.
È importante oggi parlare del progetto Liberi di scegliere a cui aderiscono attualmente 150 minori e 30 donne (7 delle quali sono entrate a far parte dei programmi di collaborazione della giustizia).
Favorita Barra ha sostenuto che l’adesione al progetto è indice di un cambiamento culturale, che si alimenta oscillando da una dimensione prettamente privata alla dimensione pubblica e viceversa e aggiunge: “Sul punto voglio ricordare che nel 1991 Giovanni Falcone in una intervista poi confluita nello scritto “Cose di Cosa Nostra” precisava: «Possiamo sempre fare qualcosa, massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto». Il magistrato suggeriva di non rifugiarsi in uno stato di inattività, nell’attesa della tanto agognata radicale evoluzione culturale della società.
Riflettendo su questo passaggio mi sembra doveroso sottolineare che attualmente e a distanza di più di 30 anni da quella fase storica stiamo attraversando un cambiamento culturale, promosso proprio dall’osservanza di certa parte dei rappresentanti delle istituzioni a quella massima”.
Barra ha puntualizzato che oggi è importante parlare del Progetto Liberi di scegliere perché è un progetto di cambiamento che mette al centro la scelta della persona, la sua capacità di autodeterminarsi, la libertà. La possibilità di fuoriuscire da un contesto di prevaricazione, umiliazione continua, dalla percezione di uno stato di allerta che accompagna i componenti delle famiglie immerse nelle logiche tipiche dell’associazione di stampo mafioso. Ed è proprio nella scelta degli argini sui quali orientare la propria vita, nella presa di possesso della propria persona, nella comprensione del proprio valore e della propria funzione sociale, che risiede la cultura. “Non a caso la parola cultura rimanda alla terra che viene dissodata; il cambiamento culturale pertanto si verifica proprio quando l’humus profondo dell’uomo viene dissodato.”
Le donne e i bambini, che hanno aderito al progetto Liberi di Scegliere, ha riferito la professoressa hanno trovato nello Stato, nei tribunali e in Libera una rete di supporto e aiuto che li sostiene nell’arduo percorso di rinascita. Il protocollo interministeriale dà coraggio a chi vuole staccarsi da certi contesti, ma è necessaria una normativa che consenta di applicare la procedura prevista dal protocollo in maniera omogenea in tutti gli uffici giudiziari italiani. La legge darebbe una copertura giuridica, sociale al progetto, economica. Sono del resto necessari anche finanziamenti stabili al progetto che attualmente viene finanziato dalla CEI attraverso l’8 per mille, Libera, la Caritas.
Per quanto riguarda le tutele il nodo problematico risiede nel fatto che attualmente alcune forme di protezione come il cambiamento dei dati anagrafici sono apprestate solo nei confronti di coloro che aderiscono ai programmi di collaborazione con la giustizia. Pertanto, le donne i bambini che fuoriescono da questi contesti senza assumere un particolare status non vedono riconosciuto il beneficio dei nomi di copertura. Ciò ha delle implicazioni pratiche: sia trovare un lavoro che l’iscrizione e la frequenza scolastica rappresentano azioni di per sé pericolose. La legge aiuterebbe tutte le donne e i bambini a raggiungere uno stato di serenità.
“Ci auguriamo quindi un intervento del Legislatore”. Con queste parole dell’ospite si è concluso il programma di “Arte e Scienza.
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