Foto e Articolo di Ascenza Mancini

SAN BENEDETTO – Un evento vivace, frizzante e simpatico ha coinvolto nella serata di domenica 3 Settembre 2023, il nutrito e partecipativo pubblico presente nell’incantevole scenario della Palazzina Azzurra di San Benedetto. Stiamo parlando dell’incontro con l’attrice, conduttrice televisiva e scrittrice Chiara Francini che ha presentato il suo ultimo libro dal titolo Forte e Chiara. È stato l’ultimo appuntamento del festival letterario “La Risacca dei Ricordi”, organizzata dall’associazione culturale “I luoghi della scrittura”, presieduta da Mimmo Minuto e che ha avuto come direttore artistico d’eccezione Andrea Vianello. Dopo il benvenuto del sindaco Antonio Spazzafumo, ha dialogato con l’autrice e giornalista Manuela Cermignani.

“Per scrivere questa biografia ho pensato che non c’era niente di meglio che guardarsi attraverso le persone che mi hanno voluto bene. Ho chiesto alle mie amiche di raccontarmi come loro mi vedevano dall’infanzia fino all’età adulta e ovviamente a mia madre e, dopo aver letto il primo dei suoi ricordi, ho capito che quello doveva essere l’incipit del libro”: le parole di esordio della scrittrice.

“La mia mamma mi ha reso impreparata alla felicità e mentre era incinta di me leggeva “Lettere a un bambino mai nato” ed è un grande dono perché, nonostante sia molto innamorata e golosa della vita, sono sempre impreparata alla felicità e questo significa che quando essa arriva, godi ancora di più” ha continuato la scrittrice toscana.

“Sono cresciuta in provincia e tutto quello che sono, lo devo al contesto in cui sono vissuta. Credo che ognuno di noi è quello che ha mangiato da piccino. La Loren diceva che quello che era, lo doveva agli spaghetti, io, tutto quello che vedete, lo devo alla schiacciata! Nella mia infanzia c’era questo mostro del mutuo da pagare che mi ha accompagnato fino all’età adulta quindi qualsiasi cosa io chiedessi non potevo averla perché non si sapeva se si arrivava a fine mese. Ho avuto un’infanzia bellissima e il fatto di essere cresciuta con i miei nonni materni ha fatto sì che i miei amici d’infanzia fossero i loro coetanei. Quindi ho sviluppato questa grande creatività proprio per il fatto che ero l’unica bambina e mi mettevo davanti allo specchio e giocavo ad amicizia praticamente con me stessa. L’educazione della provincia mi ha forgiato e oggi sono molto fortunata perché faccio un lavoro che mi piace, sono una grande operaia, profondamente calvinista nel senso che lavoro 16 ore al giorno, scrivo in ogni momento perché ho questa fame, questo senso di rivalsa, questa operosità che è tipica, secondo me, del paese”.

Molto belle le parole rivolte al rapporto e all’affetto per la figura paterna: “Gianca è il mio babbo e rimarrà il primo uomo della mia vita. Sarcastico, caustico e molto intelligente, di incredibile rettitudine, molto bello e che ha lavorato per tutta la vita, un grande amante del cibo, una persona che mi ha insegnato anche la bellezza del godere di quelli che sono i bisogni primari della vita. È stato per me un grande maestro ed esempio e l’ho sempre guardato con un grande rispetto che esulava da manifestazioni piene di smancerie”.

Poi la scrittrice ha definito “vivifico” il dialogo che si istaura con il lettore e ha aggiunto che “scrivere un libro significa continuare in eterno a dialogare con chi lo legge”. “La modalità con cui sono sempre andata avanti è questa grande passione e la caratteristica più grande che ho è la
velocità; sono veloce a connettere, molto curiosa, veloce nel carpire ed è dovuto probabilmente a questa frenesia, a questa fame che ho in tutto” ha detto definendo se stessa. Dell’amicizia ha parlato come il sentimento d’amore supremo perché esula dai legami di sangue e ha a che fare con l’anima, una comunione di anime e di intenti, amore per amore.

“L’unico imperativo che abbiamo nella vita è essere felici e io sono felice” sono state le parole che hanno chiuso l’incontro.

Infine la scrittrice si è trattenuta con i presenti a fare selfie e a scambiare cordiali saluti.