“Se Sparta piange (Sanità Picena), Atene (Ospedale Torrette) non ride”. Un  detto che inquadra alla perfezione quando sta accadendo con la nuova amministrazione regionale che promise ‘mare e monti’ in campagna. Claudio Maria Maffei spiega perché in modo semplice e comprensibile.

di Claudio Maria Maffei

Il 6 dicembre 2022, nell’ambito della presentazione della Edizione 2022 del Rapporto del Programma Nazionale Esiti (PNE), vennero premiati dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) i “migliori” ospedali d’Italia, notizia riportata il giorno dopo anche qui su QS. Il riconoscimento venne assegnato separatamente per le strutture private e per quelle pubbliche. Tra le strutture pubbliche il riconoscimento venne dato all’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) delle Marche con sede ad Ancona, mentre tra le private il riconoscimento andò all’Humanitas di Rozzano, Milano.
Ci furono molte stranezze in quel riconoscimento per l’AOU di Ancona, da me commentate in una lettera a QS, ma di queste non vale la pena di occuparsi più. Vale invece la pena di occuparsi del fatto che il “miglior” ospedale pubblico d’Italia sta collassando, un problema grave e di sistema visto che è l’unico ospedale di secondo livello delle Marche e che come tale ha un ruolo cruciale nelle attività di alta specialità e di elevata complessità di una Regione di un milione e mezzo di abitanti. Questo ospedale sta collassando perché ha un numero molto elevato di professionisti (soprattutto infermieri) e dirigenti (soprattutto medici) a tempo determinato con incarichi rinnovati ogni pochi mesi che stanno via via collocandosi presso altre Aziende che forniscono loro la possibilità di un rapporto di lavoro stabile.

Il numero dei “precari” viene descritto dai giornali come un esercito di 430 persone (numero che salirebbe a 500 con gli incarichi in scadenza a fine anno) su un totale di 3100 dipendenti. E’ evidente l’impatto di questa situazione in un ospedale che già oggi ha forti problemi a sviluppare tutta la sua potenzialità operativa. Il problema non è solo quantitativo, ma è evidentemente anche qualitativo perché in questo modo si perdono professionalità su cui si è investito e che non si riformano se non dopo parecchio tempo. E in questo modo l’ospedale perde la sua attrattività nei confronti di pazienti e professionisti.

Perché l’AOU non stabilizza questo personale? Perché per stabilizzarlo dovrebbe avere dalla Regione l’autorizzazione ad aumentare il tetto di spesa del personale, ad ampliare la propria dotazione organica e ad aumentare il proprio budget complessivo. Tutte scelte che sarebbero del resto coerenti con la mission assegnata dalla Regione alla Azienda, Azienda che si è vista affidare negli anni nuove gravose attività come ad esempio il volo notturno dell’elicottero e il potenziamento della attività del Centro Trapianti.
La Regione, per procedere a questo “aumento” coordinato del tetto di spesa totale e del personale e della dotazione organica, dovrebbe però ridurre tetti di spesa e dotazione organica a qualche altra Azienda. Questa riduzione è teoricamente e tecnicamente possibile, visto che la Regione Marche non rispetta in alcun modo i parametri del DM 70 e ha una offerta ospedaliera ridondante, come da me ricordato anche di recente su QS. Ma politicamente questa scelta di potenziamento dell’AOU di Ancona grazie ad una razionalizzazione del resto della rete ospedaliera è scomoda e soprattutto è incompatibile con la Bozza di nuovo Piano Socio Sanitario della Giunta di centrodestra, un Piano che impegna la Regione Marche non solo a non toccare gli altri ospedali, ma anzi a potenziarne alcuni di area disagiata e a riaprirne uno a suo tempo riconvertito contro le indicazioni e i vincoli del DM 70. Tutte strutture di forte interesse elettorale per la attuale Giunta. Anche di questo ho già scritto qui su QS e non ci torno.

A questo punto la Regione al massimo può autorizzare l’AOU di Ancona alla proroga dei contratti a tempo determinato, misura certo insufficiente a trattenere coloro che troveranno un posto “vero” e quindi stabile. E quindi l’AOU di Ancona sembra condannata nella migliore delle ipotesi a sopravvivere con un notevole danno di sistema visto che nei suoi due presidi (quello generale di Torrette appena fuori città e quello materno-infantile Salesi ancora in centro in attesa di trasferirsi tra qualche anno a Torrette) ci sono gli hub di tutte le reti cliniche più importanti della Regione, da quella del trauma grave a quella neonatologica.

In questa situazione la presentazione della Bozza di Piano Socio Sanitario a Torrette ha visto una presa di posizione fortemente e apertamente (cosa insolita) critica dei professionisti con un notevole imbarazzo di Presidente della Giunta e Assessore alla Salute che si aspettavano un clima più istituzionalmente “rispettoso”. Tanto più che l’incontro si è tenuto nei giorni che precedevano le votazioni ad Ancona per la elezione del Sindaco, elezioni cui il centrodestra tiene moltissimo (si tratta di espugnare l’ennesima “ultima roccaforte”). Per inciso si andrà al ballottaggio.
La crisi della sanità marchigiana e della AOU di Ancona in particolare richiedono misure regionali urgenti che sono però disallineate rispetto ai programmi elettorali ed agli atti della Giunta, che confida probabilmente in un “occhio di riguardo” da parte del Ministro espressione di un governo centrale amico. Non per nulla il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni da sempre considera le Marche un laboratorio della capacità di governo di Fratelli d’Italia, dalle cui fila proviene il Presidente Acquaroli. Invece, il Ministro si è limitato per ora a essere assente nella sua funzione di verifica e controllo, come è stata ed è assente in questa crisi la voce dell’Università cui sembra premere soprattutto far crescere la U a scapito della O nell’AOU delle Marche.

Per l’ospedale che qualche mese fa è stato riconosciuto come il miglior ospedale pubblico d’Italia non si prospettano davvero tempi facili. E più tempo passa senza mettere mano ai suoi problemi strutturali e più sarà difficile tornare ai suoi tempi “migliori”. Per ora la azione regionale di rafforzamento dell’AOU si è limitata alla nomina di un nuovo Direttore Generale di sua fiducia, Direttore che prima della nomina si era trovato “casualmente” a Roma a ritirare il premio di Agenas all’insaputa dello stesso governo regionale. Meno casualmente la prima misura adottata dalla nuova Direzione è stato un immediato, quasi urgente, avvicendamento nella Direzione Amministrativa. Nelle Marche evidentemente il “squadra che vince non si cambia” non vale. Nel frattempo a cambiare alla AOU di Ancona è anche il clima interno e la conseguente preoccupazione della città che vede allontanarsi i tempi della rinascita per il suo ospedale, pochi mesi fa ritenuto il “migliore” d’Italia.