SAN BENEDETTO DEL TRONTO –  Grande curiosità, partecipazione e interesse domenica 30 aprile, all’Auditorium Tebaldini di San Benedetto del Tronto, per la presentazione del libro “Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo” del professore e scrittore Carlo Vecce, coordinata da Daniela Viti, nell’ambito della rassegna letteraria “Incontri con l’autore”, a cura dell’associazione culturale I luoghi della scrittura e della libreria Libri ed eventi e con il patrocinio e il sostegno dell’amministrazione comunale.

“La bellezza della letteratura e del romanzo è quella di creare un dialogo con il lettore e la finalità principale dello scrittore è proprio quella di innescare in chi legge l’immaginazione del mondo che ha rappresentato – ha esordito il professor Vecce. Un libro il suo che pone al centro la figura assai poco nota di Caterina, la madre del genio italiano Leonardo Da Vinci, una donna forte e coraggiosa vissuta per tanti anni in schiavitù, venduta e trattata come un oggetto, cui, dall’età di 13 anni, è stato tolto tutto, ma che poi torna alla vita riconquistando la propria libertà e dignità di essere umano. “Nel libro Caterina viene raccontata da tutti quelli nella cui vita entra come un angelo – ha spiegato Carlo Vecce- ma lei non parla mai e questo ha un significato simbolico: a lei è stata tolta la voce e la voce che ha si compone soltanto di quelle poche parole che apprende durante i viaggi per il mondo, in cui finisce per perdere la propria lingua originaria, un dialetto del Caucaso, molto difficile persino da pronunciare”.

“Ho scritto questo libro di getto – ha continuato il professore. “Io stesso non credevo a questa idea che la madre di un genio italiano fosse stata una schiava e che in un periodo come il Rinascimento ci fossero persone trattate come oggetti, cosa addirittura tollerata dalla chiesa, e questo mi sconvolgeva. Poi però i documenti storici mi hanno dato il più alto grado di probabilità che fosse vero, pur essendoci ancora dei tasselli mancanti”.

Forse il sorriso della Gioconda di Leonardo, o quello di tante altre donne che compaiono nei suoi dipinti, era un po’ anche quello di Caterina, ma, in realtà, come ha sottolineato il professore facendo riferimento al titolo del libro, il sorriso di Caterina era soltanto il suo, un sorriso che Leonardo sapeva bene che cosa nascondesse e che rivelava la sua capacità di “tornare alla vita”. Una donna, Caterina, da cui Leonardo sembra aver ereditato quasi tutto, compresa l’immaginazione creatrice per il disegno e l’aspetto fisico, mentre dal padre, un piccolo e meticoloso notaio di provincia, che per Leonardo rappresentava semplicemente “un termine di paragone da superare”, soltanto la scrittura: “Ma l’eredità più grande che Leonardo ha avuto dalla madre – ha ricordato Vecce – è stato lo spirito di libertàlibertà dai pregiudizi, dalle barriere, e la voglia di conoscere e di andare sempre oltre”.

Anche senza Leonardo – ha proseguito sempre il professor Vecce – l’esistenza di Caterina resta comunque straordinaria e ha una sua meravigliosa consistenza per i piccoli atti di eroismo della vita quotidiana, per le umiliazioni ricevute e per la sua voglia di vivere”. Perché la vera storia, ha, infine ricordato Carlo Vecce, la fanno proprio gli ultimi, i subalterni, quelli che Manzoni chiama “gli umili” e questo romanzo, come ogni romanzo storico, in realtà parla del presente, perché Caterina rappresenta una delle tante donne di oggi che lottano per la propria identità, libertà e dignità umana: “I romanzi storici devono farci pensare a che cos’è il mondo di oggi e insegnarci a capire il presente”.