SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tanti spunti di riflessione e un grande carico di emozioni hanno caratterizzato la serata del 23 aprile al teatro Concordia di San Benedetto del Tronto, dove si è svolto il terzo e ultimo appuntamento di “In Art in Teatro”, la rassegna letteraria e musicale a cura dell’associazione culturale Rinascenza, con la direzione artistica di Annalisa Frontalini, che quest’anno ha proposto tre appuntamenti al teatro Concordia e una serie di appuntamenti al pub Medoc con “In Art Winter”.
L’evento, dal titolo “Sentinella, a che punto è la notte?” si è aperto con l’incontro con il Generale Paolo Capitini dal titolo “La pace orfana. I torti dei buoni e le ragioni dei cattivi”, in cui il generale ha parlato della crisi politico-militare che stiamo vivendo e in particolare della guerra tra Russia e Ucraina, ed è proseguito con il concerto “Hibiscus. Dopo la notte”, in cui si sono esibiti Günther Sanin, primo violino dell’Arena di Verona, Roberto Corlianò al pianoforte e il tenore Aldo Caputo. Ha dialogato con gli ospiti l’avvocato e poeta Gianni Balloni; la fotografia è stata curata da Alessandra Mandozzi, fotografa ufficiale di In Art in Teatro.
Non si può trascurare l’aspetto culturale e psicologico dei popoli se si vogliono analizzare le ragioni di determinati comportamenti e scelte politiche nella storia dell’umanità. È questo il nucleo centrale dell’illuminante e interessantissimo incontro con il generale Paolo Capitini, che ha subito spiegato quanto gli eventi storici siano condizionati dall’aspetto sentimentale ed emotivo degli uomini, che ne determina, dunque, l’agire. Per capire la guerra tra Russia e Ucraina, che, in realtà,” è la prima guerra russo americana combattuta per interposta persona“, bisogna, quindi, non solo andare indietro nella storia della Russia e dell’Unione Sovietica, ma soprattutto scavare nella psicologia del popolo russo, comprenderne la cultura e la mentalità, cosa non facile per noi occidentali: “L’idea di essere accerchiati è una costante dell’essere russo. I russi vivono in una pianura senza orizzonti e protezione, per cui il senso di non essere riparati è una costante dell’anima russa, da cui quella sensazione di angoscia che è diventata prevalente nel popolo russo- ha spiegato il generale.
Ma questa guerra è soprattutto una guerra anti globalizzazione: “La fine della guerra fredda e il crollo dell’Unione Sovietica ha portato l’America a pensare di poter godere della propria vittoria e che questo diventasse il secolo americano della globalizzazione. Putin sta combattendo contro il monopolarismo americano e lo sta facendo per la propria comunità, sta dando al proprio popolo una missione. Putin non è altro che un preciso prodotto della mentalità russa, arrivato in un preciso momento per dare una grande inversione alla Russia e sta, quindi, interpretando l’anima russa”.
C’è, dunque, alla base delle ragioni di questa guerra una volontà da parte dei russi di non conformarsi a un sistema di valori che non gli appartiene, “a un mondo che ritengono immorale e a cui non vogliono uniformarsi”. In realtà, ha spiegato sempre il generale Capitini, la guerra tra Russia e Ucraina risale a secoli fa:” Sono trecento anni che russi e ucraini si fanno la guerra perché gli ucraini stanno cercando di fondare la propria identità in opposizione e contrapposizione a quella russa e per farlo hanno bisogno di eroi e di sangue”. Ma l’aspetto ancora più drammatico, ha ricordato il generale, è che attualmente siamo in una situazione in cui nessuna nazione al mondo può e vuole svolgere il ruolo di mediatore di pace per porre fine a una guerra le cui ragioni sono molto più profonde di quanto si pensi e vanno ben oltre le semplici motivazioni economiche. Con acutezza, chiarezza, obiettività e forte senso critico, il generale Capitini ha fornito un quadro esauriente ed estremamente realistico della guerra in Ucraina, una guerra che, come ha affermato sempre il generale, ci lascia in preda a degli interrogativi e “ci pone come comunità di fronte alla domanda: per che cosa saremmo disposti a combattere? Siamo ancora in grado di piangere per mantenerci un sorriso?”
La musica con la M maiuscola, quella che, grazie al suo forte carisma e alla sua straordinaria capacità catartica e consolatoria, è in grado di regalare emozioni intense e durature, è stata l’indiscussa protagonista della seconda parte della serata. Il Gunter Sanin trio, con Gunter Sanin, primo violino dell’Arena di Verona, il pianista e compositore Roberto Corlianò e il tenore Aldo Caputo, ha omaggiato il pubblico con un concerto in cui tradizione e modernità, musica classica, operistica e da film si sono alternate, intrecciate e fuse creando un’atmosfera suggestiva e densa di pathos. Un concerto–viaggio intorno al mondo: dal brano d’amore ucraino “Melodia” di Skorik al Vals Sentimental di Chajkovski, dalle parafrasi d’opera di Roberto Corlianò alle poesie in musica di Tosti, passando per Piazzolla e Morricone fino al celebre “Lucevan le stelle” dalla Tosca di Puccini per concludere con il bis “Core ingrato”; un intenso ed emozionante percorso attraverso la musica di qualità, il bel canto, l’estro, il talento e la potenza ammaliatrice di un’arte senza tempo.
L’ultimo appuntamento della rassegna In Art, dal titolo “Che bella la mia ferita”, è con “In Art Winter”, venerdì 28 aprile, alle ore 18,30, al pub Medoc di San Benedetto del Tronto, dove saranno ospiti Vivian Lamarque, che presenterà il libro “L’amore da vecchia”, e il Luiz Lima Trio, formato da Luiz Lima alla chitarra e voce, Roberto Pascucci al contrabbasso e Leo Angeletti alla batteria, che si esibirà nel concerto “Brazilian Jazz night“.
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