
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tutela delle Case Basse, la nota del Premio Truentum 2019 Giacomo Vespasiani: “Sono come i Sassi di Matera, vanno salvaguardate”:
«Qualche mese fa il Circolo dei Sambenedettesi, di cui sono un convinto sostenitore, mi ha convocato ad una riunione per parlare delle “Case Basse dei marinai di San Benedetto”. Le Case Basse, un monumento alla volontà dei marinai che, partendo da una situazione di vita in mare già difficile, hanno dovuto anche a terra accontentarsi di una dimora essenziale e povera, ma hanno portato lo stesso San Benedetto a diventare la città che è oggi. Non dobbiamo mai dimenticarlo!
Mio nonno, il poeta dialettale Giovanni Vespasiani, nelle sue poesie in sambenedettese ha dipinto da par suo la evoluzione della popolazione della nostra città negli anni ed i lavori di quelle famiglie, dai marinai, alle retare (le mogli) ai Funari/canapì (che spesso erano i figli quando non andavano in mare a otto anni): mai descrivendo però gli immobili nei quali vivevano.
Probabilmente per pudore ed orgoglio cittadino, sapendo che quelle costruzioni non erano certo un vanto per San Benedetto. Tuttavia le radici sono le radici, ed oggi vanno valorizzate proprio per far capire ai turisti e ricordare ai giovani da dove viene questa popolazione e a testimonianza della sua determinazione.
Chi ha visitato i Sassi di Matera sa che scandalo sociale erano, eppure oggi, rappresentano la maggiore attrazione turistica e culturale di quella città. Quello era uno scandalo che è durato veramente troppo, fino al 1952, quando solo per legge, furono evacuati tutti gli abitanti. Per fortuna questa storia degli abitanti dei Sassi non ha nulla a che vedere con i sambenedettesi che, pur partendo da situazioni simili, si sono riscattati da soli e molto più rapidamente. Tanto distaccati e tanto rapidamente che oggi è rimasta praticamente solo una casa bassa integra… Ma le radici sono le radici e vanno salvaguardate.
Alcuni mi hanno detto: ma a San Benedetto sono state buttate giu’ al centro diverse “ville storiche”, cosa vuoi che conti una catapecchia bassa? Io credo invece che, visti gli errori fatti in passato, non possiamo perdere questo pezzo unico che sono l’ultimo esempio di Case Basse dei marinai. Bisogna conservarle e mantenerle precisamente come erano, a futura memoria.
La necessità pubblica di conservazione certo non può prevaricare quello che è il diritto del privato a realizzare quello che è lecito realizzare sulla sua proprietà.
Questo e’ sicuramente un dualismo di difficile soluzione e per questo ci siamo rivolti al Sindaco che ci aveva promesso una mediazione che pur salvaguardando il diritto del privato, non privasse la città del “pezzo unico” che rappresentano le Case Basse.
A noi cittadini il compito di individuare il problema e cercare di sollevarlo affinché la nostra amministrazione possa trovare una soluzione che accontenti tutti.
Ad ogni problema c’e’ una soluzione, bisogna solo cercarla e volerla.
Forse ho scritto troppo e forse poco chiaramente e di questo mi scuso, ma come mio nonno Giovanni faceva dire ad un innamorato (in questo caso della nostra città) “scusa ma sacce scrive puche”».
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