SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La notte del bombardamento nei ricordi di una cittadina sambenedettese che all’epoca era ancora bambina, forse troppo piccola per rendersi conto di ciò che la circondava, una serata di festa interrotta dall’orrore della guerra.

Il mio primissimo ricordo risale ad una notte di novembre del 1943 (avevo quattro anni): la sirena dell’allarme antiaereo continuava a far sentire la sua voce di avvertimento ed io, mio fratello Umberto, mio padre e mia madre , andammo al rifugio per poi, avviarci per una strada di campagna, verso Acquaviva,  senza portare nulla, se non la nostra pelle, alla volta di una casa di contadino che conoscevamo. Abbiamo attraversato la piccola strada di fronte al mattatoio, avevo la pertosse, ed ogni tanto ci dovevamo fermare per qualche accesso di questa per aiutarmi a respirare. C’erano chiazze di neve gelata ed io avevo i piedini nudi negli zoccoli. Quello che ho chiaro, come in un quadro, il cielo stellato sopra di noi, mentre si sentiva il rumore sordo degli aerei , lo scoppio delle bombe che cadevano sulla stazione e sulle case,  anche su quella di mio zio in cui fino a poche ore prima eravamo a festeggiare (nonostante tutto) la prima comunione di due cuginette. Ricordo i preparativi frettolosi ( si sapeva che poteva capitare un ” imprevisto” ). Arrivati all’improvviso (allora non c’erano i telefoni), abbiamo ricevuto un’accoglienza calda e calorosa trovando posto nei loro letti ed alla loro mensa per qualche giorno, il tempo di adattare un piccolo ovile a camera tuttofare, cucina e da letto: un giaciglio fatto di mattoni con sopra un materasso di sfoglia di granturco, per quattro persone.  Eravamo a quattro chilometri da San Benedetto e sopra le nostre teste , nei giorni successivi venivano a sganciare le bombe per colpire la città. Ricordo anche che , durante lo sfollamento, ho visto le navi americane andare in fiamme, nel nostro porto, per un errore dei bombardieri. Adesso so che era il 27 Novembre , la notte dell’esodo.

-Maria Palma Mignini-