SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è tenuto a partire dalle 16 di oggi, sabato 19 novembre, nell’Auditorium Comunale “Giovanni Tebaldini” l’incontro tra il Prof. Guido Canali, architetto di fama internazionale incaricato di presentare un progetto atto a rigenerare l’area attualmente occupata dal Campo Sportivo “Fratelli Ballarin”, e la Cittadinanza. Alla presentazione, durata circa due ore, è accorso un folto pubblico.

È stato il sindaco di San Benedetto, Antonio Spazzafumo, a parlare per primo: «Sono contento di introdurre questo argomento, per noi molto importante. Il Ballarin alla città ha dato tantissimo, in epoche in cui la Samb veleggiava in Serie B. È un posto che racchiude anche il dolore di una tragedia che ha portato via alcune vite e che ha lasciato segni indelebili sulle molte persone coinvolte. È un’area che molto spesso ha creato dissensi, e noi come Amministrazione abbiamo il compito di capire cosa può diventare questo spazio. Abbiamo deciso, per il bene della Città, di cercare una figura importante e conosciuta a livello internazionale che potesse regalare uno spazio dotato di bellezza unica. Abbiamo scelto, confrontandoci con la maggioranza, l’Architetto Prof. Canali. Dopo averlo incontrato a Parma, e dopo avergli spiegato cosa rappresenta per noi questo posto, gli ho chiesto un’idea che riuscisse ad unire le anime di questa città. L’Architetto si è innamorato di San Benedetto. Vogliamo regalare alla città qualcosa di unico: un punto di riferimento del quale il Professore si potrà vantare quando andrà a fare altre conferenze. Sono sicuro che riusciremo ad avere per la nostra città quel che vogliamo. Dobbiamo essere ogni anno competitivi e accattivanti a livello turistico: sarà uno spazio in cui anche il turista potrà incontrare la città e in cui si potranno organizzare eventi. L’Architetto è stato ovviamente informato di tutti gli spunti proposti negli anni.

Conclude l’introduzione il Vicesindaco Tonino Capriotti: «In tutte le opere di Canali c’è sempre al centro l’attenzione e l’affezione per la Natura, in un momento di grande tragedia ambientale come quella che si sta verificando attualmente nel mondo. Le nostre linee sono ispirate a un progetto che disegna questo luogo come un Parco, un open space circondato dal verde e usufruibile da tutti. Uno spazio pensato per tutte le persone e circondato dalla Natura: ecco perché Guido Canali, che intende l’architettura come servizio: offrire l’impegno culturale per aiutare le persone».

Segue l’intervento integrale di Guido Canali: 

«Grazie per le affettuose affermazioni. Vi proporrò cose molto semplici, che appartengono alla vita di tutti noi ma scelte con chiarezza, con serietà, scelte perché sono utili a cittadini, a turisti senza fuochi d’artificio né cose fantasmagoriche. Si tratta di caratterizzare uno spazio in modo che sia utile a tutti i cittadini e alla loro fame innata di natura, di verde, di un luogo piacevole dove stare. Il rinato Ballarin non sarà un grande Parco paesaggistico, ma un parco urbano tagliato su misura per la vostra Città, nel quale verrà voglia di passeggiare, sostare, e passarci qualche ora. Noi pensiamo a un piccolo padiglione in cui ci sia un caffè e un punto ristoro, con zone ombreggiate in cui sedere, leggere il giornale e leggere libri. Un luogo accogliente, un parco accogliente. Questo progetto, salvo difficoltà, dovrà esser portato a compimento nel giro di un mese e mezzo circa, due al massimo, perché si confida di usufruire del PNRR entro i tempi limite (quindi entro il luglio del 2023). Se non ci sono obiezioni di fondo, la traccia che potrebbe secondo noi funzionare è questa. Siamo di fronte a uno spazio delimitato da due tribune, nord sud e due strade. Il piano regolatore impone di lasciare tutto com’è, consentendo però una fascia in cui organizzare in maniera diversa la viabilità. Questa fascia avrà funzioni di servizio, come quelle del deposito di una villa: servizi che rendono lo spazio nobile più pulito ed efficiente. Si dovrà demolire una parte della struttura Sud. Lo scheletro della gradinata verrà lasciato com’è, restando un supporto per del parterre verde o per le sedute. Si sviluppa un elemento centrale con pergolati, tettoie e un piccolo bar poi giochi, zone di sosta, e una zona divisoria per insonorizzare e proteggere il parco. Eliminando i volumi della gradinata, le si conferisce dignità e potrà essere “vegetalizzata” ricoprendola di rampicanti. La gradinata verrà utilizzata per la sosta, mentre la parte superiore verrà impermeabilizzata e inverdita con rampicanti e una schiera alta di oleandri, citazione vegetale in omaggio alla Città di San Benedetto. Una lastra verso sud verrà coperta di pannelli fotovoltaici, che cercheremo di mettere ovunque. Bisogna fare i conti anche con la dura realtà del budget e rimanere nell’essenzialità: così, tuttavia, la gradinata acquista una sua forza, una sua dignità, come fosse una struttura del secondo dopoguerra».

Il Prof. Canali mostra nel frattempo il disegno dello stabilimento del Maglificio Gran Sasso, costruito circa 15 anni fa su suo progetto e ricoperto di rampicanti, proprio come verrebbe ornata la struttura dell’ex Curva Sud del Ballarin.

«Altro tema importante è come delimitare questo campo, onde evitare che diventi un’area erratica e straniata in una zona piuttosto densa. Gli argini, che richiamano dei motivi vostri bellissimi, ossia i calanchi che affiorano dalle colline come speroni, relitti archeologici di muraglie fantastiche, delimiterebbero l’area dal traffico. Sopra l’argine proponiamo una siepe costruita da alberi mediterranei sempreverdi: corbezzoli, allori, che possano creare anche giochi di colori. Per noi i lati lunghi sarebbero organizzati in questo modo, con onde sinuose per evitare il troppo artificioso effetto di muraglia.

L’idea è di dotare il parco di poche ma collaudate attrezzature per il gioco di bambini, anche piccoli: devono andare volentieri a frequentare il parco, come l’altalena a cui avremmo pensato, coperta da rampicanti, o uno scivolo. I giochi classici, già più che collaudati, ma fasciandoli con “veli” verdi che li trasformino in volumi astratti vegetali»

«Poi, il tema dell’acqua» – prosegue l’archistar – «è magia per i Parchi, c’è sempre. Pensiamo a una canaletta d’acqua che collega una sorta di piccola cascata ad uno specchio d’acqua antistante la zona del bar e dei pergolati. Acqua che rappresenta una sorta di convivenza, di compresenza tra costruito e vegetale. Lo specchio d’acqua che proponiamo è a spessore minimo, in modo che non sia pericoloso per i bambini (3-4 cm), con fondo nero che diventa uno specchio e dà l’effetto di un lago. Ci saranno motivi con spruzzi, comandati da programmi e dinamici; d’estate sono amatissimi per contrastare la gran calura. Un’altra applicazione abbastanza semplice è quella dell’effetto nebulizzazione, con degli ugelli da cui escono nuvole di nebbia, affascinanti e utili come barriera anti-zanzare nelle zone più frequentate. 

Il blocco centrale, che definisco ambiziosamente agorà, avrà un portico pergolato, cioè inverdito e protettivo da pioggia e sole. Il bar sarà piuttosto piccolo, circa 60 metri quadrati, ma offrirà spazio sufficiente per un punto ristoro. I rampicanti ricorderanno festoni, offrendo gradito schermo al sole estivo. Ci saranno due corsie per il gioco delle bocce, e alberi, quali potrebbero essere gelsi, potati a protezione delle panchine e pergolati interamente vegetali. Un po’ per povertà di mezzi, un po’ per fiducia nelle potenzialità espressive della Natura, proporremo sculture vegetali: esemplari di alberi notevoli e di grande bellezza. Questi potranno essere adottati, ad esempio, da gruppi di scolari. Il parco dovrà consumare poca acqua: piante poco idrovore e a bassa manutenzione». Gli applausi dell’Auditorium accompagnano la fine della presentazione e precedono gli interventi dei cittadini.

Luigi Olivieri, Presidente del Quartiere Marina Centro: «Finalmente in questa città si comincia a parlare di rigenerazione urbana. Lei è a conoscenza del progetto sull’Area Portuale? Bisogna inoltre potenziare il Servizio Giardini».

Alfredo Isopi, Presidente del Quartiere Marina di Sotto: «Quando ha ricevuto questo incarico, il sindaco aveva dato una bozza di idea di ciò che la città voleva? Il progetto riguardava tutta l’area del Porto e della pineta, oltre quella del Ballarin per farla diventare una porta della città. Il Ballarin non viene ricordato a sufficienza. Gli spazi sono molto ristretti: come è possibile calare quel tipo di progetti, adatti alla Pianura Padana, in una realtà così diversa?

Arch. Vincenzo Acciarri: «Il prof Canali è un’autorità nel campo dell’architettura: ho avuto la fortuna di seguirlo circa 50 anni fa all’università di Venezia. L’Amministrazione ha portato a riconciliare la città con l’architettura, rendendo il suo lavoro un evento. Tutto ciò che ha a che fare con il calcio, nella nostra città, crea grande interesse: mi auguro che tra qualche anno la sua bellissima opera possa essere annoverata tra i punti di attrazione principali».

Arch. Luigi Anelli: «L’amministrazione comunale ha avuto il coraggio di portare un grande architetto a San Benedetto: ciò potrebbe portare turismo nella nostra città. Il professore non ha bisogno di consigli: la nostra città ha però un problema comune a tante, ovvero la mancanza di una visione completa della città».

Si mostra critico nei confronti del modus operandi dell’Amministrazione Iacopo Zappasodi, candidato al Consiglio Comunale alle Elezioni dello scorso anno tra le file del PD: «Quanto tempo è stato impiegato indicativamente per questo progetto? Si parla di tanti elementi come i gelsi, la famosa “Riviera dei Gelsi”. Dato il poco tempo dedicato al dialogo (prima slide alle 16.27), è questo ciò che si intende per ascoltare la popolazione?». Lo segue a ruota Daniele Primavera: «Qualche dubbio sulle funzioni dell’area è venuto: la discussione è solitamente preliminare rispetto al progetto. Prima dovrebbe esserci una discussione politica, un confronto serrato per chiarire gli obiettivi: così, visto che ci sono scelte radicali nel progetto e difficilmente reversibili, i tempi e le modalità di queste critiche potrebbero restare fraintese. Da alcuni decenni abbiamo dovuto fare marcia indietro su alcune decisioni per la loro difficile manutenzione. Vedere un’opera così ambiziosa, senza chiarezza su modalità e costi di gestione futura, con questi tempi lascia perplessi».

Canali risponde così agli interventi: «Innanzitutto ringrazio i concordi della stima. Qualcuno si è chiesto come mai il traffico sarà portato a Ovest: vorrei scusarmi se non l’ho evidenziato, ma in questo progetto abbiamo mantenuto l’assetto attuale delle strade perché tali sono le indicazioni del piano urbanistico. Abbiamo lasciato a disposizione due fasce, nelle quali si potrebbe portare l’altro senso di marcia o un generoso marciapiede. Cogliete che questo progetto deriva da un finanziamento PNRR: credo che sarebbe un delitto grandissimo lasciarlo perdere. Intanto il passetto che si può fare va fatto, rispettando le scadenze del Piano che prescrive il completamento nel luglio 2023. Dopo, c’è tutto il tempo per effettuare modifiche al piano originario, come ad esempio l’unione dell’area con la spiaggia: ma è tutto un altro capitolo, un’altra gestione e altri finanziamenti. Non c’è nessuna decisione punitiva né per gli abitanti di via Morosini, né per chi reclama l’unione con l’area del Porto».

«Riguardo la gradinata» – continua Canali – «c’è già una recinzione commemorativa già sistemata (e al quale bisogna dare risalto), e l’essenzialità della gradinata ricorda una sacralizzazione, una “metafisicizzazione” della curva in senso celebrativo. A proposito dei costi di gestione, oltre quelli del PNRR, ci siamo dati un’impostazione di grande rigore. Abbiamo immaginato un parco a minimo consumo idrico, a bassa frequenza d’innaffiamento e di sfalcio. Le piante mediterranee non vogliono molta acqua e confidiamo di utilizzare l’acqua del sottosuolo, posto che non sia salata. L’energia, invece, verrà ricavata dai pannelli solari». 

La presentazione si conclude con l’intervento di Spazzafumo: «Rispondo a Zappasodi dicendo che il professore era stato informato su tutto quel che avevamo a disposizione. Oggi volevamo quest’incontro per avere un’indicazione riguardo il pensiero di Canali. Voglio che quest’opera sia della città e per la città».