
SAN BENEDETTO DL TRONTO – Ultimo appuntamento per i Teatri Invisibili al Concordia domenica 6 novembre, in una triplice replica per l’attesissimo “Così è (o mi pare)” di Elio Germano, una riscrittura per realtà virtuale di “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello. Sold out per tutte e tre le repliche, dato il numero limitato di posti, alcune persone sono rimaste in fila nella speranza della disdetta all’ultimo momento di qualche prenotazione.
Un “teatro invisibile” a tutti gli effetti dato che non ci sono né attori né scenografie, non ci sono i fari a dipingere la scena. All’inizio dello spettacolo vengono consegnati un visore VR, ed un paio di cuffie per un’esperienza immersiva che proietterà lo spettatore al centro della scena. Ma che senso ha riunire delle persone a teatro per poi isolarle dal mondo? E’ questa la provocazione di Germano, che sperimenta i nuovi media proprio per metterci in guardia da essi, scegliendo un testo più che mai appropriato.
In “Così é (se vi pare)”, Pirandello mette in scena l’impossibilità di riconoscere una realtà oggettiva, perchè soggetta all’interpretazione personale di ciascuno dei personaggi. La verità assoluta non esiste, ma è determinata da come essa viene percepita. Nella riscrittura di Germano è aggiunto un nuovo personaggio: il padre di Lamberto ed Amalia Laudisi, un anziano in carrozzina, ovvero l’alter ego dello spettatore nello spazio virtuale. Per amor di semplificazione e di attualizzazione alcuni dialoghi, forse anche la stessa figura di Lamberto Laudisi (interpretato proprio da Elio Germano), risultano un po’ meno efficaci rispetto al testo originale di Pirandello, ma alla fine la storia generale ed il significato rimangono invariati e la battuta finale della signora Ponza, al centro delle curiosità morbose e delle illazioni dei vari personaggi, risulta più che mai calzante: “Per me, io sono colei che mi si crede“.
Infatti è proprio nell’ alterazione della percezione data dalla realtà virtuale, che Germano fa centro ed invita ad un’ulteriore riflessione: ovvero che l’utilizzo eccessivo di queste tecnologie può portare l’individuo ad alienarsi completamente dalla realtà, all’isolamento sociale, ad identificarsi nel proprio avatar non distinguendo più la differenza tra finzione e realtà e lo fa creando la coscienza che comunque quello che si è visto è avvenuto all’interno di una simulazione.
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