L’AQUILA – Fa scalpore la sentenza in sede civile del Tribunale dell’Aquila, secondo un passaggio della quale, riferito al crollo di un edificio in centro del capoluogo abruzzese, sarebbe una colpa, per le vittime sotto le macerie, non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto che seguivano uno sciame sismico che durava da mesi. La sentenza fa ovviamente riferimento al sisma del 6 aprile 2009 in cui morirono 24 persone sulle 309 complessive.
La Casa del Popolo di Teramo non ci sta, e si fa sentire con un post, nel quale viene citato anche Fabrizio De André, in cui definisce i magistrati “forti con i deboli e deboli con i forti”.
Segue il comunicato:
«L’AQUILA 2009: ” COLPA ANCHE DELLE VITTIME”. LE VOSTRE SENTENZE, LA NOSTRA RABBIA! BASTARDI!
“E’ fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime – si legge a pagina 16 della sentenza firmata dal giudice Monica Croci del Tribunale civile dell’Aquila in composizione monocratica -, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30 per cento”
ANSA Abruzzo riporta questa notizia nella giornata odierna, cosí come fanno anche i principali organi nazionali di informazione.
La nostra reazione immediata è stata di sbigottimento: ma come? In quel periodo sismico pre 6 aprile 2009 era una gara istituzionale a tranquillizzare la popolazione aquilana, autoctona e universitaria, e ora ci dite che è colpa nostra che siamo rimasti dentro le case?
Ragionandoci sopra poi abbiamo capito un paio di cose:
1) Fabrizio De Andrè aveva colto bene l’essenza stessa della magistratura, dei giudici. “Arbitro in terra del bene e del male”, assiso su sul suo scranno al di sopra dell’umana stirpe, egli dispensa veritá. Egli conosce la veritá, infallibile e implacabile. La veritá ex-post, a cosa fatte.
Magari la prossima volta ditecelo prima che avete permesso la costruzione di case di merda che ci crolleranno addosso, cosí scappiamo, grazie Sua Eccellenza.
2) Uno stato che preferisce perdere coscientemente la sua dignità, perchè lo sanno al tribunale dell’Aquila che una sentenza simile è indegna, lo sanno, per risparmiare il 30% dei risarcimenti, è uno stato ridicolo, piccolissimo, scollato dalle donne e dagli uomini che lo compongono e non alla loro altezza.
È facile rifarsi su chi ha perso casa e affetti, piú difficile far pagare i costruttori, padroni, ricchi, che su sfruttamento e speculazione costruiscono le loro fortune e foraggiano chi di questo stato minuscolo e indegno gestisce i tre poteri.
Forti con i deboli, deboli con i forti.
Casa del Popolo Teramo».