GROTTAMMARE – AGGIORNAMENTO, 14 OTTOBRE: La nuova udienza per i quattro ragazzi, che si terrà a Mumbai, nella quale il magistrato potrebbe concedere loro il rilascio su cauzione, è stata posticipata a domani, o, al più tardi, a lunedì. Lo conferma l’avvocato Vito Morena, il quale da Teramo segue il caso per tutti e quattro, ai microfoni dell’ANSA.
AGGIORNAMENTO: Nella prima udienza tenuta ieri, venerdì 7 ottobre, a Mumbai è stato deciso che i quattro ragazzi dovranno restare in cella almeno fino a lunedì. I writers sono stati contestualmente trasferiti da Ahmedabad, città in cui sono stati arrestati, proprio alla capitale del Maharashtra. Il gruppo è comparso davanti al giudice per rispondere di un tentativo fallito di incursione, precedente all’episodio di Ahmedabad, non portato a termine in un deposito della metropolitana di Mumbai nel quartiere di Charkop, il giorno 26 settembre, poco dopo il loro arrivo in India.
I quattro ragazzi arrestati ad Ahmedabad, in India, per aver “imbrattato” con delle tag due vagoni della metropolitana «stanno bene», rassicura il vice console italiano a Mumbai Luigi Cascone. Tra questi c’è un ragazzo di Grottammare, Paolo Capecci. Il processo, già rinviato, dovrebbe avere inizio nella giornata di oggi, venerdì 7 ottobre.
I quattro, in vacanza da qualche giorno in India, nelle prime ore di sabato si sarebbero intrufolati nel deposito di Apparel Park della ferrovia della metropolitana, a Gomtipur. Dopo essere entrati nell’area tra due vagoni parcheggiati, hanno scritto TATA, con colori diversi, all’esterno di entrambi i mezzi; infine, hanno scritto TAS su alcuni pali elettrici.
Incastrati dalle telecamere di sorveglianza, domenica mattina sono stati fermati dalle Forze dell’Ordine indiane, con le accuse di danneggiamento di proprietà pubblica e introduzione in aree vietate. La città avrebbe infatti accolto, di lì a poche ore, il primo ministro Narendra Modi: la scritta TAS, lasciata sulla carrozza, per gli apparati di sicurezza ha il significato sinistro di Take A Shot, tradotto Sparo un colpo. I quattro writers si sarebbero difesi spiegando che per loro la scritta ha invece un senso innocente e Italico: “tagliatelle al sugo”, versione che non ha convinto la polizia indiana.
Ancora una volta, nel frattempo, la micidiale macchina dell’odio generata dai social network si è messa in moto, per sparare sentenze su vicende che richiederebbero in realtà competenze parecchio specifiche in ambito giuridico. Una valanga di commenti scritti da utenti estasiati dalla durezza delle norme di un Paese come l’India, ricco di contraddizioni drammatiche e situazioni disumane, nel quale il trattamento da pericolosi criminali riservato ai nostri connazionali per via di qualche scritta lasciata in metro sembra francamente eccessivo. «All’estero non è come in Italia, dove potete fare quello che volete!» – commenta un utente, come se si trattasse di una cosa necessariamente positiva; «Speriamo che li sbattano in una di quelle celle dove ci si sdraia a turno per quanto sono affollate (sic)», si augura un altro: come già accaduto per le vicende di Silvia Romano, o per quelle più recenti di Alessia Piperno, i ragazzi arrestati sono per molti il pretesto perfetto per sfogare la propria rabbia repressa via social.
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Quindi ora Pignotti non se la prendera a male se questi “artisti” gli verniciano l’auto o l’ingresso di casa.
Si faccia capire