SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolta stamattina, 3 ottobre, presso la sede dell’associazione Pescatori Sambenedettesi, la conferenza stampa di presentazione delle iniziative intraprese per la tutela della Casa Bassa Marinara a San Benedetto del Tronto.

Questo tipo di costruzione rappresenta la tipologia di abitazione tipica dei borghi marinari della costa tra il XVII ed il XIX secolo, e sono l’evoluzione dei primi insediamenti di paglia e fango, chiamati in sambenedettese “pajarà” (pagliai) e che hanno costituito il primo nucleo di incasato storico a San Benedetto che caratterizzava il “mandracchio”, ovvero il quartiere che si sviluppava intorno a via Laberinto. Alcuni esemplari sono sopravvissuti.

In una lettera indirizzata al Comune di San Benedetto Del Tronto, alla Regione Marche ed alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, diverse associazioni quali Il Circolo dei Sambenedettesi, Associazione Pescatori Sambenedettesi, Circolo Nautico Sambenedettese, Gruppo FAI San Benedetto, Lyons Club San Benedetto, Rotary Club San Benedetto Nord e il Premio Truentum 2019 Giacomo Vespasiani, chiedono la salvaguardia dei pochi esemplari rimasti di questo tipo di costruzione.

Il Presidente del Circolo dei Sambenedettesi Gino Troli spiega : “Questa iniziativa è volta a tutelare un bene che sta scomparendo e che rischia di scomparire definitivamente: la Casa Bassa Sambenedettese che è un manufatto che caratterizza la civiltà marinara da secoli. Perderla definitivamente senza nessun esempio, significherebbe non lasciare traccia di un lungo periodo storico che ha caratterizzato la nostra città. Tra via Palesto, via Cairoli e via Laberinto ci sono tre case basse che potrebbero essere salvate. Attraverso il nostro giornale abbiamo lanciato l’idea che una di queste case possa diventare un Museo della vita quotidiana, ma intanto l’importante è salvare il manufatto”.

Interviene l’Assessore alla Cultura Lina Lazzari: “Ho sempre pensato fortemente che un’amminitrazione debba ricevere voce dal territorio, non sempre capita che delle associazioni riescano a unirsi  per un obiettivo comune. Oggi parliamo di salvaguardia di un tipo di struttura. Per questo  l’Assessorato alla Cultura insieme al FAI ha cercato di creare un focus su questo argomento ed abbiamo cercato di capire quante fossero queste Case Basse ed individuarne i proprietari. Nel contempo l’Amministrazione Comunale sta portando avanti un aggiornamento di riqualificazione e salvaguardia di alcuni edifici storici di San Benedetto,  proprio con il contributo ed in affiancamento con la soprintendenza, perchè per l’appunto la soprintendenza non riconosceva, soprattutto nelle zone A1, A2, e A3 la salvaguardia completa di queste strutture, ma prevedeva la possibilità di demolire e di ricostruire. Questa tutela e conservazione  della Casa Bassa sarebbe un fiore all’occhiello per la nostra città. Io non so se, come,  quando e in che modo si possa procedere, ma a mio parere un tentativo va fatto ed insieme vale la pena di portare avanti questa iniziativa”.

Le “case basse” rimaste tra via Fratelli Cairoli e via degli Orti