SAN BENEDETTO DEL TRONTO- È calato il sipario sulla stagione teatrale 2021-2022 del teatro Concordia di San Benedetto del Tronto, che ha il sostegno dell’amministrazione comunale e dell’Amat e il contributo di MiC, della Regione Marche e di Bim Tronto. L’ultimo appuntamento è stato martedì 4 e mercoledì 5 maggio con “Romeo e Giulietta – una canzone d’amore”, che ha visto protagonisti due tra i più grandi interpreti del teatro italiano: Paola Gassman e Ugo Pagliai.

Rivisitazione del dramma shakespeariano, per la regia di Babilonia teatri, in coproduzione con il teatro stabile di Bolzano, il teatro stabile del Veneto e l’Estate Teatrale Veronese, questa nuova e inconsueta versione presentata sul palco del Concordia si apre con un’ intervista ai due protagonisti, che poi esordiscono con un presunto sesto atto scritto, come dice l’attore l’intervistatore Enrico Castellani, apposta per l’occasione. Un vero e proprio inno all’amore eterno, che va anche oltre la morte, apre, dunque, lo spettacolo, per poi sfociare in una dedica reciproca che i due attori si fanno attraverso due canzoni eseguite in playback: “Via Broletto” di Sergio Endrigo da Ugo a Paola e “Che cosa c’è” di Gino Paoli, con la voce di Ornella Vanoni, da Paola a Ugo. Le esperienze personali dei due attori, che si presentano innanzitutto come individui e attori di se stessi, prorompono immediatamente sulla scena, dove i due sentono di poter rivelare i propri sogni e desideri irrealizzati, oltre al proprio indiscutibile ed eterno amore per il teatro.

 

Continue le incursioni degli altri due attori, che fanno continuamente uscire i due protagonisti dal loro ruolo per raccontarsi come Paola Gassman e Ugo Pagliai e non come i personaggi che interpretano. Il personaggio del fool, l’illusionista Francesco Scimemi, scende tra il pubblico e sceglie uno spettatore con cui fa un gioco di prestigio, spiegando che è stato proprio il teatro elisabettiano a rompere quel finto muro che separava attori e pubblico.

Una colonna sonora, composta da una serie di brani che hanno come comune denominatore l’amore o alludono ad esso, a cominciare dalla bellissima “Moon river” del film “A colazione da Tiffany” per finire con “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco, fa da filo conduttore alle più importanti scene tratte dal capolavoro shakespeariano, come quella del balcone, dove una Giulietta ormai matura si affaccia da una sorta di impalcatura per parlare con un Romeo altrettanto avanti negli anni, seduto su un cavallino della giostra, e quella del matrimonio, che è sia quello tra Giulietta e Romeo, anche se qui non c’è nessun frate a celebrarlo, sia quello mai avvenuto nella vita dai due attori che, a questo punto, smettono di nuovo i panni dei loro personaggi e parlano del loro rapporto con il palcoscenico. “Ogni teatro è pieno di fantasmi, delle presenze che si sono avvicendate sul palco lasciando le loro tracce – afferma la Gassman prima di interpretare, insieme al suo compagno di vita e di arte, la scena finale della cripta.

C’è, dunque, un continuo alternarsi tra finzione e realtà, tra persone e personaggi, ma se questo, da un lato, sembra aggiungere qualcosa di estremamente personale e originale alla narrazione teatrale, dall’altro pare stravolgere in modo eccessivo, seppure voluto, l’opera originale, riducendola a una serie di scene completamente estrapolate dal contesto delle vicende in cui sono collocate e caricandole, quindi, dell’eccessiva responsabilità di dover reggere da sole l’intero spettacolo.

Un’operazione sicuramente audace e coraggiosa, questa di Babilonia teatri, ma che non sembra convincere del tutto perché va a scapito della coerenza e della coesione della storia, che pare quasi sgretolarsi sotto il peso di spiegazioni, giochi illusionistici, ricordi e confessioni da cui lo straordinario e indiscusso talento dei due attori protagonisti non ne esce adeguatamente valorizzato come, invece, dovrebbe. Seppure a tratti divertente e coinvolgente, lo spettacolo sembra procedere a singhiozzi, risultando per lo più frammentario e privo di quella forza tale da renderlo veramente credibile.