SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa giunto in redazione da parte dell’architetto Guido Benigni, del Comitato “Fermiamo il Consumo di Suolo”.

La recente stipula da parte del Comune di San Benedetto del Tronto della convenzione per l’attuazione di una parte dell’ambito 3 del piano particolareggiato riguardante Marina di Sotto con la società Arcadia 61 ci porta a fare alcune riflessioni in merito alla qualità architettonica ed urbana degli spazi pubblici che verranno realizzati in quest’area.

Ci rendiamo conto che è stato sciolto un nodo che rendeva questo pezzo di città “monco” di servizi ed aree attrezzate, tra cui la tanto attesa piazza antistante la chiesa di San Pio X, e che questo quartiere-cerniera tra il sud e il nord del nostro Comune sia finalmente dotato dei servizi essenziali ed aggregativi e di aree verdi.

Però è lecito chiedersi il perché ogni qualvolta che sia necessaria la realizzazione di un’opera pubblica, il territorio debba caricarsi di ulteriore volumetria residenziale e consumo di suolo. Sono tantissimi i casi in Italia purtroppo in cui i Comuni, per carenza di risorse, si trovano a dover “barattare” un grande supermercato (con tutte le conseguenze del caso) per una semplice rotatoria.

Sia chiaro, quella dei partenariati pubblico-privati è una prassi consolidata da anni su tutto il territorio nazionale; inoltre, con l’attuale normativa urbanistica, l’uso di un Piano Particolareggiato è uno degli strumenti a disposizione delle amministrazioni per indirizzare l’azione dei privati, regolamentare le nuove cubature, e incardinare le loro iniziative edilizie in un disegno organico.

Con l’occasione, dunque, approfittiamo per fare un appello ai legislatori regionali e nazionali affinché si arrivi a una nuova legge urbanistica in cui il “baratto” tra pubblico e privato non sia più per uno scambio tra nuove volumetrie e nuovi servizi/spazi pubblici, ma, ad esempio, tra nuovi servizi/spazi pubblici e la gestione degli stessi da parte di chi li realizza.

Il Comune però nell’attuale cornice normativa potrebbe comunque incidere positivamente nella qualità architettonica di questi spazi che saranno realizzati dal privato. Alcuni elementi oggetto di attenzione potrebbero essere:

– l’utilizzo di materiali per i parcheggi pubblici e privati che permettano un mantenimento della permeabilità del suolo;

– la regimentazione delle acque meteoriche e la loro conservazione ad uso degli spazi pubblici di quartiere: la nuova piazza San Pio X, ad esempio, potrebbe essere una water square, ovvero, uno spazio pubblico multifunzionale che, nel caso di forti piogge ed inondazioni, si trasformi in bacino di raccolta e stoccaggio delle acque piovane, così da alleggerire la pressione sull’impianto fognario e avere la possibilità di riutilizzare le acque nei momenti di maggiore siccità e stress idrico;

– la permeabilità delle coperture delle nuove residenze e il riutilizzo delle acque meteoriche per usi domestici;

– le destinazioni d’uso delle nuove aree verdi (a chi saranno rivolte? Di quali tipologie stiamo parlando?)

– la progettazione partecipativa delle nuove attrezzature collettive di quartiere previste dietro al nuovo edificio commerciale.

Non per ultimo, sarebbe preferibile che la realizzazione di parte di questo ambito tenga conto della vicinanza al torrente Acqua Chiara e del suo ecosistema – che fu già indicato dal Piano Spiaggia del 2010 come elemento di connessione est-ovest tra il mare e la collina -affinché si tutelino e si migliorino gli accessi allo stesso diventando elemento di primo ordine nel disegno di questo nuovo brano di città.