SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Dentro. Una storia vera, se volete” è un piccolo gioiello teatrale. Esordiamo così per parlare dello spettacolo andato in scena venerdì 25 e sabato 26 febbraio al Teatro Concordia di San Benedetto, con protagoniste Giuliana Musso e Maria Ariis.
L’opera, in esclusiva regionale, è stata ideata da Giuliana Musso per La Biennale Teatro di due anni fa ed è parte della stagione proposta da Comune e AMAT con il contributo di Ministero della Cultura e Regione Marche e con il sostegno di BIM Tronto. Giuliana Musso, dunque, firma drammaturgia e regia, mentre le musiche sono di Giovanna Pezzetta con la consulenza e gli arrangiamenti di Leo Virgili, le scene di Francesco Fassone. Lo spettacolo è prodotto da La Corte Ospitale con Operaestate Festival Veneto.
Così ha presentato “Dentro” colei che l’ha scritto: “Non è un lavoro sulla violenza ma sull’occultamento della violenza. È un piccolo omaggio teatrale alla verità dei figli”. La scenografia è semplice, asciutta, composta da dodici sedie rosse posizionate lungo due file opposte, perpendicolari al palco. L’incipit è metateatrale, con Giuliana Musso che si presenta come Giuliana e introduce Maria Ariis nel ruolo di Roberta, una madre la cui figlia ha subito violenze dal padre. Le due donne si incontrano la prima volta in un bar, poi a casa di Roberta, senza tuttavia che la scenografia cambi, se non per le luci rosse che nei capitoli successivi si fanno più intense.
Roberta racconta la sua storia con il marito a Giuliana, sperando che quest’ultima ne tiri fuori uno spettacolo. La Musso di tanto in tanto si rivolge al pubblico in qualità di voce narrante, per poi tornare a dialogare con la sua compagna di palco. La musica evidenzia i momenti più salienti, come quando Roberta parla delle infezioni ai genitali di cui soffriva la bambina già dall’età di otto anni.
Giuliana alla fine decide di portare in teatro la vicenda di Roberta, documentandosi sui libri e parlando con un magistrato. “Dentro”, quindi, non racconta altro che la sua genesi. Lungo tutto il corso dell’opera l’accento viene posto sul silenzio che avvolge la violenza del padre sulla figlia, il tabù, nonché sul fatto che l’indagine della polizia sia stata archiviata per mancanza di prove.
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