SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Appuntamento sociale e un ricordo doveroso in Riviera nei prossimi giorni.

Giovedì 23 dicembre, l’Amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto, in collaborazione con il Circolo dei Sambenedettesi, renderà omaggio a tutti i caduti in mare nel giorno in cui, 51 anni fa, si consumò la tragedia dell’affondamento del motopeschereccio “Rodi” e la morte di tutti i componenti l’equipaggio.

La giornata si aprirà alle 11 con la celebrazione ufficiale sulla banchina di riva “Malfizia” dove verrà deposta una corona di alloro sul monumento “Il mare, il ritorno” di Paolo Annibali. Quindi prenderanno la parola il sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo, il sindaco di Martinsicuro Massimo Vagnoni (molti marittimi del Rodi erano originari della cittadina abruzzese), il Comandante della Capitaneria di Porto.

Marco Mancini, il presidente del “Circolo dei Sambenedettesi” Gino Troli. Coordinerà gli interventi l’assessore alla Cultura Lina Lazzari. Quindi ci saranno la benedizione del monumento e un momento di preghiera in ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita in mare prima della deposizione della seconda corona sulle lapidi che ricordano le tragedie del mare collocate sul muro del molo nord “Rodi”.

In serata, alle 21, al Cinema Teatro Concordia, il Laboratorio Teatrale Re Nudo e il Comitato Rodi presenteranno il libro “Mare e Rivolta. Cinquant’anni dai giorni del Rodi” e proietteranno il film “Mare e Rivolta”. Interverranno Gino Troli, curatore della pubblicazione, e Piergiorgio Cinì, attore e regista del film.

L’ingresso è libero, con super green pass e prenotazione obbligatoria (WhatsApp e Sms 347 7555404 o 340 6490905).

Di seguito una nota diffusa dal Comune di San Benedetto.

Finalmente il ritorno a ‘casa’, al Concordia, il teatro della città, grazie alla grande sensibilità dell’Assessore alla cultura Lina Lazzari e dell’intera Amministrazione Comunale di San Benedetto: verranno presentati libro e film realizzati in occasione del 50° anniversario del naufragio del Rodi (23 dicembre 1970). Mare e rivolta: due potentissime suggestioni che hanno accompagnato sin dall’inizio le nostre vite, indirizzato i nostri pensieri, infiammato le nostre passioni, incarnato i nostri desideri di trascendenza, custodito la nostra voglia condivisa di superare confini e barriere, segnato profondamente le nostre gioie e i nostri dolori. E la storia drammatica del naufragio del Rodi (avvenuto di fronte a Grottammare, alla vigilia di Natale del 1970) , della morte dei suoi dieci uomini d’equipaggio e quella della rivolta di popolo legata al ritardo colpevole delle autorità del tempo nel soccorso dei probabili superstiti e nel recupero del relitto sono una sintesi paradigmatica del rapporto profondo tra la spietatezza di un mare che tradisce proprio quegli uomini che lo hanno solcato con rispetto, devozione, coraggio e tanta fatica e il grido collettivo di una comunità solidale che si solleva contro l’inerzia di uno Stato incapace di tutelare i suoi cittadini e spesso fonte di iniquità e ingiustizia: proprio quello che tanti giovani e meno giovani del tempo volevano ribaltare sin dalle sue fondamenta, per renderlo più giusto e rispettoso del diritto di tutti di condurre una vita dignitosa.

Fu un moto popolare che non uccise, non distrusse, non suscitò odio ma passione condivisa quello che scosse per giorni la nostra comunità: e il rapporto profondo instauratosi tra i marinai e i giovani rivoluzionari portò, nell’immediato, al recupero del relitto e delle vittime e, qualche anno più tardi, alla conquista del primo contratto nazionale legato al mondo della pesca. In occasione del 50° anniversario del naufragio del Rodi, ci era sembrato doveroso riportare alla memoria quei fatti che rappresentano un tratto identitario della nostra comunità e che hanno ancora su di noi un forte impatto emotivo; l’idea era quella di ridare vita, tramite le testimonianze e le documentazioni relative a quei giorni, ai due sogni che si sono incrociati negli anni ’70 e che hanno segnato profondamente la storia recente di San Benedetto: quello dei marinai di raggiungere il loro “Marocco” sui pescherecci atlantici, a costo di grandi sacrifici, contribuendo in maniera determinante alla crescita economica e sociale dell’intera comunità, e quello dei giovani di allora di dare vita ad un mondo migliore e più giusto. A tal fine una serie di associazioni  che operano da anni nella tutela delle tradizioni e del patrimonio storico e culturale del territorio e di altre che agiscono a vari livelli in ambito artistico (teatrale, musicale, fotografico, cine-documentaristico) hanno dato vita all’inizio del 2020 ad un Comitato “Rodi” e  hanno iniziato a collaborare ad un progetto comune che ha messo in campo varie iniziative, con l’obiettivo di far conoscere alle nuove generazioni ciò che è stato e di rendere un omaggio appassionato a tutti coloro che hanno lasciato un segno indelebile nella  storia della nostra comunità, in un periodo in cui il destino ha legato la gente giusta al momento giusto, (negli anni ’60 e  ’70) in una città pulsante e viva, attraversata da un grande desiderio di cambiamento e strettamente connessa al suo porto pieno di navi oceaniche.