SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito una nota del sindacato Fai Cisl Marche giunto in redazione il 30 novembre.

Siamo molto preoccupati per quanto si sta delineando al tavolo permanente di consultazione della pesca e acquacoltura istituito presso il Mipaaf in merito alla proposta del fermo pesca per l’anno 2022.

La forte preoccupazione per altro rischia di non essere più sufficiente a denunciare lo stato di continua incertezza per il futuro dei pescatori marchigiani.

Per Fai Cisl Marche è inaccettabile, nel merito e nel metodo, l’ipotesi di ulteriore ridimensionamento delle giornate di lavoro in mare.

Il merito è rappresentato dalla necessità, così giustificano il Ministero e l’Europa, di rendere sostenibile la continuità degli stock ittici. Come sindacato di categoria vogliamo risposte per la sostenibilità dei redditi dei lavoratori, per la continuità del lavoro dei pescatori.  Ci spieghino come  si può dare certezza di lavoro e reddito dignitoso ipotizzando un plafond di giornate di pesca da 67 giornate annue (sfogliare e rapidi) a 109 giornate annue  (strascico demersali).  

Vogliamo risposte rispetto a come si possa garantire un reddito annuo sufficiente per le famiglie dei pescatori con una attività svolta appena per un terzo delle giornate lavorabili in un anno. Per la Fai Cisl Marche questa situazione è inaccettabile, questa assurda proposta azzera la pesca.

Condividiamo e sosteniamo il no all’ipotesi di riduzione delle giornate di pesca per il 2022 arrivato dal vicepresidente e assessore regionale Mirco Carloni.

Per altro le decisioni della commissione europea a Bruxelles sono state prese sulla base di indicazioni da parte della Cgpm (Commissione generale della pesca nel Mediterraneo) senza coinvolgimento degli stakeholder e del parlamento stesso e soprattutto su dati scientifici rilevati nel 2019 senza considerare la forte riduzione di pesca del 2020 e 2021 determinate da riduzioni imposte da Bruxelles e dalla pandemia.

Sono da oltre 10 anni che come Fai Cisl denunciamo  la necessità di avere come obiettivo, oltre che alla sostenibilità ambientale, anche quello sociale ed economica.

Sono anni che chiediamo un ammortizzatore sociale strutturale (Cisoa) che finalmente il Governo ha recepito (anche se non in maniera esaustiva) ma che rischia di essere ininfluente se permangono  queste premesse per il fermo 2022 e anni futuri nel momento in cui i pescatori rinunceranno a svolgere tale attività perché non più competitiva.