SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riportiamo e pubblichiamo una nota stampa, giunto in redazione l’11 ottobre, del Comando Provinciale di Ascoli Piceno.

Nelle ultime ore, i Carabinieri del Comando Provinciale di Ascoli Piceno, in collaborazione con l’Arma di Teramo, hanno dato esecuzione ad un’ ordinanza di misure cautelari emessa dal Gip presso il Tribunale di Teramo, su richiesta di quella Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini, condividendo pienamente con le risultanze investigative rapportate dall’Arma, nei confronti di 4 indagati, ritenuti responsabili di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina, continuato. All’esito di un’ articolata attività d’indagine durata alcuni mesi, i militari della Compagnia di Ascoli Piceno, hanno comprovato l’esistenza di una fitta rete di spaccio, operante tra la Val Vibrata e l’ascolano, costituita di quattro cittadini di origine albanese, tra i 29 e 39 anni, tre dei quali con precedenti specifici, tutti residenti nel teramano.

I 4 destinatari di misura cautelare (due agli arresti domiciliari e due con divieto di dimora in provincia di Teramo), avevano imbastito nel tempo una fitta rete di smercio di “cocaina” nei confronti di oltre 80 assuntori di ogni fascia d’età, sesso ed estrazione sociale, dimoranti in parte nel teramano ed in parte nel piceno, effettuando consegne della sostanza stupefacente principalmente nei parcheggi di attività di ristorazione o centri commerciali, ricadenti sia in provincia di Teramo che di Ascoli Piceno, sempre a seguito di  preventivi accordi tramite social network.

I vari accertamenti condotti dai Carabinieri di Ascoli Piceno hanno permesso di portare alla luce il particolare modus operandi dei quattro, che nei mesi di indagine hanno effettuato centinaia di “consegne” di cocaina, ricavando un illecito profitto di circa 100 mila euro. L’attività illecita, protrattasi incessantemente anche durante i mesi di pandemia, ha avuto la sua genesi proprio dalle sanzioni amministrative subite dai quattro che frequentemente venivano fermati e sanzionati dai Carabinieri e dalle altre forze di Polizia in spregio alle norme che imponevano il divieto di spostamento dal proprio comune, denotando conseguentemente un bisogno irrefrenabile di spostarsi ed attirando pertanto l’attenzione dell’Arma.