SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tornando a Franco Fedeli e al suo molto probabile ritorno alla Sambenedettese, oggi avremo il responso ufficiale che alla fine gli sportivi del nostro territorio non potranno che accettare. Dal pensiero, come avevamo anticipato, ai fatti.

Come ho già detto Fedeli è ‘forestiero’ ma i cinque anni trascorsi a parlare soltanto di calcio, con tutte le polemiche che il gioco comporta, non potranno che prevalere. Anche ai più accaniti contestatori passerà la voglia di rifiutarlo per gli stessi motivi che ho appena detto.

Ciò non significa però che i trascorsi alla Samb di Fedeli, debbano ripetersi come in uno specchio. Nell’annunciare il suo molto probabile ritorno a casa ho messo alcuni puntini sulle “ì”, proprio perché cose da correggere ci sono ma bisogna farlo con la massima serenità e intelligenza.

Tutti ricordano che a Fedeli consigliai io di venire a San Benedetto quando mi chiese più volte che ambiente avrebbe trovato e se la ritenevo una scelta giusta. Lo convinsi, dopo essermi informato sulle sue potenzialità economiche, che di meglio non poteva trovare. Tanto fu e tutto è filato liscio fino a logorarsi come spesso accade in tutte le convivenze. Per motivi giusti e non.

Come ho spesso detto l’aspetto caratteriale è l’ultimo in ordine di importanza, mentre per altri aspetti le ragioni tra lui e chi lo contesta sono comprensibili. Mi riferisco ad una vera e propria progettazione che Fedeli non ha mai avuto in testa. Gli esempi più eclatanti furono i contratti soltanto annuali che spiegava così: “Quandò andrò via non voglio lasciare pesi (stipendi da pagare ndd) a chi prenderà il mio posto”

Un ragionamento che fila a metà perché è vero (si è visto con l’ultima sciagurata gestione) che vendere una società diventa più difficile con stipendi da accollarsi ma è anche vero che per una gestione oculata occorre avere coraggio e anche competenza sui giovanissimi da acquistare e valorizzare.

Competenza perché è meglio battere la concorrenza (pagando di più) acquistando un ragazzino promettente che vivacchiare con settori giovanili o scuole calcio nei quali si pensa più alla retta che pagano i genitori e/o agli “aiuti” economici scandalosi degli stessi. A buon intenditor…

Coraggio perché gli allenatori che si hanno alle proprie dipendenze devono saper gestire un misto di ‘anziani’ e giovanissimi da lanciare, pensando meno al proprio interesse personale: meglio rischiare e arrivare ‘secondi’ dopo aver lanciato e valorizzato i propri giovani che arrivare ‘primi’ e con le casse vuote. I frutti si vedrebbero nel tempo e anche i risultati.

Fedeli avrà la fortuna di ritrovarsi un manto erboso da Champions, una struttura per gli allenamenti come quella di Monsampolo, una città che ha visto il peggio ben due volte in 10 mesi e probabilmente un gruppo di sambenedettesi che lo aiuteranno economicamente, con i quali però sarà costretto a smussare alcuni aspetti del suo carattere (oltre a dare più spazio al figlio Andrea che, secondo me, è un ottimo intenditore di calcio), e seguire i loro consigli in quanto amanti della Samb e della sua storia più di lui.

Nelle richieste esposte nel mio precedente articolo sul personaggio Fedeli voglio insistere su un particolare, senza che lo stesso… tocchi ferro. Ha l’età giusta per togliersi soddisfazioni che lo renderanno ‘immortale’ nella città di San Benedetto del Tronto e dintorni.

Lo dico perché l’unica cosa certa dell’uomo di Cascia è che ha i mezzi anche per tenere una squadra di serie A. Dopo chiaramente la mirata programmazione di cui sopra. Che sia la Samb è un sogno. “Il sogno permette a chiunque di sopravvivere. Chi sogna non muore mai, perché non dispera mai. Sognare significa sperare.” Joël Dicker

Se la ‘fava’… non si cuoce, ho sprecato tempo e consumato inutilmente la tastiera. E sia quello che Dio vorrà.