
di Lucia Franca Rozzi
PAGLIARE/SENTINA/FIUME TRONTO – Poche settimane fa il giovane pagliarese Cristian Di Giacinto, assieme ad un compagno Cristiano Eutizi, ha realizzato un’impresa già compiuta tempo fa, negli anni Ottanta, la Vogalonga del Tronto insieme a Cristiano Eutizi. Il suo intento è quello di sensibilizzare in merito all’inquinamento fluviale ed il generale disinteresse nei confronti del fiume.
Il tutto è stato videoregistrato ed è disponibile su YouTube a questo link. Abbiamo sentito il protagonista per porgli qualche domanda più nel dettaglio.
Cristian, come è nata questa iniziativa?
“L’idea ci è venuta al momento. Tutto è partito dalla voglia di sfruttare il fiume Tronto. Non avevo mai visto quelle zone, che poi abbiamo navigato, dalla ciclabile che costeggia il fiume non sono visibili. Una persona ci ha parlato della Vogalonga che si faceva negli anni 80. Lì abbiamo deciso di farlo anche noi. Abbiamo poi comprato una canoa gonfiabile e siamo partiti. Il nostro desiderio era quello di far risaltare la zona fluviale che nessuno conosce, sarebbe bene valorizzare il fiume, che altrimenti è lasciato all’abbandono e all’inquinamento. Negli anni Ottanta si faceva sensibilizzazione tramite l’attività sportiva della vogalonga, così anche noi ci siamo lasciati ispirare”.
Consiglieresti o sconsiglieresti ad altri di ripetere questa impresa?
“La consiglierei a tutti, ma con allenamento e le dovute precauzioni“.
Quali sono i più grandi pericoli che hai incontrato? Si vede un vortice ad un certo punto e ti sei anche leggermente ferito.
“I maggiori pericoli sono stati le strettoie improvvise ed il vortice. C’è un punto in cui il letto del fiume biforca e ci si ritrova in prossimità del vortice dal lato su cui proseguire. Li ci siamo ribaltati. In altre zone ci sono gli alberi caduti che creano uno sbarramento. Poi in alcuni punti c’è più corrente. In altri l’acqua è bassissima e abbiamo proseguito a piedi tra i fitti canneti”.
È stata necessaria una preparazione atletica, se si di che tipo?
“No siamo andati all’avventura. Siamo dei dilettanti, sappiamo nuotare ma abitualmente non pratichiamo canoa, ma andiamo spesso in montagna sulle vette come allenamento”.
Complessivamente quante ore ci avete messo per farla?
“Cinque ore e mezza, comprese di pause tecniche e delle due cadute fatte. Il percorso totale è di 14km”.
Oltre agli amici avete allertato altri durante lo svolgimento dell’impresa?
“I nostri amici e follower, che hanno seguito tutto tramite le stories. Ho ripreso gran parte del percorso con la Gopro, prima di perderla e poi con il cellulare”.
Pensi che sarebbe possibile rendere un domani il fiume Tronto navigabile, come altri fiumi italiani?
“Sì, con delle modifiche. Basterebbe sistemare alcune zone, agitare le cascate, togliere gli alberi caduti, tagliare le fitte canne, creare un piccolo percorso. Per me sarebbe un sogno riorganizzare la Vogalonga. Magari non in estate che il fiume è secco, ma in primavera o autunno”.
Nel video all’inizio parli di inquinamento, quali sono i punti che hai trovato più inquinati?
“Il punto di partenza, a Pagliare, è la zona più inquinata. C’era della schiuma dopo la cascata. Poi nel corso del fiume c’era molta plastica che galleggiava o che era rimasta impigliata agli alberi. Altri tipi di agenti inquinanti non sono visibili”.
Cristian ha concluso dicendoci il suo sogno per il fiume: “Mi piacerebbe vedere i comuni interessati al fiume, che gli attribuiscano più valore, che ci sia una maggiore consapevolezza, che si sistemino le zone con i fitti canneti, che si possa rendere progressivamente il fiume navigabile, in modo tale che possa accompagnare i cittadini e sia possibile fare il bagno in sicurezza”.
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