FERMO – Riportiamo e pubblichiamo un comunicato stampa, giunto in redazione l’8 giugno, dalla Questura di Fermo.

La voglia di ricominciare una nuova vita di coppia dopo alcune precedenti esperienze che avevano lasciato l’amaro in bocca. Il desiderio di trovare un partner che potesse condividere i momenti di spensieratezza di una quasi venticinquenne portoelpidiense con un lavoro stabile ma senza la stabilità di un affetto.

E in quel giovane coetaneo la donna era convinta di aver trovato finalmente l’anima gemella con la quale era andata a convivere per cominciare a costruire il tanto agognato futuro.

Ma dopo i primi mesi di illusione anche quei sogni si sono infranti.

Prima qualche accenno di nervosismo dell’uomo, che la donna ha voluto giustificare con le difficoltà del mondo del lavoro determinate dalla pandemia; poi il sentirsi osservata quando si spostava per andare a trovare amici o a fare la spesa ed il ritrovarlo, casualmente, dietro un angolo della strada percorsa.

Ed ancora, notare che il proprio cellulare appoggiato sicuramente su un mobile nella casa non è più nella stessa posizione e poi, in un crescendo, qualche scenata di gelosia, inizialmente solo verbale.

Ma l’affetto e la smania di costruire una relazione tendono a giustificare e allontanare ogni dubbio, a far svanire la nebbia del sospetto di essere ormai divenuta un obiettivo delle paranoie del compagno.

E poco dopo i primi atti vessatori e le prime liti, delle quali non si riesce a capire la causa e che quindi si sopportano come accadimenti transitori che non minano il saldo rapporto che si spera instaurato, si scatena la violenza fisica.

Prima qualche schiaffo, poi anche calci fino ad arrivare a colpirla con pugni su varie parti del corpo quando la donna tenta di difendersi dalla furia insensata dell’uomo.

E la maggior parte delle volte, quando la donna decide di interrompere la relazione perché ha preso coscienza che quello non è amore, l’uomo chiede scusa, un’altra possibilità, poi un’altra.

Ma i segni fisici delle percosse subìte non si nascondono facilmente ed allora la vittima si deve confidare con qualche amica raccontando ciò che è costretta a subire.

E a quell’amica, qualche sera, la vittima chiede un rifugio perché quell’uomo, che ha ancora una volta esagerato, così impara come si vive senza di lei.

Infine, quello che la donna non ha il coraggio di fare, ovvero denunciare la lunga serie di maltrattamenti che in alcuni casi la hanno costretta a ricorrere alle cure dei sanitari, lo fanno i vicini che hanno allertato le Forze dell’ordine per segnalare i violenti litigi nascosti dalle mura domestiche.

E se il primo intervento della Volante non ha fatto rilevare situazioni di pericolo per la donna che non ha, ancora una volta, voluto rischiare di perdere quel compagno, “è una banale lite per futili motivi, ma è tutto a posto”, ogni minimo elemento raccolto dai poliziotti intervenuti è stato cristallizzato ed inserito in una banca dati creata a tutela di tutte le vittime di violenza di genere; e basta un secondo intervento per dare alla Squadra Mobile gli elementi per attivare, sotto l’attenta direzione dell’Autorità Giudiziaria, le indagini per ricostruire ogni accadimento del passato ed evitare il ripetersi dei comportamenti violenti che la maggior parte delle volte subiscono un’escalation costante ed inarrestabile.

E allora la vittima, con il personale specializzato della Squadra Mobile riesce finalmente a sentirsi libera di denunciare le vessazioni subìte e queste sue dichiarazioni, dopo aver messo in sicurezza la donna per contrastare ogni ulteriore tentativo dell’uomo di raggiungerla, si concretizzano con le indagini, la raccolta di ulteriori elementi testimoniali che incastrano definitivamente il responsabile di tali insani comportamenti.

Al termine degli accertamenti di polizia giudiziaria, due giorni fa il personale della Squadra Mobile ha notificato all’autore delle violenze il provvedimento emanato in brevissimo tempo dall’Autorità Giudiziaria che dispone il divieto di avvicinamento e di ogni forma di comunicazione dell’uomo con la donna, che nel frattempo si è trasferita, al sicuro, in altra zona.

Sul rispetto del divieto stabilito dall’Autorità Giudiziaria a tutela della donna vigileranno le Forze dell’ordine per segnalare immediatamente ogni minima violazione dalla quale potrà derivare una più incisiva misura cautelare.