SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Domenica 6 giugno, alle ore 18.30, presso la Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, nell’ambito della rassegna P.A.C. “Parole alla carta”, organizzata dall’associazione culturale e.artES Cum Panis con la direzione artistica di Mizar Tagliavini e la direzione tecnica di Dafne Ciccola, Annalisa Frontalini, presidente dell’associazione culturale “Rinascenza”, presenterà il suo secondo libro di poesie dal titolo “La nota imperfetta” (Infinito edizioni).

Annalisa Frontalini è nata ad Ascoli Piceno e, dopo numerosi trasferimenti, oggi vive a San Benedetto del Tronto. Laureata in scienze politiche, con alle spalle una ricca esperienza nella gestione delle risorse umane, è da sempre attenta al mondo dell’arte e da tempo organizzatrice e promotrice di eventi culturali. Dal 2016 è ideatrice e direttore artistico della rassegna letteraria e musicale “In Art” e presidente dell’associazione culturale “Rinascenza”. Il suo primo libro di poesie, “Dentro la pausa di una musica jazz” (Di Felice edizioni, 2017) si è classificato al primo posto al premio di poesia AEA 2017.

Annalisa, finalmente si torna in presenza…questa è la tua prima presentazione del libro dopo il lock down?

“Sì, sono molto contenta di tornare in presenza e questa è la mia prima presentazione dopo la pausa dovuta ai vari lockdown. In effetti, l’invito a partecipare a questa rassegna mi era stato rivolto lo scorso anno, ma poi, a causa del Covid e della conseguente sospensione degli eventi, la rassegna era stata annullata. Sono davvero felice e onorata che mi abbiano di nuovo invitata e anche lieta di ricominciare proprio partendo da questa rassegna e da San Benedetto. È una grande gioia poter nuovamente partecipare agli eventi sia personalmente, presentando il mio libro, sia come organizzatrice di eventi culturali per l’associazione ‘Rinascenza’, sia come spettatrice. Forse sbagliando, non lo so, ma durante il periodo di sospensione della attività culturali, ho sempre declinato gli inviti a presentare il libro on line e, anche come associazione, abbiamo deciso di non organizzare eventi online, in entrambi i casi per lo stesso motivo: per noi l’incontro significa interscambio tra pubblico e artista, scambio che online sarebbe molto ridotto. I nostri eventi, infatti, si sono sempre svolti in luoghi di ritrovo ‘semplici’ e di facile accesso, perché pensiamo che tra i mezzi più efficaci per avvicinare le persone alla cultura ci sia anche quello di ridurre la distanza fisica tra il pubblico e l’artista, così che il messaggio culturale possa arrivare in modo più immediato e che l’interazione tra artisti e pubblico possa essere facilitata e avvenire in maniera spontanea e naturale.

“La nota imperfetta”, il tuo secondo libro di poesie, è uscito ad agosto 2019 ed era già stato presentato in diverse rassegne, tra cui anche la fiera del libro di Roma. Che significa “La nota imperfetta”?

“Il titolo sottolinea l’importanza dell’imperfezione. La bellezza, la perfezione della vita, un amalgama di echi di note imperfette. L’imperfezione è il tratto umano per eccellenza. L’imperfezione che è causa di paura e pretende coraggio; la presa di coscienza della bellezza dell’imperfezione propria e dell’altro che favorisce la libertà di espressione di sé e l’accoglienza dell’altro nel modo più puro; l’imperfezione come essenza dell’essere umano che, proprio attraverso di essa, acquista il suo valore e la sua unicità; l’imperfezione come stimolo alla crescita e al miglioramento di sé”.

Il tuo primo libro di poesie si intitola “Dentro la pausa di una musica jazz”. C’è un filo conduttore tra i due libri?

“Innanzitutto, in entrambe le pubblicazioni, i versi sono accompagnati da fotografie di Paolo Soriani che, oltre a essere uno dei migliori fotografi d’arte che abbiamo in Italia, ha uno sguardo poetico che lo contraddistingue, credo che la fotografia di Paolo aggiunga alla parola un grande arricchimento armonico, che la illumini. Penso, inoltre, che dove non arriva la parola possa arrivare la fotografia, o la musica o il gesto… Il filo conduttore dei miei due testi è sicuramente l’amore, scelta coraggiosa, lo so, perché parlare di amore in tutte le sue varie forme, è parecchio rischioso, scivolare nella banalità è facilissimo. Ma tutto ciò che gira intorno all’amore, ogni sentimento che gira intorno all’amore, è forza creatrice; l’amore è l’unica risposta possibile al bisogno ancestrale che abbiamo di sconfiggere la morte. Qualsiasi atto di amore, invece, anche il più semplice, non potrà mai risultare banale”.

In entrambi i titoli si allude, però, anche alla musica. Come mai questa scelta?

La musicalità, il suono e il ritmo, nella poesia, sono fondamentali. Penso che i versi non debbano necessariamente avere un bel suono, ma il suono che viene dalla poesia deve farne percepire l’essenza ancora prima di essere compresa (come dice Rondoni, la poesia non va capita, ma compresa, presa con sé) e deve accompagnare il lettore dentro al cuore”.

Quando hai iniziato a scrivere poesia?

La necessità di scrivere è nata quando avevo circa undici anni. Sicuramente i tanti trasferimenti che ho fatto hanno inciso, perché ogni volta, all’inizio, mi ritrovavo da sola e, oltre a scrivere il diario che abbiamo scritto tutti e tante lettere agli amici che lasciavo, sentivo l’esigenza di fermare sulla carta quello che non riuscivo a dire. Ricordo che strappavo dei fogli dai quaderni, scrivevo, e poi li mettevo da parte in una scatola o in un cassetto, erano i miei primi tentativi di custodire emozioni e sentimenti che non riuscivo a esprimere in altro modo. Negli anni ho poi scoperto che la poesia non può essere detta e, come dice Ungaretti: ‘La parola è impotente, la parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi. Lo avvicina’“.

Che cosa rappresenta per te la poesia?

‘È pronto soccorso, la poesia, non una sviolinata al chiaro di luna’”, come dice Erri De Luca. La poesia non credo possa essere definita perché nel momento in cui la andiamo a incasellare, non è più poesia. La poesia è un’arte che, senza un duro lavoro, penso sia solo creatività. La poesia è necessaria, è la ricerca del senso, è riuscire a cogliere nell’ordinario, lo straordinario, il poeta è ‘colui che distilla un senso sorprendente da ordinari significati’, come dice Emily Dickinson, il poeta accoglie lo stupore e si lascia attraversare, si immerge nella realtà che prova a restituire con la parola, cercando di avvicinarsi alla verità”.

Hanno detto di lei:

“Questo deve fare la poesia autentica, mai confermare sentimenti o pensieri (più spesso capita di veder confermati pensierini) ma rompere la crosta, aprire varchi, superare siepi, legare infinito e finito in nuovi nodi, nuove sorprese, nuovi incanti. Questo con la sua arte mai altezzosa compie Annalisa Frontalini” (“La nota imperfetta” dalla prefazione di Davide Rondoni)

“Le poesie di Annalisa sono gesti composti, sono la preghiera di un corpo fragile. Non gridano, sussurrano. Parlano piano, a chi vuole ascoltare. Non fingono mai, non cercano metafore folli, impensabili, buone per stupire.” (“La nota imperfetta” dalla postfazione di Giovanni Bogani).