FERMO – Riportiamo e pubblichiamo una nota stampa, giunta in redazione il 15 maggio, dalla Questura di Fermo.

Molte persone ricordano la violenta rapina avvenuta il 26 febbraio 2019 a Porto Sant’Elpidio. 

Quattro soggetti, due dei quali in sella ad una moto naked di grossa cilindrata e gli altri due complici a bordo di una autovettura, avevano seguito per decine di chilometri la vittima designata, un rappresentante di gioielli che aveva conservato il campionario nel bagagliaio della sua auto.

Nel momento considerato propizio i due in sella alla moto erano riusciti a sottrarre i gioielli colpendo con violenza la vittima.

Immediate le indagini della Squadra Mobile di Fermo, che hanno subito evidenziato che la batteria di delinquenti aveva messo in atto un disegno criminoso minuziosamente pianificato, molto probabilmente provato con successo in altre realtà del territorio nazionale.

Una vera e propria organizzazione criminale di provenienza campana, come accertato dagli investigatori già nelle prime fasi delle indagini, che, proprio per l’elevato spessore criminale, era anche addestrata a non lasciare tracce del suo passaggio nei luoghi del delitto.

Un gruppo delinquenziale ordinato secondo gerarchia e specifici ruoli ma la forza del quale è consistita proprio nella capacità di scambiarsi nei ruoli subalterni, alternandosi negli stessi in base alle necessità ed alle evenienze determinate dai risultati delittuosi che si riuscivano ad ottenere ed alle attività di contrasto delle Forze dell’Ordine.

Certamente, se qualcuno sbagliava, veniva estromesso, costretto all’omertà ma soprattutto non poteva più contare sui facili guadagni delle razzie compiute.

Dopo la consumazione del reato, un anonimo punto di incontro molto distante dal luogo della perpetrazione, presso il quale suddividere il bottino secondo percentuali predefinite.

Solo la regia può e deve essere sempre la stessa.

Ma, se l’organizzazione strategica è ottima, non lo è stata di meno la capacità professionale e la caparbietà della Squadra Mobile di Fermo ad analizzare ogni singolo elemento che è possibile raccogliere sfruttando la certezza che anche il più determinato delinquente “professionista” può sbagliare; e quegli errori gli possono essere fatali.

Ma tutto fa indagine.

Il rilevante sistema di videosorveglianza cittadina installato dall’amministrazione comunale di Porto Sant’Elpidio, quello di impianti privati, quelli autostradali e delle aree di servizio, le testimonianze delle persone presenti nella zona acquisite nell’immediatezza prima che anche gli infinitesimali particolari utili per le indagini potessero essere scordati.

Come la banda, prima di colpire, aveva seguito la vittima per decine di chilometri, così gli operatori della Squadra Mobile sono riusciti a monitorare tutto il suo percorso, dal luogo del reato fino al rientro nelle zone di provenienza.

Ogni elemento, importante o poi divenuto irrilevante, è stato minuziosamente analizzato anche con il rischio di dirottare le indagini verso direzioni sbagliate o strade chiuse.

Ma non è stato così: i quattro componenti del quartetto organizzato sono stati prima individuati, poi identificati ed i segugi della Squadra Mobile di Fermo con i colleghi dell’omologo ufficio partenopeo hanno proceduto, dopo l’emissione delle misure cautelari disposte dall’Autorità Giudiziaria fermana sulla base delle articolate indagini esperite dalla locale Squadra Mobile, alla loro ricerca prima nei luoghi di residenza e domicilio e poi in ambito nazionale ed internazionale.

Gli operatori delle due Squadre Mobili, dopo pochi mesi dal grave reato, sono riusciti a rintracciare il primo sodale ed a portarlo presso un carcere campano.

Degli altri tre, che probabilmente avevano avuto sentore del cerchio che si era stretto intorno a loro, si sono perse per qualche tempo le tracce, ma sentitisi braccati, due sono stati costretti a costituirsi mentre un altro che era riuscito a restare “latitante” è stato successivamente preso.

È dell’11 maggio scorso la notizia dell’arresto, da parte della Polizia di Stato campana di uno dei soggetti di maggior spessore del quartetto. L’uomo, come riportato dalle cronache, è stato controllato in sella ad un ciclomotore ma ha esibito documenti falsi.

A seguito di un più accurato controllo il soggetto è risultato destinatario di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Fermo per scontare la pena di 7 anni e 7 mesi per la violenta rapina a Porto Sant’Elpidio: a suo carico, inoltre, un mandato di arresto europeo emesso nel 2019 da un Tribunale francese per reati analoghi, furto con strappo e associazione per delinquere.

E gli altri tre componenti del gruppo organizzato identificati dalle accurate indagini della Squadra Mobile fermana?

In sede di giudizio hanno patteggiato, ovvero hanno ottenuto una riduzione della pena ormai incastrati dalle schiaccianti prove che hanno chiarito le loro responsabilità quali autori del grave delitto, e da allora sono ancora sottoposti a detenzione cautelare.

Un ulteriore successo, a riprova della capacità professionale e dell’acume investigativo della Squadra Mobile fermana, nei confronti di un’organizzazione criminale che ha colpito nel nostro territorio.