Ci è giunta lunedì scorso la protesta di una donna in stato di gravidanza che si è lamentata per il trattamento avuto nel Laboratorio Analisi del “Madonna del Soccorso”. (Vedasi la nota dopo la spiegazione del dirigente del Servizio ospedaliero)

Prima di pubblicarla abbiamo contattato il primario dottor Antonio Fortunato per farci spiegare i motivi che hanno generato una situazione incresciosa con motivazioni da parte di chi l’ha subìta che noi riteniamo oggettive.

Il dirigente ha chiarito così l’episodio: “La prima spiegazione è che quando si prenota con l’app non è possibile dire l’esame che è scritto nella relativa impegnativa. Cosa che la paziente aveva probabilmente intuito e per questo ha telefonato. Purtroppo deve esserci stato un equivoco per cui la protesta possiamo comprenderla. A monte però c’è un particolare importante: l’esame richiesto era una curva glicemica che non si limita ad un solo prelievo ma a più prelievi nell’arco di due-tre ore. Motivo per cui non se ne possono accettare più di tre al giorno per motivi di spazio, nelle attese, facilmente comprensibile per via delle limitazioni dovute alle regole del Covid-19. Essendo la signora in questione la quarta è nata una discussione con gli addetti ai lavori, che hanno capito e hanno quindi eseguito i prelievi. Lasciando la signora prima in un posto limitato e affollato e in seguito in una stanza.

Un problema che il dottor Fortunato conosce bene: “Tanto è vero che ho da tempo chiesto ai responsabili dell’Asur 5  una ristrutturazione di tutta l’area dedicata ai prelievi e alle persone in attesa. La richiesta è stata accettata e mi auguro che presto possano iniziare i lavori. Fermo restando che le proteste della signora sono giustificate anche per le prenotazioni tramite app; i vari responsabili sicuramente la adegueranno  onde evitare episodi tipo quello accaduto sabato scorso”

Direi che “Tutto è bene quel che finisce bene” è la conclusione più adeguata di un episodio, nel quale, come a volte capita, tutti hanno ragione.

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ci scrive una donna incinta per denunciare l’episodio di cui è stata protagonista “Madonna del soccorso” di San Benedetto del Tronto.

Sono alla fine del sesto mese di gravidanza – esordisce – Come da prassi uno degli esami richiesti in questo stadio di gestazione è la curva glicemica. In genere ho sempre prenotato i miei esami mensili tramite l’app Zerocoda, ma in questo caso ho preferito informarmi preventivamente chiamando al telefono. L’operatrice con cui ho parlato mi ha detto che non c’era nessun problema e che potevo prenotarmi sempre tramite app, a patto che lo facessi prima delle 8, perché per la curva glicemica sono necessarie due ore. Così mi sono prenotata tramite app“.

Il sabato seguente la donna si è recata in ospedale e gli è stato detto che non sapevano se potessero farle quell’esame: “Dopo una prima attesa mi confermano che dovrò tornare. Il motivo? Ci sono altre tre donne in dolce attesa e causa Covid non possono tenermi nella stessa stanza. E non hanno un’altra stanza per me, un posto dove mettermi. Ovviamente, rimasta di stucco e incredula, ho insistito dicendo che era un mio diritto fare l’esame visto che avevo prenotato e che la loro organizzazione non può ricadere su un qualsiasi paziente, figuriamoci su una donna in gravidanza. Oltretutto, trattandosi di un problema di gestione interna, se fossi tornata la volta successiva il problema si sarebbe potuto riproporre”.

Alla fine la donna è riuscita a sottoporsi all’esame: “Per la mia sicurezza, non potevano lasciarmi nella stessa stanza con le altre tre donne, ma mi hanno lasciata per oltre quaranta minuti nel corridoio del laboratorio analisi con altre venti persone e un bel via vai di gente. Dopo tanto mi hanno trovato una stanza dove poter procedere. Sono anche arrivate delle labili scuse per la situazione da parte di un direttore, ma il punto è che dopo un anno di Covid chissà quante persone sono state ingiustamente rimandate a casa per la mala gestione e il rimbalzo di responsabilità. Dopo un anno di covid ancora non si è provveduto a modificare l’app, a trovare soluzioni efficienti che non creino disagio a chi accede al servizio sanitario”.