SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Possiamo dire oramai con certezza che quella del Moby Prince fu una strage, non una tragedia del mare”.

Così il sindaco di San Benedetto del Tronto, Pasqualino Piunti, in una nota diffusa il 9 aprile. Il 10 aprile ricorre il trentennale del tragico rogo dell’imbarcazione in Toscana.

Il primo cittadino prosegue: “Quelle 140 persone, tra cui il nostro conterraneo Sergio Rosetti (a cui rivolgiamo, a distanza di 30 anni dalla sciagura, un commosso pensiero), non morirono subito nell’incendio provocato dallo scontro tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo che non doveva essere in quel punto. Forse molti di loro si sarebbero potuti salvare se i soccorsi fossero stati tempestivi”.

Ci fu una serie di errori incredibili che sono emersi solo molto tempo dopo grazie all’impegno incessante dell’associazione 140 che raccoglie i familiari di quei 140 morti.

“La giustizia ha dato risposte molto insoddisfacenti fino all’arrivo della prescrizione – continua Piunti – C’è voluta una commissione parlamentare di inchiesta per stabilire che la collisione non è stata dovuta alla presenza della nebbia e tantomeno alla condotta colposa del comandante del traghetto e per puntare il dito contro le gravi carenze nelle indagini della magistratura e nelle operazioni di soccorso”.

Le famiglie di quei 140 morti, alla luce di queste inequivocabili e sconcertanti conclusioni, continuano a chiedere una riapertura dell’inchiesta per vengano finalmente individuati i colpevoli.

“Questa città ha perso un proprio figlio, e chiede giustizia esattamente come se tutti fossimo parenti di Sergio Rosetti e dei suoi compagni di sventura – conclude il sindaco – Per questo San Benedetto del Tronto sarà sempre vicina alle famiglie così come ha sempre fatto in questi 30 anni”.