LE AVVENTURE DI PASQUALE LA QUAGLIA A LONDRA

di Brevevita Letters – disegni di Ilario M.

WINONA RYDERS

(episodio 17 di PLQ)

qui gli ultimi episodi

 

Dopo un paio di settimane di merdose consegne ad altrettanto merdosi ristoranti del centro e della periferia Nord profonda e tetra, La Quaglia era già paurosamente stufo. 

Voleva qualcosa di stimolante.

 

Nell’organigramma della fabbrica di cibi sottovuoto spinto aveva già capito che funzionava come in Italia. In quel posto si praticava il nonnismo e il titolare si rivelò un soggetto ambiguo. Aveva licenziato un ragazzo solo per un post su instagram che non era stato di suo gradimento. Questa cosa infastidì La Quaglia, perché cominciò a fargli pensare che stava lavorando per un essere multiplo, buono ma anche cattivo, mite ma allo stesso tempo privo di compassione, e La Quaglia c’aveva paura delle doppie personalità, ce l’aveva sempre avuta fin dall’età di 14 anni, quando al cinema Pomponi aveva visto insieme a due suoi amici un thriller di Brian De Palma con John Litghow, bellissimo, inquietante, spaventoso, intitolato appunto “Doppia Personalità”, che parlava di ‘sto dottore che compieva delitti ma non ricordava di averli compiuti; 

però a pensarci bene – a parte ‘sto film – lo squilibrio si annidava in La Quaglia fin dall’età di sette anni, quando si era svegliato di soprassalto una notte e aveva cominciato a piangere senza motivo, annegando in un vortice di paura fuori controllo, davanti a suo padre che tentava di calmarlo senza successo nel bagno della casa.

 

Questo demone aveva accompagnato La Quaglia per tutta la vita.

Si trattava di un’angoscia indefinibile, inafferrabile, sempre latente, che periodicamente ritornava a galla, qualcosa a cui il ragazzo non era mai riuscito a dare un nome. Era un’oscurità che non si poteva spiegare.

 

E accadeva talvolta che i vari episodi della vita, insignificanti o meno, riportassero semplicemente in superficie un qualcosa di insito.

 

Chissà se quei due suoi vecchi amici erano stati scossi e rivoltati quanto lui da quel thriller. Probabilmente no. Probabilmente loro non ce l’avevano un’angoscia latente. Ora che ci pensava, La Quaglia li aveva persi di vista da un sacco di tempo, anzi da una vita. Non li vedeva da 20 anni.

 

Tutta questa storia non si sa perché gli aveva ricordato anche una sua ex, una che abitava lontano da lui e che gli diceva “io ti amo” su skype alla mattina presto, e poi dopo un mese di astinenza sessuale, quando finalmente si rividero, lei gli confessò durante una cena in un elegante ristorante giapponese che la sera prima era stata trafitta da un meccanico artistoide, perchè non poté resistere, era troppo bello lui, nella sua officina a raccomodare prototipi di autoradio ormai introvabili, perdutamente bello.

 

E’ così, è così, le doppie personalità sono così, t’inculano. E La Quaglia s’inculava da solo molto spesso, perchè un filo di doppia personalità ce l’aveva pure lui.

 

Bah.

 

In ogni caso.

Perché nonnismo? 

Perché nella ditta non c’era mobilità sociale né meritocrazia, e tu scemo che entri non

importa quanto vali ma valgono le gerarchie del tempo trascorso dentro, quindi è solo diventando vecchio e diventando come “noi” che potrai avanzare. Non c’è speranza per chi ha voglia di fare e di cambiare il mondo.

 

Mesi di merdose consegne ad altrettanto merdosi ristoranti atti a triturare gli acchiappagalline di turisti, ecco cosa lo aspettava. 

 

Comunque.

 

In due settimane La Quaglia aveva lavorato 5 giorni e aveva alzato 500 sterline pulite, ma l’occasione per andarsene dalla ditta di cibi congelati sottovuoto giunse quando, consegnando lasagne surgelate a una fiera, La Quaglia conobbe, o meglio riconobbe, un suo vecchio concittadino, grasso e pelato, sui cinquant’anni, che da qualche anno s’era messo a fare l’importatore di vini.

 

A Londra non è che sia facile andare a sbattere con gente del tuo stesso paese, specie se il paese è centobuchi ap, sequenza di condomini anonimi sulla via salaria ecc. ecc., e quando accade che ci si incontra fra concittadini va a finire che succedono un tot di cose: o ci si odia o si assiste a una stupefacente primavera.

 

Per l’appunto, in questo caso parve nascere un idillio.

 

“oh Pasquà, ma tu non venivi in videoteca, ma cazzo, che ci fai quassù”

 

“oh, cazzo , ma chi ti riconosceva, ti s’è pelata la coccia”

 

“io commercio vini”

 

“io so’ appena arrivato, manco due mesi, sto a sputà sangue in una ditta di cibi sottovuoto spinto”

 

“senti ma la mia company sta crescendo, cerco un manager. Ti va di prenderti qualche responsabilità? Ce l’hai la patente? E soprattutto, ti va di fa’ un lavoro che non sia semplicemente un lavoro?”

 

“in che senso”

 

“ti va di guadagnà per le ore che fai ma con la possibilità di guadagnà di più se arrivi a un tot di vendte?”

 

La Quaglia disse di sì co’ tutta la forza che c’aveva.

Il pelato gli era stato simpatico da sempre, sin da quando si vedevano in videoteca a centobuchi ap, ognuno concentrato sulle sue idee cinematografiche ma entrambi appassionati di Winona Ryder, ed entrambi che dopo le dissertazioni tecnico-stilistiche per far bella figura all’interno del locale, si ritrovavano poi fuori, al maledetto distributore automatico, per affittare la seconda cassetta, quella vietata e indicibile, quella che s’intitolava probabilmente “Fronte del Porco”, o “Tettonic”.

 

“facciamo così, gli disse il pelato: a che ora stacchi stasera? c’hai tempo per una birra stasera?”

 

“sì come no. Io sto a Walthamstow, e tu?”

 

“io sto dappertutto, tranquillo, ti raggiungo, c’ho il furgone”

 

“a che ora?”

 

“io non ho orari, io sto sempre acceso”, gli disse il pelato.

 

Si misero d’accordo per vedersi fuori dalla stazione della metro di Walthamstow, che te lo dico a fare, uno dei posti più malfamati di Londra, con un pub enorme proprio lì fuori la stazione, un pub talmente vasto che sarà 800 metri quadri, e talmente impappato di moquette supersporca che quasi ci crescono gli ortaggi. 

 

Si diedero appuntamento lì, alle ore 19.

Si prospettava una serata lunga e schifosamente eccitante.

 

Brevevita Letters

(con disegni di Ilario M.)