AGGIORNAMENTO: Mi è giunta una precisazione;
“Dopo i venti giorni dalla messa in mora la società non fallisce. L’unico effetto che si avrà è che i calciatori potrebbero rifiutarsi di allenarsi e di giocare. E ovviamente potrebbero svincolarsi dal contratto e rescindere” Ne prendo atto.

SAN BENEDETTO – A meno di eventi contrari clamorosi che mi sento di escludere, al 99,99% la Samb non fallirà e nelle prossime ore o giorni verranno pagati stipendi e altro, per stoppare la messa in mora che, anche se fosse partita  (è partita) ci sarebbero venti giorni per evitare la perdita di eventuali altri punti e la conseguente fuoriuscita dal calcio professionistico.

A meno che la Lega Calcio, a causa della Pandemia o per un numero elevato di squadre nella stessa difficoltà, decida per un’amnistia (o qualcosa di simile) come per esempio sta facendo il governo per le cartelle esattoriali inevase. Comunque non sperarci è meglio che sperarci.

Che la Sambenedettese non fallirà me lo suggerisce la mia grande esperienza in questo campo per via degli accadimenti molto diversi da quelli precedenti. In passato, prima Venturato poi Agnello (salvato in extremis da Gaucci), poi Soldini, poi Pignotti avevano dato tutt’altro segnale per cui solo Riviera Oggi, fatti alla mano, diceva che il fallimento era alle porte.

Oggi Riviera Oggi non ritiene che la Samb fallirà per le esperienze maturate, in attesa che le firme suffraghino la sua quasi certezza.

Come scrivevo nel mio ultimo DisAppunto sarebbe un perfetto harakiri se le parti in causa (Kim e Serafino) non raggiungessero l’accordo ma dico di più.

Una volta raggiunto l’accordo, anche se né Serafino né il coreano, né i rispettivi avvocati stanno rispondendo alle nostre sollecitazioni telefoniche, difficile se non impossibile la conferma dell’attuale presidente (molte cose lo lasciano credere, non ultima la campagna denigratoria messa in atto in questi giorni che non gli renderebbe vita facile. Anche se in questo tipo di trattative tutto è possibile).

Risolta la situazione, pagati i debiti, tornata la tranquillità, sarà compito loro spiegare alla città i termini della trattativa, carte alla mano. Le esamineremo e diremo la nostra ma, ripeto, quello che conta veramente, è che la Samb non sta per andare in Prima Categoria.

Anzi il fatto che il socio da domani (o subito dopo) sarà uno solo a conferma di quello che dicevano due presidenti come Gaucci e Fedeli “nelle società uno è poco ma due sono troppi” è ben augurante. Perché spesso e volentieri le intenzioni iniziali di società tra due e più soci trovano ostacoli che quasi sempre portano alla chiusura della stessa, e quasi sempre a fallimenti.

Ancora più ben augurante è che, nel nostro caso, chi resta non può fare altro che continuare il progetto intrapreso da Kim e Serafino insieme e cioè far fare alla Samb quel salto di qualità che la città aspetta da più di 30 anni. Che si concretizzi o meno, nel calcio è sempre un punto interrogativo, però. Anche se le strutture restano e altre arriveranno, vi pare poco.

Giusto per essere chiari e per non credere a fantasie (impossibili) il tutto avverrà con altri investimenti che dovranno essere ripagati in altro modo, vedasi utilizzo creativo dello stadio che non verrà più utilizzato una volta ogni quindici giorni, la conclusione di alcuni affari immobiliari dai quali una parte, seppur minima dei proventi, andrà nelle casse rossoblu, e in contemporanea la formazione di un settore giovanile che possa essere nel tempo capitalizzato come succede a Udine, a Bergamo, a Empoli, a Cittadella eccetera.

Oramai è chiaro che una società di calcio equivale ad un’azienda che, se non fa incassi e dividenti, non si regge. La Samb, come ho già detto, non ha bisogno di investimenti plurimilionari e per questo credo che Kim e Serafino si siano avvicinati a noi, non certamente per un ‘colpo di fulmine’.

La realtà è questa ed è l’unica in grado di ridare alla Samb quella serie cadetta che aspetta da sei lustri. Salvo progetti diversi ma con lo stesso fine.

Per chiudere ho alcuni sassolini nelle scarpe che mi stanno dando tanto fastidio. Perché, lo ripeto per l’ennesima volta, la mia trasparenza, la mia credibilità, la mia serietà professionale e come uomo, la mia buona fede non possono essere messi in discussione. Sia in funzione del bene della Samb che del bene del mio territorio. L’ho sempre dimostrato con i fatti e di più con la mia storia personale e pubblica. Rivisitatevela. Grazie.

I sassolini: sono state pubblicate voci di giocatori non pagati, io ho ritenuto di non renderle pubbliche fino a quando le ‘voci’ non diventavano realtà come faccio da sempre anche con le voci su altro tipo di debito: condivisibile o no è questa la linea del giornale: pubblicare dopo i fatti non prima. Lopez e soci hanno sbagliato a non anticipare i loro problemi con una conferenza stampa nella quale invitare i giornali e Serafino. Così si fa.

Altre due cose: è stato scritto, non sui social ma su organi di informazione regolarmente registrati, che Lopez e Montero avevano pagato la trasferta di Pesaro e che avrebbero pagato quella di Legnago; per accertare la verità ho chiesto conferme a Maxi Lopez: “Non è vero che ho pagato io le trasferte di Pesaro e che pagherò quella di Legnago e non ho smentito perché non riesco a stare dietro a tutte le chiacchiere che mi riguardano”. Dopo la pubblicazione chi lo aveva scritto non ha più nominato Maxi Lopez nelle sue cronache quotidiane.

Era stato detto che anche i tamponi non venivano pagati dalla società, per accertarmi ho chiesto a chi materialmente effettua i pagamenti ed ho avuto la conferma che è stata la società a pagare. Neanche qui uno straccio di smentita. L’altra cosa è che il sindaco Pasqualino Piunti è andato a salutare la squadra prima della partenza per Legnago ed è stato detto che il Comune ha aiutato economicamente la società. Sarà?