ACQUAVIVA PICENA – Riportiamo e pubblichiamo una nota, giunta in redazione il 20 marzo, di Aldo Mattioli, ex presidente della Banca del Piceno.

Le restrizioni conseguenti alla pandemia Covid-19 non permetteranno la presenza dei Soci alla prossima Assemblea della Banca del Piceno, per cui l’unico modo per informarli relativamente alle ragioni per le quali mi sono dimesso dalla carica di Presidente della Banca del Piceno è quello di farlo attraverso un comunicato stampa. Premessa importante è che l’accaduto non riguarda la Banca come istituto ma le persone coinvolte.

Giunto alla fine del mio mandato come Presidente, non ho riproposto la mia candidatura nemmeno come Consigliere, per cui la decisione di dimettermi anzitempo dalla carica di Presidente non è legata a questioni personali ma, piuttosto, al mancato rispetto dei patti scritti e non scritti che hanno da sempre e storicamente guidato la nostra Banca nei rapporti con i Soci e con il Territorio.

I patti parasociali (che legalmente “sono veri e propri contratti, stipulati tra due o più soci di una società di persone o di capitale” e che moralmente sono “patti tra gentiluomini”) sottoscritti in occasione della fusione tra la Banca Picena Truentina e la Banca Picena prevedevano che il Consiglio di Amministrazione dell’attuale Banca del Piceno fosse tenuto alla presentazione di una lista di candidati che per metà sarebbe dovuta essere espressione della compagine sociale riferibile alla ex Picena Truentina e per l’altra metà alla ex Picena. Ciascuna compagine avrebbe dovuto, autonomamente, arrivare a indicare i suoi 6 componenti per poi predisporre una lista unica composta da 12 candidati che il Consiglio di Amministrazione avrebbe dovuto approvare e presentare all’Assemblea dei Soci per la votazione.

Purtroppo al momento della presentazione ufficiale delle due liste è avvenuto che qualcuno, inspiegabilmente e senza alcun confronto o preavviso con gli altri consiglieri della sua compagine ex Truentina, ha cambiato idea e non ha mantenuto modalità e accordi stabiliti unanimemente nelle riunioni avvenute sul territorio.

Questi fatti, che reputo molto gravi e lesivi dei diritti dei Soci e del territorio, non mi consentono più di rappresentare l’attuale Consiglio di Amministrazione della Banca del Piceno dal quale ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di Presidente. Proseguirò invece fino alla fine il mandato da Consigliere che mi è stato affidato dai Soci.

Ringrazio chi ha lavorato per unire e non per dividere e lo ha fatto con onestà e con serenità. Tutti coloro che hanno davvero operato e lavorato per il bene di questa banca. Ringrazio anche questo Consiglio con l’auspicio che si operi a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese del territorio. Grazie a chi ci ha preceduto e nel tempo (120 anni) ha creato una banca solida che, attraverso il patrimonio consolidato, ha consentito di poter sanare le ferite causate da una crisi interminabile.

Grazie ai Soci che nel corso degli anni hanno avuto fiducia in me. Non dimentichiamo mai gli insegnamenti di San Giacomo della Marca e i princìpi fondanti delle Banche di Credito Cooperativo. Valorizziamo e non deridiamo gli investimenti fatti. Sono un fiore all’occhiello e un patrimonio di cui andare fieri. Valorizziamo il capitale umano e professionale di cui la Banca ampiamente disponeva e dispone. Grazie infine a tutti i Dipendenti col pensiero rivolto a chi, purtroppo prematuramente, ci ha lasciato in questi ultimi tre anni e cioè Paola Ercoli, Anna Maria Abelli, Fernando Neroni e Paolo Amadio.

A tutti rivolgo un appello: continuiamo a voler bene alla Banca del Piceno, alle Banche di Credito Cooperativo, le uniche banche del territorio. Le istituzioni sono fondamentali, vanno tutelate e vanno rispettate. La Banca del Piceno, forte di 120 anni di lavoro serio e appassionato, è una banca solida e può guardare serenamente al futuro, nonostante noi.