
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito una lettera di Giuseppe Ricci, presidente Itb Italia.
Già, perché noi concessionari di spiaggia dobbiamo aprire gli ombrelloni a Pasqua, il 4 di aprile?
Perché ce lo chiedono gli italiani che vorrebbero cominciare così la buona stagione, con i primi bagni?
Perché ci piace lavorare in perdita, sapendo che la stagione é lunga e fino ai primi di luglio i guadagni saranno pochi (o inesistenti)?
Perché? Se non abbiamo neanche una garanzia di lotta realmente efficace al malefico Covid che tiene lontano i turisti?
In realtà, non dovremmo aprire gli ombrelloni perché da 14 anni non ci sono state le risposte che ci aspettavamo sulla questione “Bolkestein“, da parte della matrigna Europa e dal fantomatico governo italiano che non è stato in grado di garantirci la proroga (anche se non è la proroga che noi aspettiamo..)
La risposta è nel nostro Dna e nella nostra cultura dell’attenzione ai turisti balneari, é nella nostra esperienza di chi sa cosa vuole il turista quando viene al mare e si aspetta tranquillità, servizi adeguati, assistenza e attenzione, come sempre abbiamo fatto (vedi estate 2020), diventando un esempio per tutti.
Ma per esser qui ad aprire gli ombrelloni a Pasqua abbiamo bisogno di un‘amministrazione non ostile, di una burocrazia meno complicata e cieca e, soprattutto di avere la possibilità di confrontarci e di poter dire, finalmente, la nostra sul futuro delle nostre imprese balneari.
Quei ristori, cioè, che dovrebbero arrivare ai settori economici più colpiti dai problemi connessi con il Covid, e quale settore è stato più colpito di quello del turismo, in tutte le sue componenti?
Ecco, allora, perché tutte le associazioni balneari dovranno proporre l’utilizzo del Recovery Fund anche a beneficio del settore balneare, sia per la salvaguardia del territorio, che per modificare la fiscalità, operando sulla possibilità di trattenere tutti (o in gran parte) i canoni demaniali e intervenendo con i ristori, a favore del mantenimento del posto di lavoro stagionale per i lavoratori del settore,
Già ora si parla modificare l’invio delle cartelle (per la nostra categoria) e di abbracciare un arco temporale più ampio di due anni, evitando la montagna di notifiche e ripercussioni pesanti sull’economia del settore.
Ecco, quindi, la necessità di impiegare bene i 32 miliardi resi disponibili dal maggior deficit, per l’erogazione dei ristori alle categorie colpite dai lockdown e dalle norme anti-Covid, ed in particolare per il nostro settore, un settore vitale per tutta l’economia italiana.
Se non si arriverà ad una soluzione comune e soddisfacente del problema delle imprese balneari, per giustizia, bisognerà che a fine stagione siano aboliti tutti gli oneri dovuti (locali, regionali e nazionali..).
Per quanto riguarda, infine, i ristori: le imprese balneari devono essere trattate come tutte le altre imprese italiane, visto che con la loro attività danno da vivere a migliaia di famiglie e generano un indotto che vale circa 6,7 miliardi all’anno con 120 milioni di presenze annue (dati Enit 2018).
L’ultima, o forse la prima riflessione da fare è che noi da sempre abbiamo fatto questo lavoro e sarà sempre il nostro lavoro e delle nostre famiglie.
Noi continueremo a farlo anche sapendo che occorrerebbe ben altro, e i nostri politici sanno già quali sono le nostre proposte, le proposte di Itb Italia e quindi: parliamone!
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