TERAMO – Riportiamo e pubblichiamo un comunicato stampa, giunto in redazione il 19 febbraio, del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Teramo.

Militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Teramo hanno eseguito un Decreto di Sequestro Preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili ed immobili per un ammontare complessivo di euro 20.123.768,61 (importo corrispondente all’Iva evasa), nei confronti dei due amministratori di una società operante nel settore del commercio di carburanti per autotrazione, avente sede nel Teramano e con 9 distributori nelle provincie di Teramo, Ascoli Piceno e Fermo.

Il provvedimento cautelare, è stato emesso dal Gip del Tribunale di Ascoli Piceno, su richiesta della locale Procura della Repubblica ed è conseguente ad un’attività investigativa economico-finanziaria avviata preliminarmente con una verifica fiscale. 

L’Autorità Giudiziaria ha assunto e diretto le investigazioni nel momento in cui i finanzieri hanno rilevato che determinati fatti gestionali posti in atto dalla società configuravano delle violazioni penali.

Le investigazioni si sono concluse con la denuncia di 60 soggetti responsabili dell’emissione di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, nonché dei 2 rappresentanti legali della società controllata, per avere presentato dichiarazioni Iva fraudolente mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per un ammontare imponibile di 91.471.675,46 euro ed un’Iva pari ad 20.123.768,60 euro.

La complessa attività illecita scoperta viene denominata “frode carosello”, per definire quei fenomeni truffaldini che si concretizzano mediante la reiterata emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di società aventi sede anche in Stati membri dell’Unione Europea. Nel caso identificato, il prodotto petrolifero veniva ceduto a società “cartiere” o “missing traders” che avevano il solo compito di produrre documentazione contabile fiscale fittizia da inviare alla società reale acquirente della merce.

In definitiva tali imprese fantasma, avevano la funzione di interporsi nella transazione commerciale in modo da risultare quali falsi acquirenti del prodotto petrolifero che poi veniva ceduto alla società beneficiaria della frode non solo ad un prezzo inferiore a quello di mercato ma consentendo anche di beneficiare della detrazione dell’Iva.

Le 54 imprese “cartiere” identificate nel corso delle indagini, risultate già coinvolte in analoghe indagini o essere “evasori totali” per non aver presentato le dichiarazioni fiscali obbligatorie per plurime annualità d’imposta, catalizzavano su se stesse il debito d’imposta sul valore aggiunto che non sarebbe mai stato onorato giacché, prive sia di strutture aziendali che di capacità economiche o addirittura sconosciute agli indirizzi dichiarati quale sede legale o amministrativa, venivano poi fatte fallire.

Al momento, sono stati sottoposti a sequestro 20 rapporti finanziari, 10 immobili e quote societarie di 4 soggetti economici, riconducibili agli indagati.

La lotta all’evasione, all’elusione ed alle frodi fiscali costituisce il principale obiettivo della Guardia di Finanza e della politica economica e finanziaria del Governo, tenuto conto che dalla Relazione sull’economia non osservata relativa all’anno 2020 emerge un tax gap Iva pari alla media annuale di 36 miliardi di euro.