
LE AVVENTURE DI PASQUALE LA QUAGLIA A LONDRA
di Brevevita Letters – disegni di Ilario M.
PICCOLI AFFARI SPORCHI
(episodio undici)
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Il magazziniere si avvicinò a La Quaglia, il quale per far finta di niente continuò ad apparecchiare la tavola, ma cercando di seguire le evoluzioni del magazziniere con la coda dell’occhio. Lo sguardo alterato del trippone non lo mollava. Sembrava quasi che il trippone avesse trovato un appiglio per occuparsi di problemi altrui invece che dei suoi, e questo fatto pareva che lo stesse ringalluzzendo, che gli stesse fornendo una nuova vitalità, tutta basata sull’odio e sulla diffidenza, ma che lo aiutava a svagarsi e a rilassarsi, come quando ti concedi un intrattenimento.
“dimme ‘mpò, l’altra sera che cazzo stava facendo ‘sto coglione là fuori a quell’ora de notte?”
” ‘sto coglione chi? chi dici?”
“sai benissimo chi dico, t’ho sentito rientrare, e poi ho sentito subito dopo rientrare lui. Tu l’hai visti in faccia quei tizi là fuori? a me ‘sta storia me puzza. Se sai qualcosa dillo a zio, che non c’ho voglia di rimané invischiato in qualche cosa de losco, che c’ho già tanti casini pe’ conto mio. Credime, tu sei ancora nn’novellino, ma io in ventiquattr’anni ne ho visti di casini in questa città malata”
“perché malata?”
“perché costa tanto, e paradossalmente ti dà anche tanto, ma credime qua ci puoi incontra’ i più grandi matti della storia. Roba che a Roma semo tutti principianti. Qua se voi fa ‘r matto devi fa ‘r matto professionista, se no duri poco, perché i matti piccoli li sbarellano nel giro de’ ‘na mattinata. E dunque, queste difficoltà hanno favorito l’evoluzione della specie. La specie dei matti dico. Insomma qua per delinquere devi esse’ bravo, no ‘no scalzapippe, e non devi avecce paura de gnente. Devi sapecce che te ponno fa’ a pezzi da ‘n momento all’artro. Devi da esse professionista, perché la polizia nun scherza come in Italia, che so boni solo a levà la patente a li regazzini. Qua no, qua so’ gentili i poliziotti, nun so’ fascisti, ma se sgarri te fanno er culo, da’ retta a zio”
“vabè ma io sto qua da 3 giorni e tu ti metti a chiedere le cose a me? Sono anni che abitate insieme tu e lui, perché non lo chiedi a lui dove cazzo è stato?”
“a lui? Ma te pare normale a te quello?”
“no, non mi pare normale, tutto mi pare meno che normale”
“a ‘mbè ecco. Che cazzo gli vado a chiede ‘ a uno così?
“eppoi scusa in quali cose losche temi di essere coinvolto? Che te frega? di che c’hai paura? in 24 anni cos’è che hai visto? sembra che ti aspetti sempre il peggio”
“lascia perde và…l’hai visto ‘Piccoli affari Sporchi’, il film di Stephen Frears?”
Eh mo addirittura! ‘sta cosa qua La Quaglia non se l’aspettava proprio: il magazziniere trippone che gli citava Stephen Frears. Comunque sì, La Quaglia l’aveva visto quel film, era ambientato proprio a Londra, e parlava di uno che addormentava i clienti del suo albergo per poi asportargli un rene, allo scopo di venderlo al mercato osceno e sconcertante dei trafficanti di organi. La Quaglia restò zitto qualche istante, cercando di capire cosa balenasse nella testa del magazziniere, e scavando anche in tutta la letteratura del come si guadagnasse i soldi per l’affitto il ventiseienne di Alba Adriatica.
“te l’abbrevio” incalzò il magazziniere “io de fammi invade ‘ qua dentro da celerini e idranti nun c’ho voglia, me capisci? devo da sta’ tranquillo, che se sbarello io poi sbarella uno de 150 chili e nun è bello, ‘nsai mai che va a succede, co’ ‘na montagna de carne che se move senza più una guida, me capisci? Vorrei sta’ tranquillo almeno a casa, non so tu”
“sì sì c’hai ragione. A dire il vero io avevo capito fin dal primo momento che in questa casa si respirava un’aria anormale, ma non avevo capito che ‘l’anormale’ si spingeva fino a questo punto. Avrei dunque una domanda”
“spara”
“è Londra che vi riduce così o siete pazzi già di vostro?”
“eh eh eh eh, sei sulla strava buona per risolvere l’anagramma ragazzo”
“quale anagramma? di che parli, che ‘sti ddì?”
“l’anagramma, il rebus, la questione, insomma come cazzo vuoi chiamarla”
“ahhh, ma l’anagramma è un’altra cosa tund, ah ah”
“comunque la verità è uno strano incrocio tra le due ipotesi che accampi ragazzo, giusto una congiunzione delle due, un po’ e un po’, hai presente? Un po’ Londra ti riduce così, un po’ questa città attira quelli già pazzi di per sé, e gli ambiziosi di tutto il mondo”
Ci fu silenzio.
Poi il magazziniere proseguì con un filo di voce, oltretutto rauca: “l’ho visto come te guarda quella, guarda tutti così non ti illudere, attraversa un momento curioso la ragazza, ha bisogno di evadere…”
Il sarcasmo che permeava la frase del magazziniere generò altri interrogativi nella testa di La Quaglia, già oberata di nuovi e poco controllabili input.
La Quaglia scelse di non rispondere a quella provocazione, ma il magazziniere continuava a fissarlo in maniera quasi inquietante. Poi, vista l’indifferenza di La Quaglia, il magazziniere si ammorbidì di un pelo: “comunque, da un discorso all’altro, alla ditta dove sto cercano drivers. Te va de venì a lavorà? Tu cell’hai la patente? Sei bbono a guidà a Londra?”
“sì, certo che ce l’ho la patente”
“ecco bravo. Nun serve manco che c’hai la patente inglese, quella la puoi traslare co n’attimo. Vié co’mme domani che te presento”
“domani c’ho già due colloqui, non ci posso venire con te, però digliela ‘sta cosa te ne sarò grato, poi se vorranno parlarmi verrò molto volentieri”
Dopo un breve attimo di studio il magazziniere acconsentì. La Quaglia ne fu felice. Era vero che aveva altri due colloqui di lavoro l’indomani, ma era anche vero che alla ditta di cibi surgelati sottovuoto spinto avrebbe avuto piacere di andarci da solo, senza la pesante ombra del magazziniere ad assisterlo ed accudirlo.
Minchia che conversazione faticosa era stata.
I due rivolsero finalmente l’attenzione verso temi quotidiani più innocui e più banali.
Ora non restava che scolarsi un litro di vino.
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