SAN BENEDETTO – Credo proprio che il mio ultimo DisAppunto CLICCA QUI abbia colto nel segno. Si è infatti scomodato per esaminarlo un professore universitario, un sambenedettese che non vive da tempo in città ma di certo continua ad amarla. Il ‘titolo’ del suo commento la dice tutta: “Per la mia Città”

Per la mia Città. Vorrei ricollegarmi a quanto scritto nell’ultimo articolo di Nazzareno Perotti ed in particolare alle lamentele di un nostro concittadino (Cast ndd) che dall’estero invia commenti sulla mediocrità della classe politica sambenedettese a tutto raggio. Poche settimane fa scrissi su altra testata giornalistica in merito, precisando in sintesi che la mediocrità della classe dirigente parte da lontano e che il modo in cui è stato ridotto il nostro territorio testimonia soprattutto la mancanza di rispetto e di educazione verso quello che è il bene comune.
Sono stati ormai superati gli anni del boom della pesca atlantica, di San Benedetto primo porto dell’Adriatico. Erano gli anni 80 quando la dissennata e caotica urbanizzazione della città, la trasformazione urbana da centro vivibile e ameno ad agglomerato di palazzine di pessima qualità e di alberghi inguardabili realizzati a due passi dal mare, ferirono il territorio e per quegli errori oggi ancora paghiamo le conseguenze. La città perdendo molte delle sue caratteristiche originali, si è espansa integrando parti di comuni limitrofi. Non c’è soluzione di continuità con Grottammare, Acquaviva e Monteprandone determinandone ormai un unico comprensorio sociale.
San Benedetto si è trasformata in quella che potremmo definire una polis da omogeneizzare e recuperare. È qui che dovrebbe inserirsi una nuova coscienza di fare politica. Ci sono dei problemi che vanno affrontati subito, senza deroghe, come il recupero della coscienza di appartenere ad una comunità, seppur variegata, che possa riaffermare la propria autorevolezza. Ma soprattutto la difesa del bene comune, di ciò che sentiamo ci appartiene di diritto, della qualità dell’educazione e della certezza di essere protagonisti del futuro della nostra città. La parola magica è Cultura intesa come senso di responsabilità ed educazione. La mancanza di cultura, propria dei nostri tempi, ci ha ridotti a pensare sempre di più a rincorrere solo gli interessi personali, a non programmare per gli anni futuri se non nel brevissimo tempo.

Io ai nuovi consiglieri non chiederei il curriculum, io chiederei loro di uscire dagli stereotipi di qualunquismo e misero clientelismo, di essere trasparenti ed onesti intellettualmente, di promettere di essere una nuova classe dirigente non legata a nostalgie ideologiche. Il futuro, infatti, non può essere prerogativa dei politici di turno ma condivisione, con l’intera comunità, delle scelte strategiche (vedi Città Grande del Piceno).
San Benedetto ha ancora tutte le caratteristiche per essere un attrattore e catalizzatore di qualità. Probabilmente non recupereremo mai la bellezza del nostro passato ma ciò che ora è il presente, tra qualche tempo, sarà il passato per i nostri giovan

Cosa gli stiamo insegnando? Cosa vogliamo lasciargli? Come possiamo aiutarli facendo crescere in loro la fiducia per il futuro? A queste domande abbiamo il dovere di rispondere senza alcuna demagogia ma con certezze. Tutto il resto è secondario”

FIRMATO: Nicola Sciarra
Sambenedettese e Professore universitario