Mi sento costretto, brevemente, a tornare sul tema del mio precedente articolo “Dopo Conte il Diluvio? Ma mi faccia il piacere: è rimasto solo Conte a volere lui stesso“. Semplicemente perché in diversi mi sembra non l’abbiano capito (e la colpa non può essere che mia) e perché quanto poi avvenuto aiuta a capire – e a rafforzare – la tesi iniziale.

Sarò breve. Non riesco a capire per quale motivo il Partito Democratico dovrebbe inchiodarsi ad un nome-uno, quello di Giuseppe Conte, proposto come se non ci fossero alternative. Se Conte fosse portato in carrozza fino al 2023, e farebbe il suo partito personale, il Pd rischierebbe di precipitare al di sotto del 15%, dimezzando il numero degli attuali parlamentari e finendo quasi sicuramente all’opposizione, mentre l’eventuale “Partito di Conte”, così come quel che resterebbe del M5S, potrebbero sottoscrivere accordi con Meloni e Salvini, all’occorrenza, come hanno entrambi dimostrato in questa legislatura.

A meno che dalle parti di Zingaretti si siano tutti rimbambiti e se ne freghino di passare alla storia come quelli che hanno fatto peggio di Renzi.

Non credendo neanche che quelli del Pd siano così ingenui da non trovare altri nomi capaci di allargare questa maggioranza (Calenda ha candidamente ammesso che con un altro nome si compirebbe un piccolo miracolo tattico: staccare Forza Italia da Meloni-Salvini, recuperare un Renzi rintronato e spaccare il M5S), l’unica giustificazione di questa fase, cinicamente, è quella che più il Pd stia fermo e privo di azione politica, e più gli alleati (ma in realtà avversari dello stesso campo) si elidano a vicenda.

L’autonomia politica di Renzi e di Conte è al lumicino; il M5S si è fatto mettere ancora all’angolo dal gioco spudorato di Conte. Il Pd sta in mezzo e, se riesce a disfarsi di Conte usando i guanti bianchi sarà il partito cardine della prossima alleanza di governo.

Ovviamente, se passasse la linea Conte, ovvero un nuovo governo con l’Avvocato del Popolo o elezioni, la disfatta per il Pd sarebbe così grave e ravvicinata da far ritenere questa ipotesi solo scolastica. Anche perché farsi dare i punti così da un novellino che si consulta con il solo Casalino sarebbe un insulto troppo grande per un partito che ha perso troppe volte la faccia ma non ha perso, almeno, la capacità di brigare quando si tratta di poltrone.