SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un erratico ma anche un errante interiore e letterario. Abbiamo intervistato Lucilio Santoni, poeta e scrittore che ha pubblicato di recente il suo ultimo lavoro, “Legato con amore ad un volume. Quasi un diario” (Edizioni Schibboleth, collana Margini curata da Filippo La Porta, 94 pagine, 10 euro).

Sambenedettese, oggi residente a Cupra, la scrittura di Santoni richiama quella degli ultimi suoi lavori, a partire dall’apprezzato “Cristiani e anarchici”. Per usare una definizione di La Porta, una forma intermedia tra il saggio, il diario, la narrativa e la poesia, senza essere nessuna di queste: “E’ uno stile che ho trovato adatto a me e alla realtà contemporanea – ci ha detto Santoni – perché non credo si possano più scrivere romanzi e non scrivo più poesia in versi”.

Tra i temi che questi “Minima Moralia di Adorno cantati da De Andrè“, come La Porta scrive in quarta di copertina, ritornano quelli dell’anarchia, del cristianesimo, della poesia e di un rifiuto del mondo della tecnica, della competizione, del marketing, del comfort. Il libro è una sorta di viaggio dantesco tra le oscurità e i lampi di luce di un presente che ha perso i riferimenti del passato ma non è in grado di trovarne di nuovi adatti all’epoca della “liquidità” o anzi della “gassosità”. Tanti passaggi che diventano delle citazioni a futura lettura, ad esempio: “Non sono credente, ma la preghiera verso Dio, quando è richiesta disperata rivolta all’Assoluto, rappresenta oggi il più alto grado di poesia“.

Al termine dell’intervista abbiamo chiesto a Santoni una sua opinione anche sull’attuale momento storico-culturale, sia italiano che piceno e sambenedettese: “Ci sono troppe divisioni, bisogna saper compiere un passo indietro e saper chiedere scusa, io per primo”.