SAN BENEDETTO DEL TRONTO –Riceviamo e pubblichiamo una lettera dei dipendenti della struttura PalaRiviera di San Benedetto del Tronto.

Dopo mesi di dignitoso silenzio, vissuti nella comprensione delle difficoltà vissute e che stiamo attualmente vivendo, siamo giunti al punto di dover ricorrere a questa lettera, scritta a più mani e con i cuori pesanti, spaventati dal futuro che sembra sempre più incerto per chi si ritrova come noi in mezzo ad un fuoco incrociato tra l’attuale titolarità del PalaRiviera ed il Comune di San Benedetto, i quali, siamo venuti a conoscenza indiretta, hanno intrapreso un braccio di ferro giuridico.

A parte qualche articolo sulla stampa, ed una sterile interrogazione in sede comunale, vogliamo far presente che noi dipendenti siamo all’oscuro di tutte queste manovre e ci teniamo a sottolineare che nessuno si è mai degnato di menzionare ciò che può accadere a chi in quella enorme struttura ci lavora da anni come dipendente.

Il Palariviera, così è il nome della Multisala, teatro, congressi, con al seguito molteplici attività satelliti, è una struttura comunale sottoposta a Bando di assegnazione ai privati mediante gara di appalto dieci anni orsono ed aggiudicata dalla società Palacongressi per i prossimi ulteriori 20 anni come da contratto. Struttura gestita in accordo da tra comune e privato.

Al termine dell’affitto di ramo d’azienda da parte di Uci (il 1° di Ottobre) ci siamo ritrovati a non  ricevere più la cassa integrazione (per il nostro settore si chiama Fis), senza avere una risposta esaustiva a riguardo, brancolando nel buio più totale.

Va giustamente menzionato l’impegno da parte del sindacato Cgil, unico ad essere stata sempre presente per noi in questo momento molto delicato, il quale ha saputo assistere tutti noi durante questo nuovo traghettamento da una società ad un’altra.

A parte questo, facciamo presente la totale assenza di comunicazioni da parte della società Palacongressi, il cui unico momento di confronto è stato in sede di firma di passaggio sotto le loro competenze, il 1° di Ottobre; da li in poi nessuna comunicazione ufficiale, a stento una busta paga ricevuta a fine Novembre, con le competenze del mese di Ottobre, con un bel zero alla voce “netto in busta”.

Ora veniamo a conoscenza attraverso le testate giornalistiche locali, che la società ha chiesto la risoluzione del contratto, finendo in tribunale, non nascondiamo il nostro sconcerto e la nostra paura, soprattutto perché, non viene mai menzionata o portata l’attenzione sul punto più importante, i dipendenti.

Persone, non numeri.

Persone le quali a casa hanno figli (anche più di uno) ai quali fanno molta fatica a spiegare  il perché, da così tanto tempo non vanno più a lavorare.

Ribadiamo poi, come non citare tutte le altre realtà operanti all’interno della struttura che vedono a rischio estremo il proseguimento della propria attività.

A livello nazionale si parla di una riapertura delle sale cinematografiche italiane a metà Gennaio, San Benedetto è ferma al palo, mentre ricordiamo che la maggior parte delle realtà cinematografiche nazionali ma anche locali nelle Marche, si sono organizzate, rimettendo in funzione le proprie strutture al pubblico in maniera sicura non appena lo si è potuto fare ed al momento sono ferme solo per il Decreto Covid.

Vorremmo chiudere con una riflessione.

Se invece di trincerarsi in aule di tribunale, si trovasse, come ad oggi non si è trovato, un tavolo meno bellicoso dove poter dialogare.

Se tutte le anime commerciali, turistiche, commerciali ed amministrative del territorio contribuissero, come non si è colpevolmente fatto, al completamento del progetto Palariviera

Forse questa struttura, con un immenso valore potenziale ed aspettative inespresse, non sarebbe così incomprensibilmente accantonata ed incompiuta. 

Forse non parleremmo di una Cattedrale nel deserto, ma del cuore pulsante  della vita economica e culturale del Piceno.

Forse noi dipendenti non ci ritroveremmo a pagare il prezzo più alto di tutta questa triste storia. A questo punto però, di certo non rimarremo diligenti spettatori, in rigoroso silenzio.

Chiederemo nelle sedi competenti di tutelarci e di non dover pagare, noi e le nostre famiglie, vittime di una situazione non dipesa sicuramente da noi.