SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Filippo La Porta, uno dei maggiori saggisti e critici letterari contemporanei, non ha mai nascosto il suo affetto incondizionato per la Riviera delle Palme e il suo legame speciale con il Piceno, in cui veniva sin dall’infanzia. Ecco così che nella rivista “Borghi Magazine” La Porta ha dedicato un articolo a questa porzione marina del Piceno: “La Riviera delle Palme e le sue perdute voci” è il titolo.
“Come in certi fi lm di Steven Spielberg cominciamo con una vertiginosa zoomata e dal cielo azzurro sopra
l’Adriatico caliamoci in picchiata sullo stemma rosso-blu del Comune di San Benedetto del Tronto“: così inizia l’articolo di La Porta.
Un viaggio tra San Benedetto, Grottammare e Cupra Marittima, con foto anche di Offida, che ci ricorda d’altronde quanto ci disse La Porta in una recente intervista: “Il paesaggio marchigiano è il paesaggio italiano”.
E ora che è tornato a parlare dei nostri luoghi, Filippo La Porta questo stupore sembra risvegliarlo in noi lettori che, nel leggere le sue parole, ci meravigliamo, o forse nemmeno tanto, di quanta bellezza la nostra terra riesca a dischiudere all’occhio di un attento e appassionato visitatore come La Porta: Il “sontuoso, interminabile lungomare”, “la spiaggia” “finissima e senza ghiaia”, “il mare” dal “fondale basso, privo di avvallamenti”, le “oltre diecimila” palme della nostra riviera che “con San Benedetto del Tronto comincia” “e comprende altre due località, Grottammare e Cupra Marittima, e più recentemente alcune cittadine dell’immediato entroterra collinare, gioielli architettonici come Offida, Monteprandone, Acquaviva Picena e Ripatransone”.
È proprio a quel paesaggio che Filippo La Porta sembra alludere nuovamente quando scrive: “è un paesaggio mite e sognante, dolcissimo e pulito, di bellezza discreta, solo un po’ appartata, nonostante i fasti vacanzieri di stagioni passate”. Una bellezza elegante, ma mai sfarzosa, che si lascia scoprire a poco a poco, come quella del lungomare di Grottammare, “agghindato con gusto, come raccolto entro un plastico da custodire in una teca”, o come quella di Marano, “il borgo antico” di Cupra Marittima, che “si è ritirato in alto”.
Un andamento, quello dell’articolo di La Porta, insieme piano e ondulato, come le nostre strette vallate e le nostre spiagge insidiate subito dalle colline.
Una provincia a misura d’uomo la nostra, dove il silenzio delle “perdute voci che misteriosamente chiamano dal fondo marino”, di cui La Porta parla citando il grande poeta americano Ferlinghetti, che ebbe l’occasione di visitare Grottammare a causa di un guasto al treno su cui viaggiava, domina un paesaggio in cui natura, bellezze artistiche e presenza umana si sono fuse armonicamente, continuando per secoli a trasmettere quel senso di misura e, appunto, di “moderazione” che è, paradossalmente, proprio l’aspetto più appariscente di questi luoghi dall’”origine mitica” e dalla “bellezza riposta” in cui, come in un’antica leggenda, mare e monti convivono, amandosi segretamente.
Ci sono poi anche i riferimenti allo scultore grottammarese Pericle Fazzini, ammirato da Jacqueline Kennedy, al monumento Lavorare lavorare di Ugo Nespolo al Cinema Margherita a Cupra. Qui il Pdf dell’articolo Riviera delle palme
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