SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Meno afflusso di gente, soprattutto dopo le 18, quando sono ormai chiusi diversi esercizi commerciali come bar e ristoranti, sospesi gli eventi, che erano ripartiti dall’estate fino a settembre, ma qualche segnale positivo da parte di quella fetta di pubblico che comunque continua a leggere e a richiedere libri, o per lo meno informazioni e consigli”.

Questi sono i dati più evidenti che emergono da una seconda tornata di interviste con i titolari di alcune altre librerie della costa e dell’entroterra del Piceno.

“Avevamo sospeso eventi e presentazioni durante il primo lockdown – ha dichiarato Daniele De Angelis della libreria Prosperi di Ascoli – ma avevamo ripreso un po’ durante l’estate. Dal mese di ottobre, però, ci siamo dovuti rifermare. Per quanto riguardo l’afflusso di clienti, l’andamento è altalenante, dipende dai giorni, così ora ci siamo dirottati soprattutto sulle vendite on line attraverso la piattaforma Bookdealer. Purtroppo si naviga a vista”.

Situazione analoga per il bar-libreria Nadir di San Benedetto, che aveva aperto il 14 luglio dopo il lock down anche come bar e negozio di dischi: “Ho riaperto in questi giorni e sto aprendo per tre o quattro ore nel pomeriggio solo come libreria e negozio di dischi perché, se dovessimo entrare in zona rossa, spero almeno di lavorare come libreria – ha affermato il titolare Valerio Prosperi – Avevo dei sospesi con dei clienti e soprattutto non vorrei dare la sensazione di stasi totale dopo un periodo in cui, pur con le dovute precauzioni del caso, organizzavamo eventi e concerti perché la gente aveva voglia di uscire e di partecipare a iniziative culturali. Cerchiamo, però, di cogliere qualche segnale positivo che ci sta arrivando” ha concluso fiduciosamente.

Più ampio il discorso del titolare del Punto Einaudi di San Benedetto, Antonio Liturri, che ha focalizzato l’attenzione sul ruolo sociale e culturale svolto dalle librerie: “Le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid19 hanno ovviamente influito negativamente sul nostro lavoro – ha spiegato – L’errore più grande che è stato fatto è quello di aver messo le librerie sullo stesso piano di altre attività commerciali a cui il lavoro svolto dai librai non può essere paragonato sia perché la clientela delle librerie è più ristretta, sia perché i prezzi sono imposti e il margine di guadagno molto più ridotto, sia perché la libreria offre un servizio pubblico, è un luogo di sensibilizzazione alla cultura e svolge una funzione sociale”.

Qualche segnale positivo, però, per fortuna c’è: “Pur mancando la presenza fisica dei clienti, che facilita l’acquisto – ha ammesso Liturri – dall’inizio del lockdown di marzo ad oggi è stata costante, o addirittura in aumento, la richiesta telefonica di libri e di consigli di lettura”.

Liturri, infine, ha ricordato un’importante iniziativa da parte dello Stato che, a suo avviso, dovrebbe ripetersi: “All’inizio dell’autunno lo Stato ha dato alle biblioteche pubbliche dei fondi per l’acquisto di libri aiutando, così, anche le librerie. Questo provvedimento dovrebbe essere strutturato in modo più ampio e articolato e non rimanere soltanto un aiuto estemporaneo, diventando così un ulteriore supporto per gli operatori culturali”.

Un augurio a tutte le librerie di tornare al più presto a lavorare a pieno ritmo.