SAN BENEDETTO – Dicono bene da Ascoli, esattamente da Andrea Maria Antonini, che non si parlerà più di un nuovo ospedale di Primo Livello a Spinetoli. E nemmeno a San Benedetto o Monteprandone, fino a prova contraria.

Praticamente il sindaco Fioravanti, l’assessore regionale Castelli, Antonini (appunto la regia politica ascolana) hanno raggiunto il loro vero obiettivo: da adesso in poi il “Mazzoni” è ufficialmente 0spedale di Primo livello a tutti gli effetti (cosa che il Primo cittadino ha ripetuto continuamente) e sul “Madonna del Soccorso” verrà completata perché in atto (magari con qualche regalino, come per esempio il tribunale poi tolto) l’opera di ridimensionamento (‘distruzione’ forse è meglio) iniziata cinque lustri fa.

Mentre Ascoli ha fatto… i fatti, i politici sambenedettesi stanno ora chiedendo  l’elemosina di dividersi gli ammalati di Covid 19. Una magra, magrissima consolazione, rispetto a quanto dicevano un anno fa e cioè che San Benedetto, per Legge, aveva diritto ad un ospedale di Primo Livello perché il suo bacino era nettamente superiore a quello di Ascoli Piceno. I nostri archivi sono pieni di dichiarazioni al riguardo.

È l’ennesimo chiaro segnale della maggiore bravura ed intelligenza della politica ascolana. Con la cigliegina sulla torta di aver sfruttato le recenti elezioni regionali per addolcire anche una voce ‘forte’ sui diritti della costa. Ogni riferimento a Giorgio De Vecchis non è puramente casuale.

E adesso o si rompono gli argini chiedendo un secondo ospedale di Primo Livello nei paraggi della riviera picena (la vedo dura se non impossibile) o si accetta l’ennesima sconfitta da parte dell’egemonica città delle Cento Torri. Eppure la classe medica in generale era favorevole ad una struttura ospedaliera nuova e di livello nella zona mediana del territorio piceno. Non ha contato nulla e la cosa è abbastanza grave.

Accettare le sconfitte è un pregio ma pensare a come vincere altre ‘battaglie’ è un dovere, nella speranza di non continuare a perdere.

Riguarda la necessità di fondere più comuni possibili della nostra costa e delle colline adiacenti.

Se i nostri politici (finora politicanti e basta) ‘apriranno’ il cervello e iniziassero a pensare seriamente ad una Città Grande (PICENIA ad esempio), anche stavolta da Ascoli (capire perché è semplicissimo) proveranno a bocciare l’iniziativa. Come sempre, senza dirlo o farlo,  ma facendo protestare i sambenedettesi, magari “suggerendo” la costituzione di un altro comitato così denominato: “No alla fusione tra comuni ad est del Piceno”. Non sono pochi gli accostamenti con il caso ospedale e con il comitato… a salve: “Salviamo il ‘Madonna del Soccorso”. A proposito mi viene in mente il detto di chi “tira il sasso e nasconde la mano“.

Sambenedettesi, se vi fate fregare anche stavolta e non approfittate dell’occasione che la Legge Nazionale sulle Fusioni offre, significa che vi considerate semplice periferia del capoluogo ascolano e che accettate di avere un complesso di inferiorità. Altro che co-provincia per via del maggior numero di abitanti. La quantità non basta quando la qualità è inferiore.

Tanto sarà se le prossime elezioni sambenedettesi non porteranno al governo della città personaggi almeno a livello di quelli ascolani. Se così non sarà si potrà ben dire che: la frittata è bella che fatta.