SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Far tornare l’ospedale Madonna del Soccorso di nuovo “ospedale Covid-19” e spostare l’attività del nosocomio di San Benedetto ad Ascoli, come avvenuto durante la prima ondata del coronavirus.

Questo è quando sostiene l’attuale consigliere regionale del Partito Democratico Anna Casini, con una aggiunta: “Non si perda tempo“.

Se le dispute tra parti politiche qui poco interessano, è interessante invece capire se chi lancia appelli per una seconda chiusura dell’ospedale sambenedettese nel periodo in cui ha avuto incarichi nel governo regionale (Casini è stata vicepresidente fino allo scorso mese di settembre) si sia adoperata per evitare che un simile scenario si ripetesse.

Siamo sicuri che l’esponente ascolana del Partito Democratico abbia dalla sua consistenti documentazioni – parliamo di delibere di giunta, di consiglio, ordinanze, determine – che comprovino il suo sforzo in tal senso e i risultati. Documentazioni da non confondere con chiacchiericcio e post social.

Chiediamo ad Anna Casini:

a) Quali sono stati gli investimenti nella Regione Marche riguardo gli ospedali di San Benedetto e Ascoli (in dettaglio per ciascuno) in termini di nuove assunzioni in previsione dell’attesa “Seconda Onda“?

b) Quali sono stati gli investimenti per aumentare il numero di posti in terapia intensiva o semi-intensiva all’ospedale ?

c) Quali sono stati gli investimenti per creare dei percorsi sicuri e isolati per pazienti con Covid-19 negli ospedali di San Benedetto e Ascoli, in modo che l’attività ospedaliera risenta il meno possibile di questa emergenza e non si arrivasse a paventarne una seconda chiusura?

d) Quali sono stati gli investimenti nel settore dei materiali necessari per realizzare tamponi in tempo utile e rapido e nel personale adibito a ciò (sempre per San Benedetto e Ascoli)?

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FIERA ASTRONAVE HOSPITAL La riapertura del Fiera Covid Hospital di Civitanova – riapertura parziale, ospitando al momento 14 ricoverati sugli 84 massimi – in questi ultimi giorni ha fatto sorridere molti esponenti dell’ex amministrazione Ceriscioli (e non solo), dimenticando che da parte dell’attuale maggioranza di centrodestra non arrivarono critiche di sorta e, anzi, ci furono dei plausi quando l’opera venne affidata a Guido Bertolaso.

Molta rabbia dei sambenedettesi che si vedono minacciati di una nuova chiusura dell’ospedale deriva proprio dall’eccesso di propaganda legato a quell’opera: i marchigiani furono convinti che il FH avrebbe contenuto i malati Covid-19 della “Seconda Onda”, dimenticando, tra le altre cose, che i posti letto sono 84 (e già ieri i ricoverati sono 384).

Vale la pena leggere quello che si scriveva lo scorso mese di aprile, con assenza di risposta di Anna Casini.

84 posti per reggere la seconda onda e centinaia di ricoverati?“, titolavamo il 23 aprile.

Scrivevamo che il giorno di picco dei ricoverati per Covid-19, nello scorso mese marzo, fu di 1153 di cui 166 in terapia intensiva: “Ma come può un’Astronave da 84 posti (per intensiva e semi-intensiva, 42 più 42) garantire l’intero sistema sanitario regionale in caso di un ritorno dell’epidemia dopo l’allentamento del lockdown? Ma se dovessimo avere dunque una “seconda onda” di modeste proporzioni, poniamo con 400 ricoverati (quelli che ci sono attualmente ad inizio novembre, ndr) nel momento di picco (un terzo di quanto avvenuto a marzo), cosa accadrebbe? L’Astronave Bertolaso Hospital ne potrebbe ospitare 84. Resterebbero altri 316 pazienti da collocare“.

Qualche giorno dopo il nostro articolo la Regione Marche definì il Piano di Azione in caso di recrudescenza dell’epidemia.

Covid, il Piano delle Marche per la seconda onda. DOCUMENTO Ecco gli ospedali che serviranno

La strategia in caso di aumento dei contagiati era, ci si perdoni il termine, “a cipolla“: dopo il Fiera Covid Hospital bisognava occupare gli spazi negli ospedali che hanno al loro interno unità operative per Malattie Infettive, ovvero Torrette, Fermo e Pesaro Marche Nord.

Ma cosa si è previsto nel caso il Marche Covid Hospital di Civitanova esaurisse i suoi 84 posti (e siamo solo a 14…) e poi Torrette, Pesaro e Fermo terminessero le loro disponibilità?

Scrivevamo: “Ecco subentrare gli attuali ospedali marchigiani “Covid”: quello di San Benedetto per l’Area Vasta 5 (e sezione distaccata ex malattie infettive ad Ascoli), Camerino e Civitanova per l’Area Vasta 3 (e sezione distaccata a Macerata), Senigallia/Jesi per l’Area Vasta 2“.

E quindi una ulteriore domanda, senza perdere tempo, ad Anna Casini:

“Sono stati rivisti gli Accordi in essere col privato accreditato per l’accoglienza di pazienti Covid positivi e/o negativi?”.

In ultimo, una curiosità. Esiste una giustificazione razionale per cui debba essere chiuso l’ospedale di San Benedetto e non quello di Ascoli oppure è una scelta soggettiva?

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