di Elvira Apone

ASCOLI PICENO – Grande schermo al buio. L’emergenza Covid-19 impone nuovamente la chiusura delle sale cinematografiche (oltre a teatri, eventi culturali, ristoranti e molto altro). Abbiamo quindi chiesto a Caterina Di Girolami del Cinema Margherita di Cupra Marittima e Ina Kumino del Cinema Piceno di Ascoli un parere circa la decisione del governo e le prospettive che si avranno per il settore nei mesi, e anni, a venire.

“Non nego di essere dispiaciuta e disorientata” ha affermato Caterina Di Girolami del cinema Margherita di Cupra Marittima, “anche perché, in base a uno studio a livello mondiale, è stato accertato che nei cinema e nei teatri non c’è mai stato alcun contagio. Era inevitabile, però, che ci sarebbero state delle categorie penalizzate, e hanno scelto noi”. Senza troppe lamentele esprime il proprio punto di vista Caterina Di Girolami, che, d’altro canto, non nasconde di aver avuto un importante sostegno da parte dello Stato, da cui non si è mai sentita abbandonata in questa situazione difficile.

“Molti cinema hanno ricevuto un sostegno economico persino maggiore di quello che avrebbero ricavato dagli incassi se fossero stati aperti” ha sottolineato, “o comunque, come nel mio caso, sufficiente almeno a coprire le spese fisse per non avere rimesse”. Il vero problema, infatti, non sta nella chiusura delle sale cinematografiche, ma piuttosto nel mondo che c’è dietro, fatto di tante altre persone che lavorano alla produzione e alla distribuzione di film che potrebbero non essere mai proiettati.

“Ho paura di ciò che succederà dopo” ha confessato la Di Girolami. “Temo di perdere quel tessuto sociale legato all’arte del cinema, il nostro zoccolo duro che, abituato ad andare al cinema, potrebbe decidere di non andarci più, perché il cinema è rito, incontro, evento. La mia paura più grande è quella di ritrovare il mondo cambiato”.

E poi il suo sincero e appassionato invito agli spettatori a continuare ad amare il cinema: “La gente deve sentire che se non andrà più al cinema, il cinema morirà, e questo non deve accadere, soprattutto perché il cinema è il posto dove si può avere una finestra sul mondo”.

Toni pacati anche da parte di Ina Komino del cinema Piceno, che si è detta anche lei dispiaciuta per la chiusura, ma, al tempo stesso, disposta ad accettare questo nuovo sacrificio, se dovrà servire alla tutela della salute pubblica.

“Non voglio fare nessuna polemica” ha detto, “avevamo riaperto per tre settimane dopo la prima lunga chiusura e il nostro pubblico era tornato volentieri in sala, vivendo con tranquillità questa esperienza. Ora non possiamo fare altro che aspettare gli aiuti economici che lo Stato ci ha promesso entro la fine dell’anno e, ovviamente, la riapertura”.

Piena fiducia, da parte sua, nel pubblico che frequenta la sala: “Se i clienti sono tornati dopo la prima chiusura, torneranno di nuovo”, ha affermato, e ha anche precisato: “La situazione è difficile per tutti e il settore più penalizzato dalla pandemia è proprio quello della cultura, ma sappiamo che la cultura, purtroppo, aveva delle fragilità anche prima”.

Speriamo, quindi, che questa nuova chiusura sia breve e più indolore possibile e che certe buone abitudini, come quella di andare al cinema e a teatro, non muoiano mai.